“Quanto ci vuole? Non so dirtelo, quanto ci vuole in bicicletta. Poche ore. Io sono stata a Nuoro molti anni fa, a cavallo. La strada è bella, e la città è bella, sí; l’aria è buona, la gente è buona. Là non ci sono febbri, come qui, e tutti possono lavorare e guadagnare.”
Grazia Deledda, Canne al vento, ed. Ilisso, 2005, p.54
Come arrivare
In autobus
Svariate linee ARST portano a Nùoro dai diversi centri dell’isola.
Inoltre è possibile prendere anche consultare le varie compagnie private, come Deplano , Redentours e Ranieri.
In auto
Da Cagliari, Sassari, Olbia e Oristano è possibile arrivare a Nùoro tramite la SS 131 d.c.n (diramazione centrale nuorese) Abbasanta-Nuoro-Olbia.
Nùoro è attraversata dalla Strada Statale 129, Trasversale Sarda, che attraversa l’isola da Orosei a Macomer, dove si innesta nella 131, l’arteria principale.
Nuoro, capoluogo della provincia omonima, è una cittadina di circa 35 mila abitanti situata nel cuore della Sardegna, a circa 554 metri sul livello del mare. L’abitato si estende su un altopiano granitico, ai piedi del monte Ortobene (955 metri s.l.m) e tra i colli Ugolio, Biscollai, Cucullio, Tanca Manna, Thigoloboe, Monte Gurtei e Sant’Onofrio. A ovest, la città si estende verso il pianoro di Corte.
Il nome di Nuoro deriva dal medievale Nuor, a sua volta derivante dal più antico Nugor. Secondo alcuni studiosi, Nugor potrebbe essere una parola di origine orientale, con il significato di “casa”, “luce” o “fuoco”. Secondo altri, invece, il toponimo Nùoro deriverebbe dalla radice paleosarda nur, da cui il termine nuraghe.
La città di Nuoro è nota per essere un importante centro culturale ed aver dato i natali ad alcuni dei più importanti artisti sardi-nuoresi.
Tra le sue attrazioni principali vi sono ben sei musei visitabili : il Museo Man, che ospita una collezione di arte moderna e contemporanea, il Museo Archeologico Giorgio Asproni, il Museo Grazia Deledda, nella casa natale della scrittrice premio Nobel, il Museo del Costume curato dall’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico) che raccoglie reperti provenienti dall’intera Sardegna, il Museo della Ceramica e lo Spazio Ilisso che ospita il Museo della scultura del 900 sardo; nel centro della città si trova anche il sito archeologico di Tanca Manna, al di sopra del quale si trova il Monastero delle Carmelitane Scalze progettato dall’architetto francese Savin Couelle, famoso per aver delineato l’originale architettura della Costa Smeralda.
Nuoro è anche una città vivace, con un’ampia offerta culturale e di intrattenimento ospitate sia in strutture esterne che nel teatro comunale. La città ospita numerosi festival e manifestazioni, tra cui uno degli appuntamenti più sentiti è la Festa del Redentore, che si svolge ogni anno intorno al 29 agosto con manifestazioni religiose e laiche.
Nuoro è una città affascinante, ricca di storia, cultura e tradizioni tuttora rappresentate nelle sublimi manifestazioni dell’artigianato e dell’arte culinaria. È una destinazione ideale per chi desidera conoscere la Sardegna più autentica.
Cenni storici
Le prime tracce di insediamenti umani nel territorio di Nuoro risalgono al IV-III millennio a.C., come testimoniano le domus de janas, le necropoli ipogeiche, la tomba dei giganti e il pozzo sacro. Nel quartiere di Su Nuraghe, in una delle zone più elevate della città di Nuoro, si trova appunto il complesso archeologico di Tanca Manna. Il complesso, che copre un’area di circa 7 ettari, è costituito da un nuraghe monotorre risalente alla Media Età del Bronzo e da un villaggio con caratteristiche della prima fase della civiltà nuragica.
La posizione del nuraghe e del villaggio è stata determinata dalla scelta di occupazione e controllo territoriale da parte delle popolazioni protostoriche dell’area nuorese. La presenza di simili tipologie nelle immediate vicinanze, come i nuraghi Tertilo, Ugolio, i ruderi di Monte Gurtei e Biscollai, conferma questa ipotesi.
