Le Grazie, una “parrocchia aperta” nel centro della Città e della Sardegna
di Matteo Marteddu
Spesso è solo l’alba, quasi furtivi, varcano la soglia della grande chiesa e si trovano sempre a casa, nella propria chiesa. Le Grazie non hanno un luogo fisico, non c’è stata una volontà precisa che ciò ha voluto, sono i misteri della religiosità e del sentimento di popolo. Sarà così che il 5 marzo, monsignor Marcìa incontrerà una parrocchia particolare dentro la città. Pare non rispondere a canoni di geografia e di confini amministrativi, anche se la sacralità è garantita dal silenzio e raccoglimento, in stridente contrasto con gli stridolii del traffico tra via Lamarmora e via Manzoni. Ecco perché ogni mattina, su quelle gradinate, sono in tanti, con abbigliamenti i più disparati, lingue e dialetti di Barbagia e oltre. E quando il 21 novembre sindaco e consiglio della Città, da tempi immemorabili, offrono ceri votivi, non possono non sentire il peso dell’intera Sardegna, come fosse di tutti quel ringraziamento per la peste scongiurata e per tanti malanni ancora ricorrenti. Su quei ceri si scioglie il voto di intere comunità che sulla gradinata delle Grazie distende angosce e speranze. Insomma parrocchia a porte aperte.
Processo lento, da quel 26 gennaio 1906 quando il vescovo monsignor Luca Canepa conferì all’antico Santuario il titolo di chiesa succursale della Cattedrale. Sulle orme della chiesetta del 1600, impronta dei padri gesuiti di stanza a Oliena e dei pellegrini. Tra quelle mura anguste spazi di serenità, di libertà nella periferia del villaggio. Il possesso e i possedimenti erano nella parte alta, oltre il ponte di ferro, spartiacque tra esistenze di fatiche e di lavoro duro e uomini in doppio petto che frequentavano il Tettamanzi e che dai contadini di Seuna pretendevano l’inchino col berretto tra le mani. Grumo di case basse, stradine a misura di carro, contadini, con il giogo fuori, se potevano. La Nuoro divisiva: o stavi di qua o stavi di là.
Antonio Lutzu, veleggia sugli ottanta. Quando si parla di lui, Geometra Lutzu, una istituzione tra i tecnici comunali: «Avevo dieci anni, sono venuto a Seuna. Hanno preferito la casa dei nonni e bisnonni, invece di Nugoro Novu. Struttura antica, ricca di suggestioni e storie. Su fochile al centro, il forno per il pane, sa ziminera, simboli di vita semplice e fiera. L’ansia della modernità l’ha cancellata qui a via del Pozzo. E i pozzi c’erano in ogni cortile. Zona di compluvi, dice con linguaggio e competenza tecnica. Appena sotto, Fossuloroddu, nome repulsivo, a pelle. Indicava appunto “Su Muntonarzu”, necessario e circoscritto. Comunque tutto scorreva e il ruscello a valle trascinava le nostre storie verso Badde Manna e il Cedrino ». Si chiudeva l’orizzonte tra Istrada ’e sa vena, via Manzoni, via Catte e l’abbeveratoio. Lì sostavano i gioghi di buoi la sera quando il sole si perdeva tra Sa Toba e Badu Orane. E il rientro dei contadini da Sa Tanca ’e S’ena o Funtana Buddia animava i vicoli del vicinato. Confini ben definiti, latteria de Zia Marianna, Sette Fochiles, chiesa Santu Nicola, zona Santu Milianu. Poco o niente è rimasto. «Siamo seunesi e sentiamo l’appartenenza – dice il geometra Lutzu –. Un po’ ci hanno chiuso dentro, l’ha vista la porta? Noi la chiamiamo S’Arcu». Si rincorrono i cognomi, Lutzu, Ganga, Puddu, Catte, Tupponi, Murgia. Rimasta uguale la rete dei vicoli. A misura di carro: «Certo viviamo a stretto giro di gomito con Sas Grassias Bezzas – confida Antonio Lutzu – la nostra radice. Come tecnico ho partecipato al restauro del vecchio rosone, ogni mattina lo sguardo va lì. Anche se irrompono i problemi della nuova parrocchia. Me ne hanno affidato la contabilità, perfetto equilibrio nei bilanci. Almeno in quelli terreni». E quel santuario incastonato dentro Seuna, ad inizio anni Ottanta, ha voluto mostrare i suoi tesori. Rimasero nascosti per troppo tempo e sono stati i gesuiti dopo la presa di possesso nel 1721, a prendere la decisione di imprimere nelle pareti pitture di altissimo valore, non solo educativo, secondo i dettami della controriforma, valore dell’arte. Gli Are, già protagonisti degli affreschi della chiesa del Rosario di Orani della basilica di Santa Maria dei Martiri di Fonni. Pietro Antonio Are e il figlio Gregorio sono lì con il linguaggio semplice ed essenziale, a trasmettere l’immediatezza di messaggi per genti di religiosità profonda, senza fronzoli e piena di speranza.
