«La Cattedrale sia luce come la Galilea delle genti»
La Cattedrale sia come quella Galilea delle genti narrata dal profeta Isaia, terra di passaggio obbligato nella quale il Popolo ha visto la luce di Cristo. È questo uno dei messaggi centrali dell’omelia del Vescovo a conclusione della Visita pastorale nella parrocchia di Santa Maria della Neve, «una comunità che mi è molto vicina essendo la comunità della mia Cattedrale, della mia Chiesa» – ha detto. Le letture del giorno hanno poi suggerito altre considerazioni, riassunte nell’invito a guardare avanti lasciando il passato alle spalle e a continuare a fare ciò che si fa quotidianamente ma in modo nuovo, come i pescatori chiamati da Gesù.
Mentre fuori imperversava la bufera che ha quasi messo in ginocchio la città, con il sagrato della Cattedrale al buio, all’interno del tempio risuonavano le parole del profeta: la prima Lettura, tratta da Isaia, «ci invita a guardare avanti, non indietro – ha detto il Vescovo –, ad un cammino verso la luce: “il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce”. È curioso che questa grande luce l’ha vista nella Galilea delle genti. Chi è stato in Terra Santa – ha spiegato – sa molto bene che si trova all’incrocio della via del mare, una terra da cui devono passare tutti i popoli che dall’interno devono raggiungere il mare. Quella luce è Cristo, non possiamo non passare per Cristo».
Lo stesso concetto appare anche nel Vangelo, che dopo aver ripreso il passo di Isaia prosegue: “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino”. «Noi – ha detto ancora monsignor Marcìa – storpiamo, interpretiamo e traduciamo quel passo dicendo “Convertitevi perché il Regno dei Cieli sta arrivando”. No – ha affermato – è vicino, ce l’hai addosso, apri gli occhi e guarda, ci sei dentro, sei dentro il Regno dei cieli, il Regno dei Cieli incombe, ce l’hai accanto, apri gli occhi!». Ma per arrivare a questo occorre convertirsi. Come? Ritorna ancora il tema della luce: «Da chi ci facciamo abbagliare, chi è che ci abbaglia nella nostra vita? – ha domandato il Vescovo. Qual è la luce che illumina le nostre scelte quotidiane? Quale logica c’è nella nostra vita?».
Il Vangelo di Matteo prosegue con la chiamata dei due fratelli, Simone e Andrea, a loro il Signore dice “Vi farò pescatori di uomini”. «Dove sta allora la conversione? – ha ripreso il Vescovo. Nel continuare a fare ciò che stiamo facendo ma in modo totalmente diverso. I due fratelli Pietro e Andrea erano pescatori, Gesù non ha detto “venite a me e vi farò impiegati”… no, vi faccio pescatori. E allora sei padre di famiglia? Continua a fare padre di famiglia ma in modo diverso. Sei madre? Operaio? Datore di lavoro? Vescovo? Continua a fare ciò che fai ma in modo diverso. Qui sta la nostra conversione, altrimenti il Regno dei Cieli cammina con noi, siamo affianco al Regno dei Cieli ma non ci entriamo mai perché facciamo le nostre scelte anziché le scelte per entrare nel Regno».
L’invito alla conversione prosegue con i consigli di Paolo, che monsignor Marcìa trae dalla seconda lettura: “Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire”. «Viene in mente – ha sorriso il Vescovo – il detto “Chentu concas, chentu berrittas”… siate unanimi nel parlare – ha ripetuto – un’unanimità che dà da solo quella luce in quell’incontro di popoli che non possono non passare lì. Così sia per la Cattedrale, da qui passano tutti. Siamo luce per tutti quelli che passano?».
“Unanimi nel parlare perché non vi siano divisioni ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire”: direbbe Luca “essere un cuor solo e un’anima sola”. «Mi verrebbe voglia di fare una domanda provocatoria: io sono così?» – ha domandato il Vescovo. «Lasciamo il passato alle spalle, guardiamo avanti, vediamo la luce. Lui, il Cristo, non altro».
Prosegue la lettera di Paolo: “Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: ‘Io sono di Paolo’, ‘Io invece sono di Apollo’, ‘Io invece di Cefa’, ‘E io di Cristo’. È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?”. «In Cristo sono stato battezzato e Cristo è la mia unica luce» – ha chiosato il Vescovo.
Al termine della riflessione «vorrei lasciare alla comunità, alla parrocchia, questo messaggio – ha detto il Vescovo. È la lettura di questa domenica, non l’ho scelta io, la liturgia ce la pone dinnanzi, prendiamo questa lettura e facciamone un emblema, un motto, un proposito per poter camminare guardando avanti, lasciamo alle spalle il passato, non ci interessa, andiamo avanti. Guardando avanti, lì dove è sorta una luce, lasciamoci abbagliare, prendere, da quella luce – ha concluso – e quanto più quella luce illumina le nostre scelte quotidiane, personali, di associazione e movimenti, come comunità parrocchiale, tanto più entreremo e entriamo nel Regno dei Cieli».
Nel saluto di ringraziamento al termine della celebrazione l’amministratore parrocchiale don Antonello Tuvone ha ripercorso le giornate della Visita pastorale come «vissute nell’ordinarietà della vita, non abbiamo fatto vedere una comunità diversa da quella che è. Abbiamo fatto quasi tutto, ciò che stava più a cuore era visitare i malati, ne abbiamo visitati quasi 50. Per loro è stata una grande gioia il passaggio della benedizione di Dio, un momento di grazia, forse l’esperienza più bella di questi giorni». E poi gli incontri nelle scuole, nelle caserme della Guardia di Finanza, dai Carabinieri, e ancora gli incontri con i bambini e le famiglie.
«Questa Visita non sia come i fuochi d’artificio – ha detto don Tuvone –, il passaggio lasci traccia profonda nei cuori. Comunione, unità, concordia, famiglia, questa dovrebbe essere ogni parrocchia, in particolare la Cattedrale. Cogliamo e viviamo questo messaggio, non si conclude il nostro camminare insieme – ha concluso, assicurando la preghiera per il ministero del Vescovo». (fra.co.)