Dello Spirito Santo ne parliamo, lo invochiamo e certamente non ci sfuggono le conoscenze apprese dal catechismo o da una formazione teologica.Altra cosa però è farne esperienza consapevole, sentirlo vivente nella nostra vita e, contemporaneamente, sentirlo operoso nella vita del mondo. La fede cattolica ci ricorda che lo Spirito Santo è la Terza Persona della Santissima Trinità, con le altre due Persone di Dio Padre e di Dio Figlio. Mentre però dire Padre o Figlio ci consente immediatamente di avere riferimenti esperienziali, dire Spirito sembra orientarci ad immagini astratte, perfino anonime. La Parola di Dio in realtà suggerisce verbi ben precisi: lo Spirito ispira, parla, conduce… e Gesù stesso gli affida un compito fondamentale, quello di Paraclito, cioè di aiutante, soccorritore, consolatore, avvocato, difensore.
Ci conforta pensare che gli stessi discepoli hanno faticato non poco a comprendere non solo chi era veramente Gesù ma anche come agisce il suo Spirito. Quest’ultimo, infatti, ha una personalità che, pur avendo il compito di promuovere la missione del Figlio e la paternità del Padre, si muove sempre dietro le quinte, quasi con discrezione. E siccome ieri i discepoli, e oggi anche noi, non siamo eroi né (speriamo) fanatici credenti, ci sarà sempre bisogno di crescere nella fede imparando ad avere i piedi radicati per terra e la testa ben piantata sul collo. Solo così – ieri e oggi – possiamo scoprire che quel Maestro da seguire, che facilmente abbandoniamo, dopo la risurrezione cammina invece con noi spiegando nuovamente e con pazienza le Scritture e portandoci a riconoscerlo nello spezzare del pane. La vita secondo lo Spirito è possibile perché Cristo Risorto «ci insegnerà ogni cosa, ci ricorderà quello che vi ho detto» (Cf. Gv 14,26), cioè ci accompagnerà, ci convincerà, ci strapperà dal peccato. Forse il peggior peccato è non rapportarci allo Spirito come a una persona, che vive in mezzo a noi. Lo consideriamo lontano, sfuggente, irreale.
Invece lo Spirito desidera, con la sua presenza, che ogni uomo e donna possa diventare luogo nel quale il nome di Dio e la sua gloria si rivelano. San Giovanni Paolo II, nella sua enciclica Dominum et Vivificantem,ha questa felice espressione: «Lo Spirito è non solo un dono alla persona ma è la Persona dono» (n. 22). Abbandonarci a questo dono, come fanno le corde dell’arpa alle dita di chi le muove, ci permette di vivere secondo lo Spirito, tenendo proteso l’orecchio alla voce del consolatore, del suggeritore perfetto, che ci istruisce e ci insegna ogni cosa. L’elogio migliore per ognuno di noi diventa: «Fa ogni cosa mosso dallo Spirito Santo». Spinto da questo dono per capire anche la storia umana e, grazie alla fede, coglierne in profondità l’azione di salvezza di Dio, che altri non vedono.
Siamo credenti, anche in questo tempo tormentato e folle, perché ci affidiamo, meglio ci abbandoniamo ai doni dello Spirito Santo, quelli elencati dal profeta Isaia: «Spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (11,2).
+ Antonello Mura