Settimana sociale dei cattolici, primo bilancio

Cala il sipario sulla 48ª Settimana sociale. Il sole di Cagliari non abbandona mai l’evento, e anche questo è un segno. I volti dei partecipanti sono sorridenti: si è costruita una rete che fa sentire ciascuno non solo connesso, ma in comunione. È esperienza di Chiesa… I lavori dell’ultima mattinata tastano il polso dell’assemblea: alcune voci significative raccontano questi giorni. Parole come talenti, generativi, relazioni, creatività, intraprendenza… si sono rincorse di continuo.
Prosegue poi il dialogo con le istituzioni. Dopo il governo italiano, è la volta dell’Europa, con la presenza in sala di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Le proposte della Settimana sociale si riconducono a tre: l’armonizzazione fiscale con il superamento dei «paradisi» interni all’Europa, la necessità di investimenti strutturali per sostenere il lavoro, l’integrazione nello Statuto della Banca Centrale europea del parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione come riferimento per le scelte di politica economica. Si è scesi nel tecnico, ma l’esigenza di concretezza non può che confluire in proposte puntuali. Non a caso la risposta di Tajani è stata positiva e di gratitudine: l’attività del Parlamento europeo non può che riconoscere il valore sociale dell’impresa.
La conclusione tocca al presidente del Comitato scientifico e vescovo di Taranto: mons. Filippo Santoro.
Il momento più sentito è la richiesta di un minuto di silenzio per le vittime del lavoro.
Il lavoro è vita: lacerano il cuore storie drammatiche come quella di Stefano Arcuri, che ha perso la moglie, vittima del caporalato. Il lavoro giusto chiede una conversione culturale, che comprende la volontà di fare spazio alla festa. La domenica è un punto fermo, se si vuole evitare che il lavoro si trasformi in idolo. Ma occorre anche aprire gli occhi sulle molteplici buone pratiche disseminate sui territori italiani.
A Cagliari si apre un cantiere per la Chiesa. La sinodalità valorizza le persone. Le tappe della denuncia, dell’ascolto, del racconto delle buone pratiche e l’attivazione di proposte possono diventare uno stile di lavoro nelle diocesi.
Cosa fare, dunque? L’impegno deve muoversi su più fronti: dal rilancio del Progetto Policoro all’aggiornamento dei Carcatori di LavOro, dalla valorizzazione del patrimonio dell’insegnamento sociale della Chiesa all’esigenza che ogni diocesi italiana organizzi un gruppo di cattolici motivati a dare impulso alla pastorale sociale e del lavoro. “La vita delle nostre comunità – ha esortato mons. Santoro – non può limitarsi alla catechesi, liturgia, processioni e benedizioni”!
La pastorale sociale ritrovi i giusti spazi e piena dignità nelle comunità cristiane. Da figlia di un dio minore, diventi la cartina di tornasole della passione formativa e caritativa. È Vangelo che si fa carne.

 

© Agenzia Sir

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