Riforma del processo di nullità matrimoniale
Nel corso della riunione del 1 dicembre 2015, la Conferenza Episcopale Sarda ha affrontato la questione relativa all’attuazione della riforma del processo canonico in materia di nullità matrimoniale emanata da Papa Francesco con il motu proprio “Mitis Judex Dominus Jesus”, che entrerà in vigore il prossimo 8 dicembre 2015.
I Vescovi sardi, accogliendo con viva gratitudine le nuove disposizioni pontificie, che, ribadendo la natura sacramentale del matrimonio cristiano come principio fondante della famiglia, accentuano la premura pastorale della Chiesa nei confronti delle coppie che vivono esperienze coniugali ferite o fallite, hanno concordato alcune linee comuni di azione, atte a recepirne le determinazioni.
La prima e più rilevante novità consiste nel fatto che al processo ordinario, che rimane in vigore per i procedimenti più complessi, si aggiunge quello più breve per i casi di conclamata sussistenza dei motivi di nullità, qualora vi sia la convergente volontà di entrambi i coniugi.
La seconda rilevante novità che abbrevia notevolmente i tempi del processo ordinario è l’abolizione della doppia sentenza conforme. Salvo l’eventuale appello, infatti, la sentenza di primo grado sarà immediatamente esecutiva, senza la necessità di un secondo grado di giudizio che per la Regione Ecclesiastica della Sardegna è il Tribunale del Vicariato di Roma.
Per il processo ordinario, la competenza rimane per ora in capo al Tribunale Ecclesiastico Regionale Sardo (TERS), alla cui cancelleria va presentato il libello.
Il processo più breve, invece, è di competenza del Vescovo diocesano, che, con i suoi collaboratori competenti in materia istruisce il processo ed emette la sentenza, la quale, in mancanza di appello, è definitiva. Il tutto in tempi molto rapidi. Per accedere a questa forma, il libello (= petizione delle parti contenente le ragioni motivate e documentate per cui si chiede il riconoscimento di nullità) va di norma inoltrato al proprio Vescovo.
Qualora o il difensore del vincolo o una delle parti presenti appello alla sentenza del Vescovo, il ricorso in appello va inoltrato al rispettivo Arcivescovo Metropolita. Se poi il ricorso è avverso la sentenza emessa da uno dei tre arcivescovi di Cagliari, di Sassari o di Oristano, l’appello va presentato alla diocesi più antica fra quelle della Metropolia stessa, rispettivamente, quindi, Iglesias, Alghero e Ales-Terralba.
In tutti i processi è sempre possibile rivolgere l’appello direttamente al tribunale della Rota Romana.
Circa l’aspetto economico, rimangono in vigore le attuali norme CEI, che, in ossequio alla raccomandazione di Papa Francesco a non gravare soprattutto su chi versa in particolare difficoltà, assicurano il servizio del gratuito patrocinio.
I Vescovi, infine, accolgono l’invito del Papa ad inserire la sfera giudiziale entro una più vasta e capillare azione pastorale delle comunità parrocchiali, attraverso i sacerdoti, le associazioni e gli operatori pastorali, volta ad accompagnare e sostenere le famiglie e le coppie in difficoltà, facendo sperimentare alle stesse il volto misericordioso della Chiesa, e fornendo anche le dovute informazioni a coloro che fossero nelle condizioni di adire al processo canonico per la dichiarazione di nullità del proprio matrimonio.
Nel prossimo futuro saranno verificate anche le eventuali condizioni e opportunità di istituire tribunali diocesani o interdiocesani per tutte le cause matrimoniali.
+ Sebastiano Sanguinetti, segretario CES