Verso nuovi rioni, tra l’asse attrezzato e l’occidente
di Matteo Marteddu
Per quelle imperscrutabili ironie della storia, a don Giovanni Bosco, testimone di accoglienza degli ultimi e degli umili, gli tocca caricarsi, nel vialone omonimo, i grandi super-market e mega store della città. Li condivide con un altro santo, di quelli tosti che non facevano “sconti”, San Paolo, titolare della parrocchia di Monte Gurtei, dirimpettaia, nell’asse attrezzato, con San Domenico Savio. Nella grande via, discesone dalla collina di Biscollai, verso la rotonda di Bad’e Carros, straordinaria concentrazione di sigle commerciali, di multinazionali o di brand (marchi ndr) fatti in casa. Sta di fatto che, in un centinaio di metri, lavorano, a ritmo incessante, oltre duecento persone. È la Nuoro che corre verso Ovest. Sembrava periferia, in un decennio ha cambiato volto. Giorni feriali e feste comandate, ingorghi di auto, il popolo dello shopping si riversa dal centro e dai paesi, occupa spazi, vede, tratta, compra. Fenomeno incontrollato, non misurabile con parametri antichi. E le viuzze e strade lastricate, dai nomi blasonati, del centro città, si svuotano del piccolo commercio, quello che faceva dire, a fine Ottocento, ad un supponente David H. Lawrence: «Le porte degli antiquati negozi erano aperte: a Nuoro non sono ancora arrivati alla fase dell’esposizione in vetrina. Si deve entrare dentro, in quegli antri oscuri, per vedere la merce. Sulla porta dei negozi di stoffe c’erano rotoli di quella bella stoffa scarlatta usata per i costumi delle donne…».
Si porrà e porrà a tutti tante domande, monsignor Mosè, avviando la Visita pastorale il 5 febbraio. La parrocchia della comunità salesiana, oltre cinquemila anime, comprende i due grandi quartieri degli anni Ottanta del secolo scorso, Città Nuova e Città Giardino, con distese di case, villette singole o a schiera, cooperative di edilizia residenziale, raccolte tra viale Funtana Buddia e Predas Arbas, dove il vento soffia forte quando sale dai costoni di Prato Sardo. Anche l’indicazione delle vie ha in qualche modo una sua logica. L’arco costituzionale a Città Nuova, Via Aldo Moro, Ugo La Malfa, Renzo Laconi. Città Giardino con le vie perfettamente in tema, degli Oleandri, delle Rose, delle Ginestre, delle Viole. Unica eccezione, via San Domenico Savio, in strana compagnia, ad angolo, con via Giuseppe Saragat. Inseguendo l’ovest, con la città sovrastata, negli anni Settanta, dall’ondata di vorticoso inurbamento. Dai paesi attorno si cercava la terra promessa: uffici, scuole, lavoro. I paesi stanno stretti per generazioni intere, Nuoro esplode. Alla fame di casa risponde un manipolo di uomini coraggiosi, non aspettano il pubblico e non piangono sul latte versato, nascono le cooperative. Città Nuova, nei compluvi di Funtana Buddia, località degli orti fuori porta. Approvvigionavano le nobili dimore dei possidentes nuoresi. Solo da qualche decennio, “l’ultimo dei moicani”, l’ortolano mai domo, ha smesso con le sue lattughe e le sue patate. Collina spianata, autorizzazioni comunali e blocchetto su blocchetto, spesso muratori fai da te, del sabato e della domenica. Nasce la nuova città. La Chiesa non sta a guardare, anzi anticipa. A muoversi l’associazione degli Ex-allievi salesiani. Arrivano ai vertici della Congregazione di Diritto Pontificio. D’intesa con la Curia locale nasce il primo nucleo di presenza salesiana in città. Mobilitazione tra i primi abitanti del nuovo rione di Funtana Buddia. Dispongono di un “camerone” in casa privata. Funzioni religiose, aggregazione, aiuti vari, persino gli annunzi ecclesiali con le macchine da scrivere Olivetti, personali, delle impiegate nei vari uffici cittadini. “Occupazione” della pineta, altare in pietra, e grande incontro annuale comunitario, con comitato permanente per San Domenico Savio, pionieri del Vangelo e arditi delle feste aggreganti. Il quartiere prende forma, si mettono in fila per famiglie, intere vie con parentele antiche o per professioni, quelli SIP, quelli di Poste e telegrafi, ospedale, medici e infermieri, insegnanti. Parte della variegata città terziaria si trasferisce a Città Nuova. Procede nel frattempo l’avventura urbana di Città Giardino, fieri, orgogliosi e determinati. Dopo anni, il quartiere nasce, cresce, con tipologie edilizie originali, ordinate, lontane dagli ammassi informi di altri colli della città. Si costruiscono nuove cooperative, in stretto rapporto con quelle storiche. Intanto la parrocchia esce dallo stato di semi clandestinità abitativa, nasce l’Opera Salesiana, sono gli anni, tra gli altri, di don Giuseppe Casti: acquisto dell’area, progetto, chiesa, oratorio, strutture di supporto per i giovani e la formazione. La parrocchia si radica nel punto che, anche fisicamente, fa da cerniera tra i vari aggregati urbani e umani. «Vita sociale e iniziative comuni sono la cifra costitutiva della parrocchia ». Salvatore Liori, docente nelle scuole superiori, da un quarto di secolo in città, viene da Desulo, da oltre dodici anni ha scelto di vivere a Città Giardino: «Rispetto al centro storico, forse potremmo anche sentirci periferia. Ma la città si è spostata ad Ovest, ne sentiamo il fiato. La struttura salesiana è punto di riferimento e interpreta bene questa fase della storia urbana di Nuoro».
