Un’omelia a misura di ragazzi per spiegare il senso di un gesto, lavare i piedi, eloquente com’è l’Eucaristia. Lavare i piedi è servire, significa essere eucaristia gli uni per gli altri. Lo testimonia il racconto stesso dell’istituzione del sacramento come quello che narra la lavanda dei piedi, entrambi si concludono con lo stesso comando di Gesù: fate questo, fatelo anche voi. Il servizio è farsi qualcosa per l’altro, farsi servi, farsi niente per l’altro, farsi cibo. Gesù l’ha fatto per noi – ha spiegato il Vescovo rivolgendosi in modo particolare ai bambini e ai ragazzi della parrocchia di Sant’Igazio di Loyola a Oliena dove ha presieduto la Messa nella Cena del Signore.
Lavare i piedi significa prestare attenzione all’altro, prestare attenzione a tutti. C’è chi è come Giuda, occorre prestare attenzione anche a lui, ai cattivi, a quelli che ci tradiscono, quelli che hanno fallito, gli ultimi.
C’è poi Pietro, oggi è il Papa: saprei lavargli i piedi? Servire il Papa è pregare per lui – ha suggerito.
C’è Giovanni, il più giovane. Servire i giovani significa cercare il loro bene, fare in modo che possano crescere nell’amore di Dio.Infine c’é anche Bartolomeo, il giusto, quello buono. Anche i buoni meritano il servizio.
Questo stile – ha concluso il Vescovo – deve manifestarsi prima di tutto in casa, con i genitori, il marito, la moglie, i suoceri. Senza il servizio anche le ore passate in chiesa perderebbero di significato.
Con la lavanda dei piedi termina la Quaresima, era cominciata con la cenere sul capo, finisce con i piedi lavati. La Quaresima è il tempo necessario per andare dalla testa ai piedi, per arrivare a mettersi al servizio, mettersi il grembiule quando la tentazione è di smetterlo.
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