Abitata, quindi, sin dall’epoca nuragica, a partire dal Medioevo Nuoro si sviluppò come centro amministrativo e religioso. Nel 1592 la città aveva una popolazione stimata di 1800 abitanti, nel 1601 venne eletto il primo síndaco, ossia il rappresentante legale dei vassalli, e nel 1613 fu istituito il tribunale dell’Inquisizione.
Il 21 luglio 1779, con la bolla papale “Eam inter caeteras” di papa Pio VI, la sede episcopale, precedentemente tolta da Galtellì nel 1138, fu ripristinata con il nome di “diocesi di Galtellì-Nuoro,” sottoposta all’arcidiocesi di Cagliari. Contestualmente, la residenza vescovile fu spostata da Galtellì a Nuoro.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Nuoro iniziò a svilupparsi come importante centro amministrativo. Nel 1807, sede del Tribunale di Prefettura, nel 1836 divenne città e nel 1848 divenne sede di Divisione Amministrativa e di Intendenza, diventando di fatto una terza provincia sarda, dopo Cagliari e Sassari.
Questo sviluppo fu dovuto, in parte, all’insediamento di funzionari piemontesi del Regno di Sardegna (istituito nel 1720) e commercianti continentali.
Questo periodo fu caratterizzato da un significativo cambiamento nella società nuorese.
Monumento storico di questo periodo è il Mulino Gallisay, realizzato nella seconda metà dell’800 e poi sopraelevato durante gli anni ’20 del 900, è la testimonianza dell’industria più prosperosa del capoluogo barbaricino. Il vecchio mulino, è stato costruito vicino alla casa natale del premio Nobel Grazia Deledda con le facciate prive di particolari articolazioni seguendo un carattere urbano, ritmate da ordinate aperture ad arco al piano terra e rettangolari ai piani alti, fino a quando negli anni ‘20 si aggiunsero tre piani riprendendo le linee architettoniche dell’edificio preesistente, e così arrivando a quasi 20 metri di altezza. Oltre all’attività principale che era la molitura (le persone giungevano al mulino anche da villaggi lontani da Nuoro) le attività all’interno del complesso erano diverse, tra le quali vi era anche un pastificio (probabilmente di paste almeno in parte tradizionali locali) e vi era anche una “fabbrica del ghiaccio”. Nel “Molino Gallisai” si produceva anche energia elettrica, distribuita poi per usi privati e altri usi. Da qui si attinse l’energia per la prima illuminazione elettrica pubblica a Nuoro nel 1915 (ricordata da Salvatore Satta ne “Il giorno del giudizio”).
Nel 1991 ci fu un incendio che causò il crollo parziale della struttura e un altro nel 2022 distrusse gran parte della memoria storica.
Oggi del Mulino ci restano i racconti, le testimonianze degli operai che ci lavorarono intorno agli anni sessanta del 900 e i reperti fotografici che ricordano e stimolano nuovi sogni per diversi progetti di valorizzazione di un luogo che nei primi anni del novecento ha portato i nuoresi a grande prosperità.
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"Il palpito del Molino gli dava un senso di commozione, quasi di sgomento:
gli pareva il battito d'un cuore, d'un cuore nuovo che ringiovaniva la vecchia terra selvaggia.
Là dentro a quel palpito batteva il sangue di Giacinto, ed Efix sentiva voglia di piangere pensando a lui.
Eccolo, gli sembra sempre di vederlo, alto, sereno, bianco di farina come una giovine pianta coperta di brina,
purificato dal lavoro e dal proposito del bene."Grazia Deledda, Canne al vento, ed. Ilisso, 2005, - pag 201
Moti de Su Connottu
Il 6 ottobre 1820, il Re di Sardegna dell’epoca, Vittorio Emanuele I°, emanò il famigerato “Editto delle chiudende”. Questa disposizione, presentata con l’intento di migliorare e rendere più produttive le attività agricole e di allevamento, mise in crisi l’uso degli “ademprivi”, fondi demaniali di uso comune, terreni rustici di varia estensione sui quali la popolazione poteva esercitare collettivamente il diritto di sfruttamento, ad esempio, per la legna, le ghiande e per il pascolo. L’editto pose termine a una millenaria “cultura economica” che aveva caratterizzato la vita e la convivenza del popolo sardo, consentendo così ai ricchi di accaparrarsi vaste porzioni di territorio. Successivamente, imposero il pagamento dei pascoli ai poveri pastori, generando diffuso malcontento che presto sfociò in violenza e disordini. Questa situazione fornì alle autorità il pretesto di “arrestare ed impiccare” senza regolare processo.
