Galtellì
Cenni storici
Il territorio di Galtellì è stato abitato fin dall'epoca neolitica; nel Medioevo assume maggiore importanza, divenendo una sede di curatoria del Giudicato di Gallura inferiore (titolo poi passato ad Orosei) e la seconda diocesi della Gallura. Informazioni sull'aspetto economico, demografico e politico di Galtellì sono contenute nel Liber Fondachi e nel Repartimiento de Cerdeña, fonti preziose per la comprensione della storia e dell'importanza di questo luogo.
Grazie agli studi di mons. Ottorino Alberti e mons. Pietro Maria Marcello, abbiamo un maggior numero di notizie che avvalorano l'importanza di questa antica sede vescovile. Istituita nei primi decenni del XIII secolo, già nel 1138 la sede divenne suffraganea di Pisa e, a distanza di tre secoli e mezzo, nel 1495 fu unita da papa Alessandro VI con la diocesi di Cagliari.
Con la dominazione sabauda la diocesi viene ricostituita da papa Pio VI nel 1779. È avvalorata la teoria secondo la quale la cattedrale sia quella di San Pietro, dato il ritrovamento di affreschi risalenti all'XI o XII secolo. Sicuramente la chiesa è il luogo in cui è stato conservato maggiormente il patrimonio artistico, in particolare gli arredi costituiti da tessuti, argenti, dipinti e sculture, che avevano un'importanza fondamentale.
Nel corso della storia, ci sono state varie modifiche nella struttura delle diocesi in Sardegna, in parte dovute a ragioni politiche e amministrative. La Sardegna fu soggetta a cambiamenti territoriali, dominazioni straniere e influenze politiche esterne che portarono a riassegnazioni e modifiche nella suddivisione ecclesiastica.
Galtellì in età giudicale si trovò a far parte del giudicato di Gallura che comprendeva la parte nord-orientale dell’isola. La diocesi di Galtellì venne fondata verosimilmente nel terzo decennio del XII secolo. Venne originariamente posta sotto la diretta dipendenza della Santa Sede, insieme all’altra diocesi presente nel giudicato di Gallura, quella di Civita (nome antico della città di Olbia). Nel 1138 un documento redatto da papa Innocenzio II, stabilisce che le diocesi galluresi sarebbero passate sotto l’amministrazione dell’arcidiocesi di Pisa.
La diocesi di Galtellì venne ricavata togliendo all’originaria diocesi di Civita le ville comprese nelle curatorie di Galtellì-Orosei, della Barbagia di Bitti, di Orfili e di Posada, che costituivano il territorio della cosiddetta bassa Gallura. Non si conoscono le motivazioni che spinsero a scegliere come sede diocesana proprio un centro che era caratterizzato da una densità demografica molto bassa, e non appariva come una villa ricca o comunque che possedesse caratteristiche tali da giustificarne la scelta come sede diocesana. Un’analisi più approfondita consente di mettere in luce alcuni elementi favorevoli che sicuramente vennero presi in considerazione al momento di istituirvi la sede diocesana.Il 21 luglio 1779, con la bolla papale "Eam inter caeteras" di papa Pio VI, la sede episcopale fu ripristinata con il nome di "diocesi di Galtellì-Nuoro," sottoposta all'arcidiocesi di Cagliari. Contestualmente, la residenza vescovile fu spostata da Galtellì a Nuoro. Il 27 gennaio 1928, la diocesi cambiò il suo nome in "diocesi di Nuoro."
Galtellì era molto probabilmente un piccolo centro ma si trovava in una posizione strategica perché protetto sia naturalmente, dal monte Tuttavista, sia dalle fortificazioni costruite dall’uomo (castello di Pontes); sia perché sito in un’area discosta dal mare, fonte di pericolo e di insicurezza, ma allo stesso tempo neanche troppo distante da quel mare che permetteva di effettuare scambi commerciali.
Con il crollo del giudicato di Gallura, divenne nel 1288 possedimento del comune di Pisa . In seguito con l’inizio della dominazione aragonese la diocesi ritornò sotto la diretta dipendenza della Santa Sede e vennero tolte al controllo dell’arcidiocesi di Pisa.Tra il XII e il XIII secolo viene attuata una politica matrimoniale tra le casate nobiliari pisane e genovesi e le famiglie dei giudici isolani, che porta alla caduta del giudicato di Gallura sotto la casata Visconti. Nel 1326 Galtellì passa sotto il dominio aragonese fino al 1478. Dal 1459 divenne feudo della famiglia Guiso; nel 1645 il re Filippo IV di Spagna assegna a questa famiglia il titolo di marchesi dell'Albis. Il feudo rimane ai Guiso fino al 1808, quando per problemi di successione viene ceduto al Regio Demanio. Galtellì diviene così parte del demanio statale da cui fu riscattato nel 1838, e nel 1946 con Decreto Legge Luogotenenziale, diviene finalmente Comune Autonomo.
La storia di Galtellì è stata segnata da sfide significative tra cui la malaria, le carestie e le inondazioni. La malaria è stata una minaccia per la popolazione locale, portando a un alto tasso di mortalità e a una pessima qualità della vita. Gli sforzi per combattere la malaria includevano la bonifica delle zone colpite e l'uso di repellenti, ma la piaga persistette per lungo tempo. Allo stesso modo, nel corso dei secoli, la regione ha sperimentato carestie causate da fattori come le condizioni climatiche avverse, le limitate risorse idriche e le pratiche agricole. Queste carestie hanno causato carenza di cibo, riduzione della produzione agricola e sofferenze.
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“Lo stradone, fino al paese era in salita ed egli camminava piano perché l'anno passato aveva avuto le febbri di malaria e conservava una gran debolezza alle gambe: ogni tanto si fermava volgendosi a guardare il poderetto tutto verde fra le due muraglie di fichi d'India”
Grazia Deledda, Canne al vento, Ed. Ilisso, pag. 37
La malaria è stata una minaccia per la popolazione locale, portando a un alto tasso di mortalità e a una pessima qualità della vita.
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“le figure giallognole che balzavano dagli sfondi neri screpolati dei dipinti che ancora decoravano le pareti somigliavano a queste donne vestite di nero e viola, tutte pallide come l'avorio e anche le piú belle, le piú fini, col petto scarno e lo stomaco gonfio dalle febbri di malaria.”
Grazia Deledda, Canne al vento, Ed. Ilisso, pag. 45
Gli sforzi per combattere la malaria hanno portato alla bonifica delle zone colpite e all'uso di repellenti, tuttavia la piaga persistette per lungo tempo.
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“Il servo intrecciava una stuoia, all'ombra delle canne, con le dita che tremavano per la febbre di malaria; vedendo la vecchia che gli si sedeva ai piedi con la bottiglia in grembo, sollevò appena gli occhi velati e attese rassegnato, quasi sapesse già quello che ella voleva da lui.”
Grazia Deledda, Canne al vento, Ed. Ilisso, pag. 89
Inoltre, una violenta alluvione nel 1951 e un nubifragio nel 2004 causa dell’esondazione del fiume Cedrino, provocarono disagi significativi e notevoli danni a tutto il paese, compresi gli edifici in cui erano custoditi documenti storici. Fu così necessario trasferire l'archivio storico in una struttura per evitare che l'alto tasso di umidità deteriorasse ulteriormente il materiale cartaceo. Dispersioni accertate di atti si ebbero quando il Comune di Galtellì fu aggregato a quello di Irgoli (1927 - 1946).