La preoccupazione generale di questo tempo è quella di mantenere il distanziamento, persino il confinamento. Misure naturalmente necessarie in tempo di pandemia, alle quali ci si dovrà attenere con lo spirito di chi accoglie e rispetta le regole con l’obiettivo di evitare contagi, salvaguardando così la salute personale e comunitaria. Il Natale di quest’anno è sottoposto a vincoli ai quali non eravamo abituati, che limiteranno quasi totalmente i contatti e finiranno per consegnarci un 2021 senza i consueti festeggiamenti. Accostarci all’evento della nascita di Gesù ci chiama – in verità, non solo in questo tempo – ad accettare la fragilità della nostra umanità, assunta comunque totalmente dal Dio fatto uomo. Sarà l’occasione per chiederci nuovamente in quale Dio crediamo, riflettendo se la sua immagine in noi è divenuta una stanca e ripetitiva abitudine, molto lontana da quello che i Vangeli ci dicono e che Gesù stesso ci rivela. Inutile negare che le molte storie ferite di questa interminabile stagione stanno influendo sulla nostra immagine di Dio, soprattutto quando i linguaggi e le pratiche religiose non riescono a dare una risposta autentica alle domande sulla vita, sottoposte a diversi risvolti di natura psicologica. Penso a chi si è abituato a un Dio immaginato idealmente come risolutore di tutti i propri problemi, una scorciatoia nella quale poter sfuggire le questioni del vivere e del morire, come un comodo rifugio in cui ripararsi. Questa immagine, non aiuta ad affrontare con coraggio e responsabilità le difficoltà della vita e fa di Dio una caricatura. Penso a chi non riesce ad allontanarsi da un’immagine di Dio che ha il dito puntato sull’umanità, pronto a castigare più che a perdonare e che si diverte a “mandarci la croce” che meritiamo. Un giudice cioè spietato e sempre pronto a fissare le colpe, più che a renderci nuove creature con la sua misericordia. Penso, ancora, a chi si è illuso di poter fare a meno di Dio, relegandolo in ambiti insignificanti e privilegiando la scienza e la tecnica come suoi sostituti. Un Dio esiliato per far posto solo all’uomo. Penso a tante immagini di Dio distorte o illusorie, che in realtà, ancora una volta, proprio il Natale manda in frantumi, parlandoci invece di un Dio vicino e avvicinabile, mai distante e mai indifferente alla nostra storia. E più forte che mai viene il desiderio di dire: “Ritorna, Signore!”, vieni a trovarci nei luoghi dove ci siamo smarriti, vieni a visitare questa terra e a intenerirti davanti ai volti provati e alle vite desolate. Ci manchi! Manchi a questa storia che grida la voglia di futuro e che non vuole accontentarsi di sopravvivere, ma vuole recuperare – grazie a Te – nuove ragioni di vita e di speranza. Continua a manifestarti il Dio-con-noi, a commuoverti e a brindare con noi alla vita che vince ogni morte. Tu che sei un Dio fatto uomo, confermaci ancora una volta che arrivi nel cuore di ogni debolezza, firmandola con la tua presenza e inaugurando un tempo di consolazione e di fiducia. Con te le distanze sono annullate e l’abbraccio è sempre infinito. Buon Natale! Non riesco a pensare a un Dio che interrompa il suo amore o che scelga di essere muto o lontano da chi lo cerca o lo invoca nella prova. Buon Natale! Che Dio ci aiuti a superare gli ostacoli e le barriere e a riempire di pace e di gioia la terra.
✠ Antonello Mura