Gesù vivo: una vera e autentica rivoluzione
di + Mosè Marcia
Come ricordo della Visita Pastorale ho lasciato in ognuna delle quarantasei parrocchie della Diocesi un quadro, copia di un dipinto olio su tavola che, mentre Cristoforo Colombo scopriva l’America nel 1492, Cima da Conegliano dipingeva L’incredulità di Tommaso col Vescovo Magno.
Due eventi – appare anche blasfemo accostarli tra loro – che segnano in modo molto differente una vera “rivoluzione copernicana”: la scoperta dell’America e la Risurrezione di Gesù.
Nel dipinto il Cima pone al centro della scena il Risorto che accompagna la mano di Tommaso verso la ferita del costato per verificarne la veridicità.
Quante ferite oggi nella nostra società e in noi stessi!
Come Tommaso siamo tentati di protestare la nostra incredulità su un Cristo vivo, risorto, in mezzo a noi! Nel non lontano Medio Oriente, terra scelta da Dio per venire a portare la pace nell’uomo, è una continua interminabile guerra, alimentata da interessi di nazioni distanti e lontane che protestano desideri di pace!
Nel nostro stesso paese soffriamo divisioni dalla politica al mondo del lavoro. La nostra bella terra sarda, segnata da una storia di isolamento, sfruttamento e di sofferenza, sembra incapace di risorgere e cerca altrove la soluzione ai suoi problemi.
Viviamo quotidianamente l’esperienza del passaggio dalla vita alla morte, non conosciamo il passaggio inverso dalla morte alla vita. Quante oscurità, solitudini, dolori, deserti dobbiamo attraversare nella società, spesso nella stessa famiglia, spessissimo anche dentro noi stessi. Eppure Cristo Risorto è vivo accanto a noi! Lui presenta ancora le ferite. È un risorto piagato. Lui porta addosso le nostre piaghe, ma è vivo! Con quelle piaghe fa il cammino con noi al nostro fianco. Gesù è vivo. Paolo di Tarso scrive «Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede» (1 Cor 15,14).
Guardando la nostra quotidianità diamo alle volte l’immagine di chi è ancora inchiodato al Venerdì Santo, immersi nella disperazione e nella morte, oppure di chi ristagna nell’assordante silenzio del Sabato Santo.
No, Pasqua è passaggio. È il passaggio di Gesù dalla morte alla vita. Quindi è vivo! Questo non è un mito è un fatto. È un racconto. Certo un racconto che corrisponde a un evento, non è una narrazione inventata, non è certo la descrizione di una allucinazione collettiva. Ci manca la fede di Tommaso che il Cima coglie mentre accenna con una genuflessione il suo abbandono: «Mio Signore e mio Dio!». Con Lui, la sofferenza e il dolore, le catastrofi e le ingiustizie sociali non sono l’ultima parola della storia. Con Lui le difficoltà sono lo stimolo per un impegno maggiore che si fa carico dei bisogni e delle attese anche degli altri. Con Lui una nota stonata della nostra vita diventa il “la” di una nuova sinfonia.
Una pagina di don Oreste Benzi, grande innamorato del Gesù vivo e altrettanto dei fratelli, dice: «Gesù è vivo; tu sei unito a lui. Tieni la tua mano nella sua. Affronta insieme a lui le situazioni. Ti accorgerai che subito gioisci con chi gioisce, piangi con chi piange. A un certo punto dici bene di chi dice male di te, sorridi a chi non ti degna neppure di uno sguardo, stringi la mano a chi non ti accetta, ami per primo, ami gratuitamente, ami senza chiedere risposta. Sei nell’amore di Gesù. La tua gioia è piena». Vedo in queste parole, una vera e autentica rivoluzione copernicana, le faccio mie, e di cuore le propongo a tutti come auguro per viverle in una Santa Pasqua!
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