Le mille facce della città si specchiano tra Istiritta e Carta Loi
di Matteo Marteddu
«Potrebbe essere considerato la più antica sentinella di Nuoro». (M. A. Fadda): torre nuragica e villaggio sul colle di Tanca Manna, da allora, età del bronzo medio, 1500 a.C. Oggi incrocio di simmetria tra la chiesa, parrocchia del Sacro Cuore, centro del quartiere, e il complesso claustrale delle carmelitane scalze. Da qui si osserva, col binocolo rovesciato, questa parte di città, che si muove e avanza verso Badde Thiesi, lambisce quasi l’altra collina. Lì, nuraghe Tertilo, vecchio e cadente, in solitudine insiste a reggere il vento che soffia dalle pendici della valle di Locoe.
Chiesa e parroci nei decenni hanno dovuto fare i conti con questo sviluppo a cipolla, a sovrapposizioni continue, nella fascia tra Istiritta, Cucullio e Carta Loi. E lassù uno dei due villaggi inglobati dentro città. Da qui l’hanno fatta nascere e cullata, poi questa madre nuragica, la città se l’è mangiata. È uno dei sette colli dello sviluppo urbano. Le fondazioni del “Trenino”, delle case a schiera, del manto d’asfalto, nascondono misteri e segreti dell’antico abitato del bronzo antico: solo parziali scavi scientifici testimoniano di tecnologie straordinarie, di fabbrica di utensili in argilla e di una non comune industria alimentare.
Nella sua estensione, il quartiere Sacro Cuore parrebbe una naturale prosecuzione dell’antico confine di Seuna quando questo esplode, frantumato anche dalla “trasversale sarda” Bosa-Orosei, a metà otnon tocento. Il luogo di carri e contadini, quando Nuoro diventa città, la fuga verso Nugoro nobu oppure l’aggressione alla collina, dopo la fontana di Istiritta, dal nome della giovane spagnola che qui, in una casupola bassa e spoglia, pare fosse di discutibili costumi. Lo Stato, il pubblico, ci mette del suo, qui sono le mille facce di una storia urbana di città o forse d’Italia. Dalle “case minime” di regime, agli scatoloni “Fanfani”, il ministro titolare di quel piano nazionale-casa, alle case Gescal, alle popolari, alle cooperative dei professionisti. E il Trenino, vagoni in fila, dagli anni Sessanta, a scalare il colle. Nelle finalità pubbliche, a dare casa a chi casa non poteva permettersi, come i nuoresi sanno, luogo per decenni simbolo di degrado e marginalità. Oggi recuperato alla dignità del tessuto urbano e circondato dal verde del parco di “Tanca Manna”, incastonato in una dimensione archeo-paesaggistica che la Sardegna invidia, nella collina che di anno in anno cambia pelle. Superata la muraglia, ultimo orizzonte, del palazzone Inail, alle sue pendici, ville con stili i più variopinti. Ha trovato approdo quella che un tempo si chiamava la “borghesia” di città e convive con l’edilizia delle zone B, quella intensiva degli anni Settanta e Ottanta, in una ragnatela ancora difficile da decifrare.
Si erge solitario, sulla cima, il convento “Mater Salvatoris”. Idea delle claustrali, andar sempre più su, pur con i piedi ben saldi in terra. Ci ha pensato l’architetto Savin Couelle a tradurre in opera concreta l’intima ispirazione mistica, come loro hanno scritto: «All’interno del nuovo Carmelo, che sostituisce il monastero del rione Istiritta, niente è ripetuto, bensì ogni angolo è inedito, e nuovo: gli scorci, le prospettive, i giochi di luce, gli archi, gli angoli, gli spigoli, a salire».
Quando Monsignor Marcìa, nella sua visita dal 26 marzo, srotolerà la matassa di incroci e strade, seguirà un filo lontano, forse, dalla logica di sviluppo urbano. In realtà, qui, più che altrove, si specchia la città, con contraddizioni e virtù, crescita e sguardi al passato, in un perimetro irrequieto e indefinito. Concentrazione di strutture sportive, campo e piste d’atletica in piazza Veneto, non lontano l’anfiteatro, in attesa di restauri, per ora triste museo delle cere. E ancora la piscina coperta, riferimento per tutto il Nuorese e la palestra Coni, poi il Quadrivio, il calcio, il popolo della domenica, i sogni e le delusioni di generazioni intere. Neanche lo Stato ha lesinato sforzi nel prendersi i suoi spazi: Artiglieria, militi, pochi, con la valigia in mano tra viale Sardegna e Prato Sardo, ancora a metà del guado. Intanto qui, più archeologia che grigioverde e fucili. Lo Stato con gli istituti scolastici, Liceo scientifico, Ragionieri, Professionali, Agrario e persino Università, mimetizzata nelle valli di Carta Loi. Stato col suo volto arcigno e fa buon viso a cattivo gioco, in condominio, stesso palazzo, CGIL che i lavoratori li tutela e Agenzia delle entrate che i lavoratori li spolpa e prosciuga. Non lontano, quel palazzetto grigio, facce tirate, guardinghe, si avvicinano, “cartellina” sotto braccio, è Equitalia. Ma anche Poste Italiane, “madre buona e generosa”, pensioni, vicinanza, fila e chiacchiere, meno banca, più solidarietà, almeno nel marketing. Neanche il commercio, da queste parti, sembra avere logiche strutturate, nella stessa via, angolo con il frutta e verdura, fabbrica del pane, Barber Shop, parrucchiere unisex, sali, tabacchi e valori bollati, gioco del lotto, circoletto di periferia, di quelli “birra e marzianetti”.
