Nel giorno di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia e Patrono di tutta la Chiesa, il mio messaggio di incoraggiamento e di speranza porta con sé il desiderio di raggiungere tutte le persone delle due diocesi, con un sguardo affettuoso in particolare per quanti, a causa dell’epidemia da coronavirus, sono sottoposti a una dura prova, contagiati o in quarantena, e a coloro che negli ospedali di Nuoro e Lanusei, in qualità di medici, infermieri e operatori sanitari sono sottoposti nella loro ammirabile dedizione a rischi e tensioni che vanno al di là della loro indubbia professionalità.
Pensando alla nostra gente, e mantenendo uno sguardo più ampio, accogliamo ogni giorno come Diocesi tutti i dati che si susseguono con sentimenti e sensazioni contrastanti, alternando l’apprensione alla paura, senza però perdere – e ne abbiamo bisogno! – la fiducia nelle istituzioni sanitarie e pubbliche e, sarete d’accordo con me in Dio, che sta permettendo questa dura prova a tutta l’umanità.
San Giuseppe ci insegni la pazienza e anche la discrezione, caratteristiche che ritrovo in tanti che operano nel silenzio per il nostro bene, spesso ignorati o ritenuti a torto assenti perché lontani dal clamore pubblico. Non si può certo dimenticare che siamo in una situazione complessa, e i mutamenti avvengono da un momento all’altro. La prima speranza è che ne diventiamo consapevoli, generando prima e immagazzinando dopo nel nostro cuore tanta voglia di riscatto e voglia di ripartire.
Nutro la speranza, confortata da molti esempi, che credenti e non credenti lavorino insieme, perché viviamo una prova inedita che ci cambierà. Ma solo se lo vogliamo davvero ci cambierà in meglio e, magari, ci porterà a edificare una comunità finalmente più solidale.
Con la nostra gente sono grato ai sacerdoti e ai diaconi, alle religiose e a tutti coloro che nel campo della vita quotidiana continuano a dire parole di speranza, soprattutto quando arrivano richieste non solo di pane e di medicine, ma di affidamento e di fede. Grazie perché lo fanno anche solo con un sorriso, un dialogo magari per telefono, con la premura per gli ammalati e gli anziani, senza far perdere entusiasmo e fiducia ai ragazzi e ai giovani. Un bel segno di condivisione lo vivrò domani alle ore 10.00 con i sacerdoti e i diaconi di entrambe le Diocesi, meditando davanti a Gesù Eucaristia un brano biblico.
Per la Chiesa nuorese in particolare è un momento triste, di preghiera costante per due sacerdoti trovati positivi al virus, grande prova anche per i loro familiari. Un altro presbitero è in quarantena precauzionale. Siamo addolorati, e ci affidiamo ancor di più al Dio della vita, vincitore della morte.
Ci siamo impegnati in questi giorni, in collaborazione con l’ASSL, l’unità di crisi e le forze dell’ordine a comunicare alle persone che avevano avuto contatti con loro di seguire le procedure previste. Non sono mancati purtroppo falsi allarmi e notizie ingannatrici, persino imbarazzanti, provenienti da persone spaventate ma che potevano cercare in ben altro modo la verità dei fatti. I sacerdoti insieme con me sono disponibili a comprendere e a chiarire, e nessuno si è sottratto ai propri impegni di accompagnare chi cercava sostegno e incoraggiamento.
Stasera, alle ore 21.00 affideremo la nostra preghiera a San Giuseppe e alla Vergine Maria, quest’ultima venerata con diversi titoli in ogni parte delle nostre due Diocesi. Un invito rivolto a ogni fedele, ad ogni famiglia, ad ogni comunità religiosa, che acquista nella fede un significato simbolico di supplica e che unisce l’intero Paese. La proposta è anche di esporre alla finestra delle case un piccolo drappo bianco o una candela. L’emittente Tv2000 a livello nazionale offrirà la possibilità di condividere la preghiera.
Unito a voi con il mio abbraccio incoraggiante
Antonello Mura, vescovo
Nuoro-Lanusei 19.03.2020