Successivamente, nel 1865, sotto il Regno d’Italia ( istituito nel 1861) venne approvata una legge che aboliva definitivamente l’istituto dell’ademprivio una forma di proprietà collettiva dei terreni, e imponeva una tassazione particolarmente onerosa sulle abitazioni. Questa legge fu fortemente contestata dalla popolazione nuorese, che si sentiva tradita dalle precedenti garanzie di vedere rispettate le tradizioni e le consuetudini sarde. Il 26 aprile 1868, al culmine della tensione, diverse centinaia di cittadini assaltarono l’allora palazzo del municipio di Nuoro, palazzo Martoni e diedero alle fiamme gli atti di compravendita dei terreni del demanio. Questo evento, noto come moti de su connottu, nome dato dal motto della rivolta che era “Torrammus a su Connottu!” (Torniamo al conosciuto cioè al vecchio sistema), rappresentò una grave crisi sociale con profonde ripercussioni sulla storia della Sardegna.
Ogni anno, in occasione di questo importante avvenimento, l’ associazione culturale “Paskedda Zau”, che prende il nome dalla donna che accese la protesta, ogni anno realizza eventi a scopo divulgativo sui fatti che coinvolsero la città di Nuoro.
Nuoro nel ‘900
Nel XX secolo, Nuoro divenne un importante centro culturale. In questo periodo, fu la patria di alcuni dei più importanti artisti sardi.
Tra questi, Giorgio Asproni, insieme a Francesco Cucca, Attilio Deffenu, Giovanni Antonio Sulas e Palazzi Gonario Pinna, hanno contribuito in modo significativo al panorama politico. Pietro Mastino e Antonio Mura hanno lasciato un impatto indelebile nel medesimo campo. Antonio Ballero ha distintamente marcato la sua carriera come giornalista, mentre Salvatore Cambosu si è distinto come scrittore e letterato. Leopoldo Carta ha donato la sua poesia alla cultura locale, mentre Raffaele Ciceri ha immortalato la realtà attraverso l’obiettivo della sua fotocamera. Francesco Ciusa, noto scultore, e Giovanni Ciusa Romagna, rinomato pittore, hanno entrambi arricchito il mondo dell’arte. Francesco Congiu Pes ha lasciato la sua impronta nel campo della pittura. Nicolina Deledda, insieme a sua sorella Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, ha contribuito significativamente come scrittrice. Mario Delitala è stato un artista dalle molteplici sfaccettature. Pasquale Dessana ha incantato con la sua scrittura, e Salvatore Fancello Priamo ha svolto un ruolo rilevante come medico. Goffredo Guiso ha arricchito la nostra comprensione storica, mentre Mariangela Maccioni e Raffaello Marchi hanno elevato il mondo dell’arte. Pietro Mura Costantino è stato un rinomato artista. Bernardino Nivola è stato un famoso scultore, e Giovanni Pintori ha segnato il panorama artistico locale. Antonio Pirari, Piero Pirari e Giovanni Antonio Pirari Varriani sono stati noti artisti. Giacinto Satta è stato un eccelso poeta, mentre Sebastiano Satta ha brillato nel campo giuridico.
Le opere di questi artisti furono apprezzate non solo in Sardegna, ma anche in Italia e nel resto del mondo.
L’espansione dei servizi e dei posti di lavoro amministrativi a Nuoro contribuì anche allo sviluppo culturale della città. Molti abitanti dei paesi vicini si trasferirono a Nuoro, portando con sé le loro tradizioni e la loro cultura. A testimoniare questa sempre maggiore importanza della città, il 27 gennaio 1928, la diocesi cambiò definitivamente il suo nome da “diocesi Galtellì-Nuoro” in “diocesi di Nuoro”.
Nel 1926, Grazia Deledda vinse il Premio Nobel per la letteratura.
Nel 1927, Nuoro ridivenne provincia. Nel 1931, la città contava 9.300 abitanti.
Dove mangiare e dove dormire
A Nuoro è possibile fare esperienza del ricchissimo patrimonio culturale ed enogastronomico del territorio. Per goderne appieno è possibile trovare nei vicini ristoranti cibo di alta qualità e, nel centro storico di Nuoro, strutture ricettive confortevoli. Per informazioni su dove mangiare e dormire a Nuoro, è possibile consultare il sito web del Comune o mettersi in contatto con l’ufficio del turismo
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