La chiesa nata insieme alla sua gente
di Matteo Marteddu
Da qui, da via delle Frasche, a Sa ’e Sulis, ti accorgi che la sera non cala uguale per tutti. Da punta Dionisi e dalla striscia della ferrovia muta, verso nord, l’ombra avvolge il quartiere, anzi il vicinato, come amano e vogliono essere chiamati. E ancora i palazzoni su via Ballero sono inondati di luce strana. Monsignor Marcìa il 26 di febbraio, inizierà la discesa per la visita pastorale a san Giovanni Battista. Non è solo l’ombra prematura a fare qualche dispetto, per la verità da queste parti spesso un po’ cittadini di serie B si sono sentiti. Hanno scelto in tanti, ad inizio anni Settanta, di sfidare il destino, sotto il muraglione della Città. La sfida è vinta, perché determinazione e coraggio hanno prevalso sulla rassegnazione. E amministratori e politici che passavano sotto Ubisti e Irillai, dovevano scordarsi del solo serbatoio di voti e fare i conti, non con le solite promesse, ma con atti di visibile concretezza. Genti battagliere, ceppi omogenei, e se hanno abbandonato Lollove è stato per sfuggire all’isolamento e alla marginalità. Serafino Gusai, ha lasciato la frazione nel 1963, tecnico di Laore, tra i primi a dare uno sguardo a questa vallata. Via Lollove, collegava la Città con quei grumi di case sotto le rocce di Sas Enas, carrareccia di polvere e fango e passava tanta gente: «Abbiamo puntato gli occhi su quelle vigne e sul ciliegeto sotto Irillai – dice Serafino Gusai –. Ci stava stretto Lollove, mamma voleva avvicinarci alla scuola, aprire orizzonti nuovi. Siamo stati tra i primi, sì, proprio seguendo la serpentina di via Lollove. Ci siamo allontanati dal borgo, è vero, ma volevamo, tutti, stargli vicino.
Forse sentirne ancora i profumi, quelli che arrivavano da S’iscala Manna e da Sa Mela.
Hanno dato uno sguardo verso giù, Locùla e rio Marreri, da dove finiva la città, su quella grande piazza che andava spegnendo l’ultima eco dell’ultimo treno ». Eppure in quelle rotaie di piazza Italia sono state, il 21 febbraio 1935 inaugurate le nuove “Emmine”, veri e propri autobus passeggeri. “Cerimonia semplice alla stazione di Nuoro. Assistono autorità e popolo commosso e fiero. Le tre automotrici sono dedicate a Luigi Deffenu, Sebastiano Satta e Ignazio Salaris. Benedette dal vescovo Monsignor Cogoni, con spericolati ringraziamenti alle ferrovie complementari e al Duce”. (Claudia Nieddu, Una linea di racconti.) «Abbiamo fatto comunità lollovese – ancora Serafino Gusai – per sentire la vicinanza di Maria Maddalena, San Biagio e Sant’Eufemia». Erano gli anni in cui la frazione contava circa 200 persone, due ostetriche e i bambini nascevano lì. «Si chiamava l’una o l’altra a seconda della simpatia o del feeling». Scuola materna ed elementari pluriclasse. Parroci da don Pala a don Soletta. Elettricità, negozio generi alimentari, bar e tabacchino. Persino assidua attenzione di politici d’una volta. «Il senatore Mannironi – dice Gusai – rientrando dalla nave, passava a trovare mio padre. Argomenti, non la grande politica, piuttosto le condizioni di una storia che andava spegnendosi ». E quella storia, di pastori e operai, di vicoli stretti e case addossate, di chiesa e di santi venerati, si è chiusa, per sempre. «Sto cercando ancora di abituarmi ad essere nuorese».
Erano gli anni Settanta, si compra il terreno dai proprietari nuoresi, i cognomi ricorrenti, cantieri fai da te, regole sempre in bilico, in 15 anni la città vede sorgere una sua costola. Il comune costretto a inseguire con infrastrutture che arrivano sempre in ritardo, tratturi di campagna riciclati in strade, che prendono il nome di antichi siti. Persino via delle Frasche, pare abbia il nome del sito dedicato alla omonima trincea, subito dopo la grande guerra. E si consolida il vicinato tra Predistrada, Monte Su tesoro e Ubisti. Si radicano le famiglie degli orunesi, con cuore e cervello rivolti alle alture ben visibili di Cuccuru ’e Tetti.
