Il paese si presenta
di Tonino Bussu
In una mesta giornata, mentre accompagnavamo all’ultima dimora un nostro compaesano, don Filippo, durante la sua omelia, ci annunziava la visita pastorale di monsignore Mosè nella Comunità di Ollolai.
I Barbaricini e il Giubileo della Misericordia. Subito dopo quell’annuncio sono ripresi i toccanti canti funebri, espressione del dolore comunitario di un intero popolo che piange la malasorte dei propri figli, antico retaggio di usanze remote. Canti che toccavano momenti salienti della vita del defunto e che commuovevano chi l’aveva conosciuto, ma soprattutto davano uno spaccato immediato del sentire religioso di persone devote e legate a questi atavici riti ereditati e tramandati di generazione in generazione grazie ad una cultura illetterata che purtroppo oggi rischia di scomparire ma che ha un profondo valore comunitario ed educativo. Così succede con i berbos, che si ritiene suppliscano alla medicina ufficiale, nella vigilia della festa di San Giovanni Battista. Nella notte magica, durante sos inghirios, quando si recitano altri berbos segreti per la guarigione di malanni o si suole anche mettere sulle soglie delle finestre l’acqua sulla quale scenderà la benedizione del Cielo notturno, mentre il contadino reciderà un ramo di sambuco prima dell’alba piantandolo per proteggere le colture secondo remotissimi retaggi risalenti alle perdas fitas o alla adorazione degli alberi o a rituali nei quali ancora si attardava il popolo barbaricino. Di questo troviamo nota nella ormai famosa lettera che papa Gregorio Magno inviò a Ospitone, il duce dei Barbaricini, che pare si aggirasse da queste parti, lui l’unico battezzato tra le sue genti e l’unico sullodato dal quel Pontefice che si esprimeva invece con severità nei confronti del resto dei barbaricini che vivevano ancora «ut insensata animalia», «come animali insensati», perché «Deum verum nesciant», «non conoscono il vero Dio», ma «adoravano gli alberi e le pietre».
Benvenuto. Ebbene, benevènniu Missennore! Eccellenza, monsignor Mosè, la Comunità di Ollolai, paese di profonde tradizioni cristiane, che ha donato nobilissimi pastori alla Chiesa e che hanno diretto numerose parrocchie della diocesi e alcuni, molto onorevolmente, anche il settimanale diocesano L’Ortobene, le dà il Benvenuto. La accoglie con grande calore, affetto, speranza e pace e, anzi, ha la fortuna di ricevere il suo Vescovo alla sua Prima Visita Pastorale e nell’Anno Santo della Misericordia. Il Giubileo indetto dal Papa è stato preceduto dalla grande Enciclica Laudato Si’, che sembra fatta per la nostra terra di Barbagia, che è un inno alla Casa Comune, la Madre Terra, fatta di alberi e pietre: le nostre montagne. Eccellenza, ebbene, i barbaricini queste adoravano, rispettavano, sas Perdas Fitas! E ne hanno fatto opere d’arte, ancora oggi simboli della loro espressione artistica dopo 5000 anni! Le nostre montagne le chiamiamo “sacre” e proprio a ridosso di esse sono state costruite le prime chiese cristiane: San Basilio a Ollolai, Gonare e altri santuari. Eccellenza, noi chiediamo comprensione, in nome del Giubileo. Forse ai tempi di Ospitone c’è stata incomprensione, ma oggi tante cose sono cambiate.
Le chiese, segno della devozione degli ollolaesi. Gli ollolaesi hanno manifestato la loro devozione con la dedica di numerose chiese, come la parrocchiale del patrono San Michele Arcangelo, nella centrale piazza Marconi, la cui costruzione risale alla fine del 1500, primi del 1600, la chiesetta di Sant’Antonio, in pieno centro storico. È andata distrutta nella seconda metà del secolo scorso la chiesetta di Santa Susanna. Numerose erano anche le chiese campestri tra cui le più note sono quelle di San Basilio, antichissima, probabilmente di costruzione alto medioevale, e quella di San Pietro, nel bivio di Ollolai, di recente ristrutturazione, ma citata anche dal Casalis perché la sua festa era una della più famose del Regno soprattutto per la corsa dei cavalli. Delle altre chiese campestri rimangono tracce solo per San Sebastiano, mentre abbiamo i toponimi di San Bartolomeo, su cucuru de Santu Pòrthulu, e di Santa Vittoria, dove oggi sorge il cimitero.
Le festività. Il patrono di Ollolai è San Michele, la cui festa cade a maggio, ma si celebra soprattutto a settembre grazie all’impegno profuso dal Gruppo Folk Balladores. Ma la festa più sentita è quella di San Bartolomeo, Santu Porthulu, gestita dalla leva dei diciottenni. Viene festeggiata il 24 agosto con grande solennità, ma inizia già alla vigilia e dura per tre giorni con manifestazioni religiose e civili, soprattutto la mattina del primo giorno con la Messa solenne, preceduta dalla processione con ragazzi e ragazze in costume e cavalieri e con manifestazioni ippiche e serate canore e folkloristiche di grande successo di pubblico. Le altre feste sono organizzate da comitati o dai vicinati del paese o dai priori (sos operajos) e sono quella di San Giovanni, di San Pietro, di Sant’Antonio, di San Basilio. Non mancano quasi mai i costumi tradizionali, i cavalli, sas vardias e i gruppi folk e tenores.