Vivere qui è vivere la città, qui è tracciabile la sua storia e richiede un costante forzo di aggiornamento della presenza ecclesiale. Lo sanno e lo vivono, nel loro impegno quotidiano, Lidia Caria, Tore Urru, Giovanni Pira. Da qualche decennio Tore Urru, nati con la parrocchia Lidia e Giovanni. «Venendo da Gavoi, per visitare il primo parroco, don Peppino Murgia, bisognava segnarsi, su mappa, i sentieri. Aperta campagna e si raggiungeva il capannone delle funzioni» – ricorda Giovanni Pira. Quasi ottomila anime, ma la contabilità è variabile: «Ogni giorni si riversano nelle scuole, a pochi passi dalla chiesa, centinaia di giovani. Provengono dalla città e dai paesi. Noi e loro – sostengono Lidia, Giovanni e Tore – due mondi paralleli. La parrocchia riesce a intercettarli, quei mondi ci ignorano. Abbiamo tentato con i nostri parroci. Buco nell’acqua, sinora. Ma non ci arrendiamo. La scommessa è alta per far arrivare il nostro messaggio. D’altronde l’attività delle nostre associazioni ha continuità e costanza nel tempo». I parroci che si sono alternati ci hanno messo del loro, stimolando e incoraggiando la continuità. Da don Giuseppe Murgia a don Ariosto Columbu, da don Giovanni Sanna a don Giovannino Puggioni all’attuale don Piero Mula. Idea di comunità, trasmessa in situazioni di perenne evoluzione. E il lavoro delle associazioni, Azione cattolica, Ordine Francescano, Milizia dell’Immacolata, Vincenziane, Suore Salesiane, Cursillisti, Oratorio, Acli, Anziani, Catechisti. «La forza ci deriva dalla pratica della “carità agìta”, la mensa per i poveri, sabato e domenica. Ma non è mensa, arida, muta, è mangiare comune, noi con loro. E poi con l’emporio solidale, dobbiamo sconfiggere le solitudini, in un tempo che ne produce tante». Perché vi impegnate, questo filo così robusto che vi lega alla parrocchia? «È casa mia, la mia seconda famiglia», dice Lidia. «Riempie la mia vita da cristiano, fiducia da e per i parroci » per Giovanni. «Sono arrivato tardi, mi ha dato il senso comunitario e ne ho scoperto il valore unificante», per Tore. Succede anche questo nella città dalle mille facce, orizzonti incerti. E se grattasse la crosta, scrutando dentro se stessa?
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Il programma
- Domenica 26 marzo
Ore 10.00 Accoglienza del Vescovo e Saluto del Vice Presidente del Consiglio Pastorale
Santa Messa e Celebrazione della Santa Cresima
Ore 15.30 Visita ai malati
Ore 17.30 Celebrazione dei Vespri
Ore 18.00 Incontro con il Consiglio Pastorale Parrocchiale e CAE - Lunedi 27 marzo
Ore 8.00 Dialogo con le persone
Ore 8.30 Lodi del Mattino
Ore 9.00-12.00 Visite ai malati
Ore 12.00 Visita al Liceo Scientifico
Ore 16.00 Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 17.00 Visita ai malati
Ore 18.30 S. Messa
Ore 19.00 Incontro Gruppi Ecclesiali della Parrocchia
Ore 20.00 Incontro Fidanzati in preparazione al Matrimonio - Martedì 28 marzo
Ore 8.00 Dialogo con le persone
Ore 8.30 Lodi del Mattino
Ore 9.00 Visita all’Istituto Comprensivo – Via Aosta
Ore 10.30 Visita ai malati e al Centro diurno in via Galilei
Ore 15.30 Visita ai malati
Ore 18.00 Visita alla Casa di Riposo in via Aosta
Ore 18.30 S. Messa
Ore 20.00 Incontro con i Lavoratori - Mercoledì 29 marzo
Ore 8.00 Dialogo con le persone
Ore 9.00 S. Messa e precetto pasquale delle Forze Armate
Ore 10.00 – 12.00 Visita ai malati
Ore 11.45 Visita all’Istituto Tecnico Commerciale
Ore 16.45 Incontro con i ragazzi del Catechismo
Ore 18.30 S. Messa
Ore 19.15 Incontro con i Giovani e Giovanissimi - Giovedì 30 marzo
Ore 15.30 Adorazione Eucaristica – Confessioni
Ore 18.30 S. Messa per le Vocazioni
Ore 19.00 Incontro con le famiglia (con servizio di baby-sitting per i bambini) - Venerdì 31 marzo
Ore 8.00 Dialogo con le persone
Ore 8.30 Lodi del Mattino
Ore 10.00 – 12.00 Visite ai malati
Ore 12.00 Visite alle scuole
Ore 16.00 Incontro con i Catechisti ed Educatori
Ore 17.15 Incontro Operatori Volontariato
Ore 18.30 S. Messa per i defunti della Parrocchia
Ore 19.15 Via Crucis per le vie del quartiere - Sabato 1 aprile
Ore 8.00 – 9.00 Incontro con i sacerdoti della Parrocchia
Ore 9.30 – 11.00 Visita all’Istituto Professionale (Ipsia)
Ore 11.30 Visita ai malati
Ore 13.00 Pranzo alla Mensa dei Poveri
Ore 16.00 Incontro con il mondo della Scuola e le realtà educative (per tutta la Vicaria)
Ore 18.30 S. Messa di chiusura della Visita Parrocchiale