Orgosolo, sulle orme di san Giorgio di Suelli
di Matteo Marteddu
Dalle pendici di Punta Casteddu, sotto l’Ortobene, la valle, sulla sinistra vive la sua primavera. È colorata di verde intenso, dipinta del giallo margherita, sullo sfondo il bianco del calcare del Corrasi. La vedrà così monsignor Mosè Marcìa nella sua tappa pastorale di avvicinamento a Orgosolo, il primo maggio. Giorno simbolo di grandi battaglie sindacali nelle piazze del paese, sotto il monte Lisorgoni. Il vescovo di Nuoro nel suo cammino, impiegherà molto meno tempo di San Giorgio di Suelli, che attorno all’anno Mille, partiva dal cen- tro della Trexenta per la visi- ta pastorale dell’ultima con- trada che era Orgosolo, facen- te parte della sconfinata diocesi della Ecclesia Barbarien- sis. Tanta strada, attraverso l’Ogliastra, con la difficile e impegnativa “scala” sui tacchi di Ulassai. Lo’hòe (Locoe) oggi trasuda storie di villaggi scomparsi, di conflitti e di fede profonda. Tra le macchie di lentisco, ancora regge il tempo la chiesetta di San Leonardo, testimone di genti che lì abitavano, le cui tracce si perdo- no a fine ’700. Lo leggiamo negli atti del viceré Marchese di Bayona, datati 1626, che a Locoy c’erano 67 fuegos viejos e 16 fuegos nuevos. Ma nel 1699 il viceré Conte di Mon- tellano lascia agli atti il certificato di scomparsa: Locoy-loco y despoblado (spopolato), zero fuegos. San Leonardo è stato venerato dagli orgolesi e adottato a protezione dei carcerati. Per un familiare in prigione si ricorreva alla protezione del Santo e alla chiesetta: attraverso un arco si lanciava il rosario, oltrepas- sando l’ostacolo si percepiva la certezza dell’imminente scarcerazione. Di queste devozioni rimane, proveniente da Locoe, custodita nella chiesa di San Salvatore a Orgosolo, la pianeta, abito liturgico del 1600, decorata e ricamata in fregi d’oro, con lo stemma del Marchese di Orani.
Dalle suggestioni antiche a quelle più recenti. «Era sindaco mio padre», mi dice Bannandria Piredda, lettere classiche, animatore dell’associazionismo cattolico orgolese, «nel 1954 e riuscì a portare per istituire una scuola agraria, i Camaldolesi a Galanoli». Oggi centro di spiritualità e di ammirazione per i quadri bianchi di padre Martino Pinese. Il paese è racchiuso tra Lisorgoni e la valle di Sorasi. Anche la struttura urbana mostra le sembianze del fortilizio. Strade strette, case ad- dossate, in altezza non a con- quistare spazi esterni. «È forse il nostro istinto di chiusura», sottolinea Bore Muravera, storico sindaco e sindacalista. «Abbiamo scarsa propensione, a differenza di altri paesi di Barbagia, ad aprirci verso l’esterno. La nostra forza ma anche la nostra debolezza». Eppure si avvertono i sussulti del lento cambia- mento. 4.300 abitanti, 22.500 ettari complessivi, tra i più estesi di Sardegna, 8.500 di comunale. Progetti fortemente innovativi attraversano le vigne di Locoe e di Sorasi, società, come Urulu, riferimento al tempietto romano di Galanoli, si affacciano con ottimi risultati al Vinitaly, si combatte l’allevamento brado, si punta con decisione a sconfiggere i germi della peste suina. «Non si può parlare di Parco», abbozza Mario Bassu, protagonista anch’egli nelle associazioni civiche e sociali, «ma l’ambiente è la nostra risorsa». Lo certificano le 70 mila presenze annue, turismo, trekking, pranzo con i pastori, miti e leggende, archeologia, nuraghi e domus, da Sirilò a nuraghe Mereu e Presettu Tortu, da Su Holosti a Nuraghe Burdu, simboli del Supramonte intatto e terre incontaminate. 4.600 ettari di “Demaniu” forestale, circa 130 operai al lavoro. E i murales. Sì, i murales. Quel simbolo dell’anti Stato, del ribellismo attorno al Sessantotto del secolo scorso. I primi del gruppo Dioniso nel ’69, storie libertarie e di anarchia. Sono lì, sui muri, come narrazione, ma anche a ricordare tragedie mai alleggerite dalla coscienza collettiva come quella di don Graziano Muntoni, il viceparroco originario di Fonni ucciso da un colpo di fucile nel 1998 quando alla vigilia di Natale stava raggiungendo la chiesa per celebrare la prima messa del mattino.
