I più piccoli ricorderanno le bandierine, bianche e gialle, e tutta quella gente festante per le strade al passaggio di una strana automobile bianca con i vetri alti. I più grandi ricorderanno magari di avere indossato l’abito buono, tanti – soprattutto dai paesi – vennero con il costume tradizionale. Nuoro non aveva mai visto nulla di simile, neppure la più riuscita festa del Redentore aveva raccolto tanti fedeli. Correva l’anno 1985 – anno di svolta per la Chiesa italiana che ad aprile aveva celebrato a Loreto il suo Convegno – quando Papa Giovanni Paolo II venne a Nuoro, era di ottobre, sabato 19. Una giornata piena di sole.
Primo appuntamento in Cattedrale con gli operatori della pastorale. Lo saluta il Vescovo monsignor Melis presentando al Papa la chiesa diocesana, i consacrati, gli operatori pastorali, le associazioni e i movimenti. “Sacerdoti e laici – afferma Melis – seguendo le indicazioni conciliari, lavorano insieme nei vari settori della pastorale diocesana e parrocchiale”, lodando poi gli strumenti della comunicazione, L’Ortobene con i suoi novemila abbonati e Radio Barbagia. Il Vescovo fa cenno poi all’intenzione di convocare un Sinodo diocesano per “dare a tutti un nuovo slancio apostolico, per una pastorale che sia riguardosa delle tradizioni ma anche molto aperta alle attuali necessità della nostra gente”. Il Papa loda le recenti celebrazioni del bicentenario della diocesi e il piano pastorale diocesano fondato sulle tre consegne: “Evangelizzare Santificare Testimoniare”. «Non basta evangelizzare. Occorre santificare. Occorre essere strumenti e canali della grazia per la salvezza del mondo – afferma il Papa. E ciò non è compito soltanto del ministero sacerdotale, che trasmette la grazia alle anime mediante l’amministrazione dei sacramenti; ma ogni battezzato, ogni cresimato deve sentirsi, in quanto evangelizzatore e testimone, uno strumento dello Spirito Santo per la salvezza dei fratelli». Quanto alla catechesi, con parole più che mai attuali, dice Giovanni Paolo: «Di fronte all’enorme e multiforme quantità di messaggi che vengono proposti agli uomini d’oggi dai grandi mezzi della comunicazione sociale, è più che mai necessario presentare alle anime, in modo ordinato e sistematico, un cammino di fede che consenta loro di approfondire sempre meglio le verità essenziali del messaggio evangelico, e acquisire così quel discernimento soprannaturale che permette di orientarsi con sicurezza sulla via della salvezza». L’evangelizzazione – ricorda ancora il Papa – si fonda su due fattoi, uno umano che è la trasmissione della verità da credere insieme a un principio divino: l’azione dello Spirito nelle anime degli evangelizzandi. Il successo non è comunque assicurato, «il compito dell’evangelizzazione è a volte crocifiggente, spesso fa sperimentare l’amarezza dell’ingratitudine umana. Ma all’evangelizzatore deve bastare, quaggiù, servire Cristo e servire le anime. L’opera evangelizzatrice è inseparabile da questa partecipazione alla Croce del Salvatore. Anzi, in un certo senso, è questa partecipazione che svolge il ruolo più importante – concludeva. La Beata Gabriella Sagheddu, vostra condiocesana, ha predicato più con l’offerta di se stessa, che con la sublimità della parola, che pure è utile e necessaria. Ed è stata una grande, convincente predicatrice. Anche la Serva di Dio Antonia Mesina ci ha lasciato un grande messaggio, firmato col sangue. Ricordiamo e invochiamo questi grandi annunciatori della Parola di Dio».
Allo stadio Quadrivio c’è tutta la città e tutti i paesi d’intorno, un grande striscione posto sopra la gradinata recita: “Salvati e riconciliati da Cristo: testimoni di pace per costruire la civiltà dell’amore“, tema dell’incontro. Il Vescovo Melis rivolge al Papa un saluto a nome di tutta la diocesi nella “giornata più bella fra le giornate vissute dalla nostra Chiesa”. Melis presenta le molte luci e non poche ombre fra le quali la chiesa particolare va faticosamente avanti. Splendono le figure che hanno fatto di Nuoro l’Atene sarda, splendono in particolare la Beata Maria Gabriella e la Serva di Dio Antonia Mesina, insieme alla devozione, specialmente mariana, delle comunità. Non mancano le ombre, prima fra tutte la violenza, in particolare omicidi e sequestri – dice il Vescovo ricordando la prigionia di Gigino Devoto -, e ancora la disoccupazione specie giovanile, la disaffezione alla pratica attiva della fede, una mentalità diffusa impregnata di materialismo e permissivismo che oscura la dimensione del rapporto con Dio. Sembrano parole d’oggi, sembra che nulla sia cambiato.
Seguono le testimonianze di un pastore, Pietro Mariani, e della giovane di Azione Cattolica Franca Corda, poi Eva Cannas con la sua straordinaria e memorabile testimonianza di perdono.
Prende infine la parola Giovanni Paolo II. «Vorrei – dice – conoscere meglio la vostra lingua sarda per potermi sintonizzare anche verbalmente con le vostre voci, e invocare da Dio con tutta la passione dell’animo il dono di quella civiltà dell’amore, di cui il mondo sente oggi l’urgente bisogno». Leva poi forte la voce perché Gigino Devoto sia restituito vivo e incolume all’ffetto dei suoi cari. È necessario – afferma il Papa – «che ciascuno si impegni a testimoniare tangibilmente che le forze dell’amore sono tra voi più gagliarde di quelle che all’amore si oppongono».
«Carissimi fratelli e sorelle – prosegue -, anche se l’uomo è sempre tentato a fare di se stesso l’unico centro di ogni interesse e di ogni legge, noi non vogliamo consentire per questo che egli divenga e rimanga egoista, fragile, feroce. La comunità credente deve sentirsi impegnata a colmare la povertà di certi costumi sociali con la ricchezza della verità che viene da Dio, e con la forza dell’amore, che lo Spirito di Dio diffonde nel cuore dei credenti (cf. Rm 5, 5). Il peso negativo della cultura della violenza si vince con la forza della carità, con la tenace e costante proposta della civiltà dell’amore.
Abbiate quindi fiducia, miei cari – conclude -, perché questa è la strada di Cristo, la via già percorsa da lui. Essa è anche la via che sta nel più profondo desiderio del cuore di ogni uomo».
Il Papa deve volare a Sassari. Tutti ricorderanno e rivedranno ora se stessi con il naso all’insù, l’inconfondibile suono dell’elicottero che si leva in volo e lascia la città passando per l’Ortobene.
Giovanni Paolo II è tornato a Nuoro, le sue reliquie di Beato sono state recentemente in diocesi: ma di quella visita non riportiamo discorsi, le parole di quei giorni sono scritte nei cuori. Un dialogo ininterrotto con chi, domenica 27 aprile, sarà proclamato Santo. Insieme con lui Giovanni XXIII. A loro una preghiera anche per la nostra diocesi.
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