Non si sottrae la Chiesa nuorese, dove c’è popolo, sotto qualsiasi forma, lei anticipa o accompagna. Istituita la Parrocchia San Giovanni Battista, il 1° gennaio 1979, da monsignor Giovanni Melis, affidata a don Albino Sanna. Funzioni in saloncini privati, messi a disposizione dalle famiglie Meloni, Goddi, Mereu. Si avvia l’avventura della nuova chiesa, grande impegno di don Salvatore Orunesu, che viene inaugurata il 13 febbraio 2000. Don Giuseppe Cheri ne continua la missione pastorale. «Perché – come sostengono i parrocchiani – battesimo dopo battesimo, anno dopo anno, mattone dopo mattone… abbiamo capito il senso della chiesa così grande, siamo cresciuti insieme e stiamo crescendo insieme ». E attorno alla festa del Santo la comunità rinsalda i suoi vincoli. Quel miscuglio di linguaggi, Lollove, Orune, Orgosolo, Orotelli, tesse il suo filo conduttore. Nuovi programmi, nuova cultura, nuovi impegni. «In quell’area c’era una vigna e mucche al pascolo. Il comune ha comprato e la chiesa ha posto radici». Non a caso, a fianco, la via per don Rosario Menne. Luisa Monne, di Irgoli, a Nuoro dal 1972, pasticcera, e il profumo nel salotto buono di casa, tradisce il mestiere. «Mio figlio ha “le mani in pasta”, ma le ricette le faccio io». Sguardo volitivo e fierezza. Esperienza giovanile, fabbrica in Germania. In città, seguendo il marito occupato a Ottana: «So che qui potrei essere un corpo estraneo, tra lollovesi e orunesi! Ci siamo adattati, il minestrone funziona. Senza il ruolo della parrocchia non ci sarebbe amalgama, per stare in tema è come sa madrighe che genera unità ». Si sviluppano iniziative, associazioni, Azione cattolica, Consiglio pastorale, Caritas, catechiste. C’è presenza maschile, una istituzione il comitato per la festa di San Giovanni: «Quelle dodici persone, più il parroco e il priore, tengono unito il vicinato – dice Luisa Monne – e vogliamo che tutta la città ci guardi». Grandi case tra Via Carmelo Floris, Antonio Pigliaru, della Pietra, Irillai, Sa ’e Sulis. Si pensa ai figli e vogliono che stiano qua. Ma la crisi generale, alle generazioni nuove, forse fa prendere altre strade. Anche se i primi pionieri vorrebbero non distogliere lo sguardo e il sentire da quelle valli e da quei rocciai che hanno il richiamo irresistibile delle loro radici.
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Il programma
- Domenica 26 febbraio
Ore 10.00: Accoglienza del Vescovo nel Piazzale della chiesa e Santa Messa di apertura della Visita Pastorale
Ore 12.00: Il Vescovo incontra i cresimandi per una mezza giornata di ritiro a Lollove
Ore 15.00/17.00: Catechesi ai ragazzi
Ore 17.30: Santa Messa a Lollove
Ore 19.00: Incontro con il Consiglio Pastorale, Commissione Caritas e Consiglio per gli Affari Economici Parrocchiale - Lunedì 27 febbraio
Ore 8.00: Lodi e Tema della giornata
Ore 10.00: Visita all’asilo nido “ ilgomitolo”
Ore 10.30/12.00: Visita agli ammalati e anziani
Ore 17.30: Vespri – Santa Messa
Ore 19.00: Incontro comitati di San Giovanni Battista e realtà produttive - Martedì 28 febbraio
Ore 8.00: Lodi e Tema della giornata
Ore 8.30: Incontro col parroco e il diacono
Ore 9.00/12.00: Visita agli ammalati e anziani
Ore 16.00: Adorazione Eucaristica e Confessioni
Ore 17.30: Vespri – Santa Messa
Ore 19.00: Incontro con i catechisti - Mercoledì delle Ceneri 1° marzo
Ore 8.00: Lodi e Tema della giornata
Ore 9.30: Visita alla scuola dell’infanzia “ Cap. Straullu”
Ore 10.00/12.00: Visita agli ammalati e anziani
Ore 15.30: Incontro con i ragazzi del catechismo – Confessioni e imposizione delle Ceneri
Ore 17.30: Vespri – Santa Messa
Ore 18.30: Incontro cresimandi, padrini, madrine e genitori (Confessioni) - Giovedì 2 marzo
Ore 19.00: Incontro con le famiglie della Vicaria di Nuoro - Venerdì 3 marzo
Ore 8.00: Lodi e Tema della giornata
Ore 8.30: Il Vescovo rimane a disposizione per ascoltare i fedeli
Ore 9.30/12.00: Visita agli ammalati e anziani
Ore 17.30: Vespri – Santa Messa
Ore 18.15: Via Crucis animata dagli Scout
Ore 19.00: Incontro Associazioni - Sabato 4 marzo
Ore 8.00: Lodi e Tema della giornata
Ore 10.00: Visita agli ammalati e anziani
Ore 17.00: Santa Messa conclusiva della Visita Pastorale, il Vescovo amministra le Cresime e saluta la comunità