A colorare i muri di storia, lotte, rivendicazioni e speranze ha dato il suo grande contributo Francesco Del Casino, venuto da Siena a insegnare artistica nella scuola media del paese. Disse che scelse la comunità del Supramonte dopo le suggestioni di “Banditi a Orgosolo” di De Seta. Ci rimase e i murales furono lo strumento per «rompere il muro che divide la scuola dalla società». Distillato di arte pura e ribellismo. «Il paese ribolliva nel fermento tra politica, arte, cultura», ricorda ancora Mario Bassu. Ma Orgosolo, abituato a comporre faide, metabolizza i contrasti. Sino alla cerimonia congiunta in municipio, per dare la cittadinanza onoraria all’allora parroco don Sebastiano Sanguinetti e a Francesco Del Casino, magari su fronti opposti, ma entrambi nel cuore degli orgolesi. Anche le donne qui rappresentano la contraddizione. Antonia Mesina, trucidata nel 1935, mentre difendeva la sua purezza, a sedici anni, raccoglieva legna a Ovadduthai. Da subito martire, per le genti di Barbagia mentre il suo aguzzino veniva giustiziato. Proclamata Beata il quattro ottobre ’87 da Giovanni Paolo Secondo, venerata in tutta l’Isola, con il luogo del martirio e la sua casa natale, mèta continua di numerosi pellegrini. Paska Devaddis, altra faccia della medaglia, donna fragile, risucchiata, a inizio Novecento, dalla sanguinaria faida, per un anno condivise la vita dei latitanti. Gracile e malata, nel novembre del 913, si spense dentro la grotta dei banditi. Nella notte fu riportata a Orgosolo, vestita con l’abito delle nozze, aspettava il suo uomo, carcerato. Fu certificata la sua verginità. Non si celebrano i banditi «ca sun poveros disgrassiaos», si esaltano i santi. Il paese fabbrica i suoi miti. Crede fortemente nella solidarietà. Storie di cooperative, “Rinascita”, nel set- tore boschivo, “Primavera” per l’assistenza agli anziani e ai giovani in difficoltà. Gran- de politica, sindaci come condottieri, pur di parti avverse, da Antonio Licheri a Giovanni Moro, a Mario Monni, con un comune sentire anche in momenti di grande scontro con lo Stato: no all’esercito a Pratobello.
Nella sua storia in chiaroscuro Orgosolo è sempre pervasa da profonda religiosità: le chiese, San Pietro, Santa Croce, Santissimo Salvatore, San Michele Arcangelo, la Madonna Dormiente (S’Assunta), Sant’Antioco, Sant’Anania. «Nomi e richiami», aggiunge Bannandria Piredda, «inspiegabilmente di stile orientale». E l’associazionismo cattolico, vivo e radicato, il gruppo più numeroso nella diocesi di chierichetti, e tanti sacerdoti, dieci viventi, buona parte dei 18 seminaristi a Nuoro, quattro nel seminario regionale.
Sollevando lo sguardo, monsignor Marcìa, nelle giornate dall’1 al 7 maggio, incrocerà l’orizzonte che si chiude nella suggestione solare tra Punta Solitta, Sa Pruna a Gantinarvu e Cabaddaris, il verde di Morgogliai e Osposidda, puzzle di bellezze e tragedie orgolesi. E scruterà le policromie delle storie nei volti di questo paese. Che non intende mollare la sua originalità e la sua vitalità, «anche se i giovani che studiano vanno via» e che lo rendono unico in Barbagia e in Sardegna.
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Il programma
- Domenica 1° maggio
Ore 18.00: Apertura – Celebrazione Eucaristica Foraniale
Ore 20.30: Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale - Lunedì 2 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 9.00: Visita ai malati
Ore 15.30: Visita al cimitero e breve celebrazione
Ore 18.00: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 19.00: Incontro con i genitori dei bambini nell’Auditorium “Don Graziano Muntoni” - Martedì 3 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo Ore 19.00: Visita ai malati
Ore 10.00: Incontro con gli alunni della scuola dell’infanzia e primaria presso l’Auditorium comunale
Ore 11.00: Incontro con gli alunni della scuola secondaria di primo grado presso l’Aula Ma- gna della Scuola Media
Ore 18.00: Santa Messa presieduta dal Vescovo Ore 19.00: Incontro col mondo del Volontariato nell’Auditorium “Don Graziano Muntoni” - Mercoledì 4 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 9.00: Colloqui personali col Vescovo
Ore 11.00: Incontro con le Istituzioni presso l’Aula Consiliare del Comune
Ore 15.00: Colloqui personali col Vescovo
Ore 17.00: Incontro con le famiglie presso l’Auditorium “Don Graziano Muntoni”
Ore 18.00: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 20.30: Incontro con i giovani in Cripta - Giovedì 5 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 9.00: Visita ai malati
Ore 11.00: Incontro con i ragazzi disabili presso il Centro di Aggregazione Sociale
Ore 17.00: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 18.00: Incontro col mondo del lavoro presso l’Auditorium comunale
Ore 20.30: Incontro con i cresimandi, i genitori e i padrini nel saloncino parrocchiale - Venerdì 6 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 9.00/12.00: Giornata penitenziale
Ore 15.00/18.00: Giornata penitenziale
Ore 18.00: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 21.00: Serata dell’amicizia animata dai vari gruppi folk del paese e dalla corale parrocchiale - Sabato 7 maggio
Ore 7.15: Santa Messa presieduta dal Vescovo
Ore 9.00: Visita ai malati
Ore 18.00: Sante Cresime
Ore 21.00: Incontro finale con i rappresentanti del Consiglio Pastorale Parrocchiale