In una giornata piena di sole monsignor Antonello Mura ha fatto il suo ingresso come nuovo Vescovo della diocesi di Nuoro. Accompagnato dai fedeli dell’Ogliastra, diocesi di cui resta Amministratore apostolico, e accolto dalla comunità nuorese ha voluto subito fugare ogni dubbio circa il proprio impegno nell’accogliere «pienamente» il compito affidatogli da papa Francesco: «Oggi inizia una stagione inedita e un cammino nuovo per me e per voi. Due diocesi, un unico pastore. Una sfida tanto suggestiva, quanto impegnativa – ha detto -. Eviterò l’errore di pensare che si tratti di una situazione provvisoria, e cercherò di non correre il rischio di ascoltare e di dialogare con uno sguardo ridotto, svilendo parole, impegni e prospettive che hanno invece bisogno di sguardi e orizzonti liberi da ogni pregiudiziale, ecclesiale e umana. Non sarò quindi un vescovo a metà, né metà vescovo sarà presente e operante in una o nell’altra diocesi – ha sottolineato -, ma tenendo conto dell’ovvia impossibilità della presenza contemporanea in luoghi diversi, prometto di vivere con intensità e gioia ogni servizio, impegnandomi a promuovere nuove energie presbiterali, religiose e laicali».
Prima di arrivare nella Cattedrale dedicata a Santa Maria della Neve, monsignor Mura ha mosso i primi passi in terra nuorese visitando tre luoghi simbolo, il monastero Mater Salvatoris delle Carmelitane scalze, il Carcere di Badu ‘e Carros e l’ospedale San Francesco. Il senso di questa scelta, di per sé significativa e simbolica, acquista quasi la valenza di un vero e proprio programma pastorale de letta alla luce del brano evangelico domenicale da cui si è dipanata la riflessione nell’omelia: «A avrei voluto sostare anche in qualche piazza, dove le persone si ritrovano, alcune lontane non solo fisicamente dalle nostre celebrazioni e riti; luoghi dove la gente passa del tempo, discute, talvolta si perde. Oggi però sarebbe stata forse percepita più come un’esibizione, che una vicinanza… Lo farò in altre occasioni, per imparare sempre daccapo a guardare tutto e tutti con gli occhi e le premure del pastore, che non sopporta che qualcuno si smarrisca, venga dimenticato o sia escluso». Come infatti non ci si può accontentare di essere 99 ma occorre impegnarsi per recuperare chi è assente e così vivere una gioia piena, allo stesso modo la Chiesa per cui lottare insieme è quella che si dimostra «bisognosa di chi è lontano, bisognosa del mondo che le sta attorno, a cui andare incontro con simpatia, con fiducia, perché la nostra gioia si arricchisca di ciò che ci manca».
Sin qui le parole di una celebrazione, sobria e solenne, scandita da momenti via via più intensi. Dall’accoglienza sul sagrato da parte del Capitolo della Cattedrale e delle autorità civili all’ingresso in chiesa, sempre tra due ali di folla, alla sosta silenziosa davanti al Tabernacolo. E ancora, dopo il saluto da parte del Collegio dei consultori e del Consiglio pastorale diocesano, la lettura della Lettera apostolica di nomina, il passaggio del pastorale dalle mani del Vescovo emerito monsignor Mosè Marcia fino a quando il nuovo Pastore è salito alla Cattedra per dare inizio al suo ministero. Accanto a monsignor Mura gli emeriti Marcia e monsignor Pietro Meloni, l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, il Vescovo di Alghero-Bosa – sua diocesi di origine – Mauro Maria Morfino e quello di Tempio Sebastiano Sanguinetti ma soprattutto quel Popolo di Dio senza il quale il Vescovo non è tale. Due diocesi sorelle, una sola comunità cristiana. (fra. co.)
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