Ma arrivò il momento in cui il vecchio santuario diventò stretto agli abitanti di Seuna. «Nelle prime ore del pomeriggio padre Francesco Brignano usciva per chiamare i bambini, squillo del campanellino, come per magia, tutti dietro a lui, quasi per festa: era l’ora del catechismo. Molti i bambini, scarso lo spazio tra i pochi banchi. Sopperiva qualche recita, le offerte dei genitori servivano per comprare qualche panca nuova» (Piera Puggioni, Un ricordo antico). In quegli anni difficili del secondo dopo guerra avvenne la costituzione della parrocchia Nostra Signora delle Grazie, Vescovo monsignor Felice Beccaro. Ne affida la comunità ai Padri Oblati di San Giuseppe, in città da qualche anno. Parte la grande iniziativa per la nuova chiesa. Scarna la cronaca della posa della prima pietra: domenica due marzo 1947, alle ore 11 «suggestiva funzione della Benedizione e posa della prima pietra. Subito dopo la Messa letta nel luogo dove dovrà sorgere l’altare maggiore». Cantiere al centro della città, tra cicatrici vive della guerra, povertà vecchie e nuove, indigenze palesi e nascoste. «Nelle cumbessieas o nel cortile della nuova chiesa, si cucinava il minestrone, non solo per i muratori, provenienti da ogni angolo del nuorese, ma per molte famiglie del rione che venivano a raccogliere nei secchielli il pane quotidiano ». Persino il Senatore Mannironi riconosce e annota che «per abbreviare i tempi della costruzione tra le sofferenze e le privazioni del dopoguerra, c’è voluta la costanza e l’audacia dei Padri Giuseppini e in particolare di Padre Giovanni che, di fronte alla Madonna e ai nuoresi, ha un merito grandissimo». Foto ingiallite dal tempo quelle di operai a scavare, carri e buoi a scaricare graniti dalle cave di Mamudine e Sedda Ortai, curiosi a verificare l’avanzamento dei lavori. Il tempo quasi volò via, dieci anni e la nuova chiesa fu benedetta, altri dieci anni per la scuola materna e l’incoronazione della Madonna delle Grazie. Tutto si compie con la forza di volontà. Tanti i protagonisti, sino al parroco attuale Padre Giuseppe Magliani. Protagonismo sobrio, se a Sas Grassias si avvicinano con discrezione da ogni parte di Sardegna.
Sotto navate alte si incrociano volti e storie, carichi di solitudini e smarrimenti in questi insicuri decenni del nuovo secolo. Che la parrocchia operi su trincea avanzata, lo conferma Giovanna Musu che Lavora ai Servizi sociali del comune. E tanto volontariato. È tra i cinque nel motore della mensa dei poveri: «C’è un crescendo pauroso di indigenza, dalla città e dai dintorni. Non solo cibo e vestiario, vite spezzate da solitudini dei tempi d’oggi. E quando verso l’imbrunire, con sguardo perso e passo incerto, si avvicinano alla saletta della mensa, sotto la chiesa, in tanti ormai, trovano ancora qualche punto di certezza, di calda accoglienza». Nuove, drammatiche povertà. Graffiano le coscienze.
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Il programma
- Domenica 5 marzo
Ore 10.00: Accoglienza del Vescovo sul sagrato della chiesa Santa Messa per l’apertura della Visita Pastorale
Ore 16.00: Visita agli ammalati
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.00: Incontro con i sacerdoti della parrocchia - Lunedì 6 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 9.30: Il vescovo è a disposizione per colloqui personali
Ore 10.30: Visita agli ammalati
Ore 16.30: Incontro con i gruppi e Associazioni
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.00: Consiglio Pastorale Parrocchiale e CoPAE - Martedì 7 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 10.00: Visita alla scuola elementare “Calamida”
Ore 11.00: Visita alla scuola materna “Calamida”
Ore 16.00: Visita agli ammalati
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 18.45: Incontro con i catechisti dei ragazzi, Animatori dell’oratorio e Gruppi del Vangelo
Ore 20.00: Incontro artigiani e commercianti della parrocchia - Mercoledì 8 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 9.30: Visita alla scuola materna N. S. delle Grazie
Ore 10.30: Visita alla scuola materna del Cif
Ore 11.00: Visita ammalati
Ore 15.30: Incontro con i bambini e ragazzi del catechismo
Ore 16.30: Incontro ragazzi e insegnanti Scuola di Musica
Ore 18.00: Santa Messa anniversari di battesimo e matrimonio
Ore 19.00: Incontro con le famiglie: genitori dei ragazzi del catechismo, sposi novelli, anniversari di battesimo e matrimonio - Giovedì 9 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.00: “Povertà e Volontariato”, incontro cittadino con il mondo del volontariato - Venerdì 10 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 9.00: Incontro con i sacerdoti della parrocchia
Ore 10.00: Visita agli ammalati
Ore 12.00: Incontro con i volontari della Mensa
Ore 13.00: Pranzo della Mensa Comunitaria
Ore 15.00: Incontro Comunità Ortodossa (Antico Santuario)
Ore 16.00: Adorazione Eucaristica e Confessioni
Ore 18.00: Santa Messa in suffragio dei defunti della parrocchia
Ore 18.45: Via Crucis
Ore 20.00: Incontro con il comitato Sant’Isidoro – Volontari Antico Santuario - Sabato 11 marzo
Ore 8.00: Santa Messa
Ore 8.40: Lodi
Ore 9.30: Visita agli ammalati
Ore 16.00: Incontro con i gruppi ACR e Scouts
Ore 18.00: Santa Messa di conclusione della Visita Pastorale – Festa con le famiglie nel salone parrocchiale