La chiusura della Visita a Siniscola

«Stiamo con il Signore»

 

Un invito, quasi un appello, lasciato da monsignor Marcìa come messaggio al termine della Visita pastorale a Siniscola: «Sforziamoci di stare con il Signore» – ha ripetuto più volte. E lo ha detto prima di tutto agli ammalati, alle persone inchiodate dalla sofferenza al letto o alla poltrona di casa e che ha avuto modo di incontrare nei giorni precedenti, facendosi loro prossimo e “amico”, come ha detto. A loro ha dedicato il primo pensiero, giunto nelle case attraverso le onde della radio: «Abbiamo iniziato la Visita pastorale con l’icona del Cristo risorto e abbiamo detto che vive in mezzo a noi, cammina con noi, è con noi accanto a quel letto, a quella poltrona che ti inchioda perché non ti puoi muovere, non hai nessuno che ti porti fuori: Cristo è lì, ed è accanto a chi fatica nel lavoro, a chi non riesce a cogliere il senso di una società da cui si sente abbandonato, e lì accanto».
Dalla liturgia di questa XXV domenica del Tempo ordinario, celebrata nella serata di sabato 23 settembre, è arrivata una spinta in più: “Il Signore è vicino a chi lo invoca”, si è ripetuto nel Salmo responsoriale, e ancora nella lettura di Isaia: “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino”. «Il Signore è accanto a noi – ha commentato il Vescovo – ma ne sentiremo la vicinanza se lo invochiamo, certo dopo tanti anni a letto, bloccato, viene da reagire come Giobbe, perdere la pazienza anche con Dio, ma lui è lì accanto, è vicino a chi lo invoca. “Cercate il Signore”, noi a volte lo invochiamo quando ci siamo allontanati. “Cercate il Signore mentre si fa trovare”, – ha proseguito – tante volte si fa trovare nel dolore, nella fatica, in quella situazione familiare tutta particolare. “Invocatelo…”: siamo presi dal nostro vivere e del Signore ce ne ricordiamo di tanto in tanto, se ce ne ricordiamo », ma Isaia indica la strada e nella stessa logica si muove anche la pagina del Vangelo. «Certamente – ha sorriso monsignor Marcìa – non avremo voluto Gesù come datore di lavoro, uno che dà la stessa paga a chi lavora un’ora e chi lavora otto ore… ci ri- belleremo, ma abbiamo sentito la parabola, il Regno dei cieli è proprio così: ma come, essere sottopagati, sfruttati nel lavoro? No, non è questo che dice, il Signore ha un altro messaggio ». La parabola presenta un padrone che esce in piazza in varie ore della giornata per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna: Questo padrone è sempre in uscita – ha spiegato il Vescovo –, per andare dove? A cercare me che nella mia vita quotidiana, distratto, l’ho perso perché sto cercando altro. E cosa vuole da me? Che svolgiamo tutto il lavoro della vigna? No, non ci chiede quel tipo di lavoro, mi vuole dentro la vigna, poi farò quel che posso».
A questo punto nasce una domanda: «Noi dove siamo? In piazza o nella vigna? Non importa ciò che facciamo, dove siamo? Sono con lui o me ne vado per conto mio?».
Nel proseguire l’omelia il Vescovo ha ripercorso alcuni incontri avuti durante la settimana, «ho trovato una comunità molto ricca, ricca di spirito interiore» – ha affermato, dicendosi colpito da diverse realtà, in particolare tutte quelle associazioni che dedicano attenzione agli altri, «è bello, è una potenzialità da coltivare».
Questo lavorare nella vigna del Signore, come ha ricordato anche la preghiera di Colletta, rende beati, la paga più bella è infatti «stare con il Signore. La disgrazia è essere lontani da Lui, certo nella malattia sembra difficile, siamo portati a pensare che siamo grandi perché possiamo muoverci, possiamo fare – ha detto rivolgendosi agli ammalati nelle case – no». Ecco allora il messaggio della Visita pastorale: «Per favore, sani e ammalati, sforziamoci di stare con Lui».
Un ultimo pensiero dalla seconda lettura, Paolo dice ai Filippesi: “Cristo sarà glorificato nel mio corpo…”, un pensiero ancora ai malati, “vivere è Cristo, morire un guadagno”: «Ecco la realtà del nostro essere cristiani, allora capisco anche quelle coppie in cui uno è ammalato e accudito dal coniuge, è lì che sta il matrimonio, la famiglia, quello è amore: è così il nostro amore con il Signore? Ecco stare dentro la vigna, non importa se siamo della prima o dell’ultima ora, stiamo con Lui». Paolo aggiunge “per voi è necessario che io rimanga nel corpo”: ecco – ha aggiunto il Vescovo – è il servizio all’altro perché insieme possiamo incontrarci con il Signore, insieme stare con Lui. Allora non dobbiamo più quantificare i nostri sacrifici, no, è da quantificare solo l’amore tra noi per raggiungere Lui e stare con Lui, il risorto che invochiamo e proprio perché lo invochiamo è accanto a noi».
Al termine della celebrazione il parroco don Salvatore Orunesu ha voluto «ringraziare il Signore per il grande dono che ci ha dato e con Lui ringraziare le persone che hanno collaborato per far sì che la Visita pastorale desse dei risultati: il Vescovo che con grande amore a Dio e spirito di servizio alla Chiesa ha condiviso con noi tutte le iniziative comunitarie vivendo a pieno il suo ministero di pastore, sentendo l’odore delle pecore di questa porzione del gregge di Cristo che vive a Siniscola. Grazie – ha proseguito – ai malati che ci hanno accolto con gioia e commozione, al Consiglio pastorale per la preparazione e sensibilizzazione, alle autorità civili, scolastiche, militari, alle associazioni, gruppi, movimenti, confraternite, priorie, comitati, aggregazioni laiche, ai bambini, ragazzi, giovani e ai loro catechisti ed educatori. È stata quella della Visita pastorale occasione per sentirci chiamati all’inizio del nuovo anno ad andare a lavorare nella vigna del Signore, quella vigna – ha concluso – che aspetta che andiamo e ci invita a partecipare sicuri di essere sempre da Lui accolti e apprezzati».
Prima della benedizione finale, monsignor Marcìa ha benedetto una semplice croce di legno realizzata dai ragazzi della parrocchia che «hanno capito cosa vuol dire e l’hanno espressa così, la benedirò e darò benedizione nel segno della croce che i ragazzi ci offrono, non un ornamento prezioso ma un semplice legno che ci ricorda che in quella croce Dio ci ha salvati». (fra.co.)

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