Le prioresse. Soprattutto un tempo svolgevano un ruolo molto impegnativo e gravoso, ricevono l’investitura solenne nel pomeriggio della festività di Sa Candelera e coadiuvano il sacerdote nelle cerimonie religiose più importanti, sono una istituzione di grande rilievo. Il loro incarico dura un anno e viene infatti rinnovato proprio sempre alla Candelora di anno in anno. Un ruolo importante di ausilio al sacerdote lo svolgono le donne dell’Azione Cattolica.
Contadini e Pastori. Oggi i contadini a Ollolai sono quasi scomparsi, ma un tempo erano numerosi e all’inizio di ogni attività su massaju si faceva il segno della croce e a fine stagione raccoglieva il grano, che le donne avrebbero trasformato in pane quotidiano, il pane benedetto, che era fondamentale anche se vigeva una massima: «Menzus manchet su pane chi non sa zustissia». E nel senso evangelico anche: «Non di solo pane vive l’uomo». Ma l’altro settore fondamentale del sistema economico è la pastorizia. Da qui la produzione del formaggio che insieme al pane formano il binomio indissolubile per una mensa decorosa e un tempo anche agiata. Ma non mancavano la carne di pecora e l’agnello, oltre ai prodotti suinicoli e orticoli. Altre componenti importanti sono gli artigiani e i commercianti, gli operai, i liberi professionisti, gli intellettuali che insieme al settore dei servizi svolgono un’attività importante nel nostro tessuto sociale.
Valorizzare i saggi, come le acque delle fonti e dei fiumi. Un’altra risorsa importante sono i saggi, depositari di conoscenze e dell’esperienza, che riteniamo debbano essere messi in condizione di essere creativi, stimolanti, produttivi, pieni di inventiva, perché le loro risorse non siano sprecate, ma vengano paragonate alle acque delle nostre fonti cristalline e dei fiumi che non devono essere inutilmente disperse in mare ma impegnate in modo proficuo perché ogni goccia è preziosa e utile. L’auspicio è che possano fare da trait d’union tra il vecchio e il nuovo.
La fuga dei giovani. I giovani si sono formati in parte in Sardegna e in parte fuori, ma sono soprattutto dovuto fuggire da qui e in gran parte dalla Sardegna o dall’Italia e non si intravvedono possibilità di un loro rientro nemmeno nella nostra Isola. Eppure con Ollolai hanno sempre forti legami e sognano ogni tanto di tornare. Loro dovrebbero essere la nuova linfa. Sarebbe opportuno creare un ponte tra Ollolai e i giovani perché contribuiscano a fermarne la decrescita e a creare nuovi e migliori orizzonti di sviluppo possibili. Decrescita: natalità quasi zero, alto calo demografico, paesi quasi in via di estinzione. È un problema di cui anche la Chiesa deve tener conto.
La scuola pubblica. Con i bambini e ragazzi, il corpo docente e dirigenziale, è il luogo privilegiato del paese, il cuore pulsante dove nasce e cresce la società del domani, dove si apprendono gli elementi fondamentali della formazione culturale. Pertanto questa istituzione si dovrà difenderla e sostenerla con tutte le forze. Se manca la scuola il paese perde il suo senso.
L’Amministrazione Civica. Incontrerà il Vescovo e saprà esporre con dovizia di particolari tematiche e problematiche inerenti la comunità civile di Ollolai.
L’associazionismo. Numerose sono le associazioni culturali, sportive, folcloristiche, corali e di volontariato, tutte utili e attive nella nostra piccola Comunità che incontreranno volentieri il Vescovo.
La vita della Parrocchia. È riportata nel numero unico che tutti gli anni don Filippo Fancello pubblica nel suo Di Nuovo e in cui con certosina puntualità troviamo nascite, battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e morti e tante altre notizie sugli avvenimenti principali del paese.
***
Il programma
- Domenica 3 aprile
Ore 10: Inaugurazione della Visita – Santa Messa;
Ore 16: Pellegrinaggio in Cimitero;
Ore 17: Ora di preghiera in adorazione;
Ore 17.45: Incontro con l’A.C. e le Catechiste;
Ore 19: Vespri – Rosario – Compieta.
- Tutti i giorni (dal lunedì al sabato)
Ore 18.15: Buongiorno con i ragazzi (in Parrocchia);
Ore 19: Recita di Lodi (in Parrocchia);
Ore 17: Celebrazione Eucaristica;
Ore 19.30 o alle 20: Vespri – Rosario – Compieta.
- Lunedì – Martedì – Mercoledì
Nella mattinata: Visita ai malati ed anziani.
- Lunedì 4 aprile
Ore 19: Incontro con le famiglie.
- Martedì 5 aprile
Ore 15: Incontro a scuola;
Ore 19: Incontro con i giovani.
- Mercoledì 6 aprile
Ore 19: Incontro con i Gruppi operanti in paese.
- Giovedì 7 aprile
Monsignor Mosè a disposizione di chi personalmente lo vuole incontrare
Ore 19: Incontro con gli Amministratori.
- Venerdì 8 aprile
Ore 16: Incontro con gli ammalati ed anziani.
- Sabato 9 aprile
Giornata per le confessioni.
Ore 17: Conclusione della Visita con la Celebrazione Eucaristica.