Al giovane parroco Gianluca Spione si affiancano i sacerdoti don Bruno Guiotto, don Giovanni Cossu, don Gesuino Monni. Vivono la comunità animando le iniziative in perfetto stile Don Bosco. Attenzione ai giovani, Estate Ragazzi, vengono anche dai paesi vicini. Cooperatori salesiani, le figlie di Maria Ausiliatrice, gruppi catechistici. L’oratorio come fiore all’occhiello di una attività instancabile. «Non è facile – dice Salvatore Liori – mettere insieme esperienze che non hanno conosciuto la storia classica della Nuoro Sattiana e Deleddiana. Anzi, tutti o quasi, proveniamo dal radicamento nei nostri paesi, lì è la nostra memoria, la nostra formazione antropologica. Ci unisce la parrocchia, ci fa crescere insieme, ha una funzione insostituibile». I salesiani sono come “le stazioni dei carabinieri”? – è la domanda. Cambiano spesso comandante, come riescono a mettersi al passo con la cultura nuorese, di Barbagia, cosi complessa? «Vero – sostiene Liori senza esitare, alla presenza del giovane toscano don Gianluca in parrocchia da poco più di un anno –, dovrebbero dare più tempo per mettere radici e rafforzare la conoscenza».
Intanto anche la città fa la sua parte. Il nuorese Alessandro Dui si appresta a diventare prete salesiano, studia teologia a Torino. Da periferie rapporto spesso conflittuale con i centri decisionali del Comune. Trincee di neve e fango, nell’inverno nuorese, tra problemi mai risolti di espropri e capacità pubblica. A farne le spese il centro salesiano, il complesso dei vigili del fuoco, a due passi, dovrebbero uscire sgommando, oltre che a sirene spiegate. Non possono nella fanghiglia. Li vive a pelle questi temi, Laura Schintu, geometra, origini da Dualchi, eroina della battaglia contro l’Ecocentro. Architettura strana, si sviluppa lungo l’asse del viale Funtana Buddia, non lontano dai centri commerciali e dai pochi punti di ristoro del vasto aggregato urbano: mobilitazione popolare, assemblee partecipate, o qualcosa che è andato storto ne hanno impedito l’entrata in funzione. Ma se, in qualche modo, non viene utilizzata la struttura, l’obbligo è restituire i soldi alla Regione. «Non siamo disponibili ad essere trattati come lontana periferia dell’impero – dice signora Laura –. C’è l’avvio di un’intesa tra noi residenti e il Comune, esploriamo nuove forme di democrazia e di condivisione. Esaminiamo la possibilità di introdurre nell’Ecocentro, materiali per riciclo, escludendo mondezza, sotto qualsiasi forma. Se ne discute senza preconcetti».
Il Vescovo si imbatterà in generazioni nuove, perché qui stanno tornando i figli dei primi insediati. Sarà la situazione economica, sarà il sistema protettivo delle famiglie, ma qui si avverte il fenomeno del rientro, magari ampliando la mansarda di casa. E non si esorcizzano i problemi generali, dalla disoccupazione giovanile, all’incertezza di orizzonti futuri. Anche se il sole, che cala la sera, lungo la linea di frontiera dalle ultime case di Città Giardino, lascia alla Città una scia arcobaleno di nuove speranze.
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Il programma
- Domenica 5 febbraio
Ore 10.00: Accoglienza del Vescovo e Santa Messa alle ore 10.30
Ore 15.30: Incontro con le famiglie
Ore 17.00: Incontro con i giovani
Ore 19.00/20.00: Adorazione Eucaristica con i giovani - Lunedì 6 febbraio
Ore 7.45: Lodi
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 10.00/12.00: Visite ai malati e sacerdoti residenti in parrocchia
Ore 15.00/17.00: Visite ai malati Ore 17.00/19.00: Colloqui personali Ore 18.30: Catechesi agli adulti - Martedì 7 febbraio
Ore 7.45: Lodi
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 10.00/12.00: Visite ai malati
Ore 15.00: Visita alla Caserma dei Vigili del Fuoco
Visita ai malati
Ore 17.00: Celebrazione penitenziale
Ore 19.00/20.00: Colloqui personali - Mercoledì 8 febbraio
Ore 7.45: Lodi
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 10.00: Visite ai malati
Ore 11.00: Visita alla Scuola materna
Ore 15.00/17.00: Incontro con i ragazzi del catechismo
Ore 17.00: Incontro con il C.P.A.E.
Ore 18.30: Incontro il Consiglio pastorale - Giovedì 9 febbraio
Ore 18.30: Adorazione Eucaristica - Venerdì 10 febbraio
Ore 7.45: Lodi
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 10.00/12.00: Visite ai malati
Ore 15.00/17.00: Visita ai malati
Ore 17.00/19.00: Giornata vicariale dello sport - Sabato 11 febbraio
Ore 7.45: Lodi
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 10.00/12.00: Visite ai malati
Ore 15.00/17.00: Giornata dei malati
Ore 18.00: Santa Messa di conclusione della Visita Pastorale.