«Una comunità in cui ciascuno abbia il suo spazio e il suo senso»
Una scatola, una bussola, un binocolo, un puzzle. Alcuni doni portati all’offertorio dai ragazzi appena cresimati hanno offerto al Vescovo spunti di riflessione validi anche per gli adulti.
La scatola: «dentro ci sono i nostri sogni, speranze, le cose belle, le amicizie» – hanno scritto i ragazzi. «Guardatevi bene in quella scatola – ha detto loro il Vescovo – lì dentro, nei vostri sogni, c’è il vostro cammino, la vostra chiamata, la vostra vocazione, il vostro futuro, c’è quello che vi realizzerà veramente». E ha proseguito, «sarebbe interessante a noi adulti fare la domanda opposta: quello che noi siamo è davvero bagaglio nostro? della mia scatola? dei miei sogni? Oppure sto andando così dove il vento tira, e mi spinge…».
La bussola, donata «affinché ognuno riesca a trovare la direzione giusta». Ma «qual è nel Regno dei Cieli la direzione? » – ha domandato monsignor Marcìa. «Cara comunità, siamo capaci a reggerci in piedi l’un l’altro? Quella bussola vuol dire essere noi stessi, uscire da noi stessi per trovarci, accanto c’è una comunità, è capace a tenermi in piedi come uomo? Nella mia identità? Oppure sono lasciato per conto mio, magari in nome della libertà? Ma dov’è la comunità, l’aiuto che ci diaci mo vicendevolmente? Abbiamo perso la bussola perché ognuno va per conto suo. Ci dobbiamo invece aiutare perché nessuno cada».
Il binocolo poi, «ma non giratelo! » ha ammonito. «Se preso nella direzione giusta avvicina le cose, se lo girate le allontana, gli altri diventano lontanissimi. Il prossimo dovete invece sentirlo più vicino ». Agli adulti ha chiesto invece di vedere che abbiamo fratelli, sorelle, congiunti che magari non consideriamo per via di un metro di terra dato in più all’uno o all’altro, «che comunità è allora?» Il puzzle infine, «ogni pezzo rappresenta ciascuno di noi parte della tua Chiesa» – hanno affermato i ragazzi. «Se volete davvero gustare chi siete dovete esserci tutti – ha detto loro il Vescovo. Un puzzle se manca un pezzo è rovinato e quel pezzo per conto suo non ha senso. Ciascuno è un tassello del mosaico che è il Regno dei Cieli in mezzo a noi. Ciascuno nella comunità ha il suo spazio, per favore non cedetelo a nessuno, è vostro. Senza quella collocazione non siamo nessuno, ciascuno di noi perde senso, non possiamo abdicare».
L’inizio dell’omelia è stato centrato invece sul Vangelo delle Beatitudini e sul Regno di Dio. Dov’è il Regno – ha chiesto il Vescovo. Una voce di bambina, la voce dell’innocenza ha risposto: «è dappertutto ». «Sì, il Regno è qui, è tra noi, siamo noi» – ha ripreso il Vescovo. La chiave è crederci o meno, se Cristo è risorto «non è che in mezzo a noi».
Quali sono le nostre abitudini? – ha poi domandato. «Se le nostre abitudini sono verso il bene abbiamo le virtù, se sono verso il male sono vizi. Il Regno dei cieli è questo, pieno di vizi e pieno di virtù, virtù e vizi che convivono, ecco il Cristo piagato, quella piaga del Cristo è il mio vizio.
Come convivono nel Regno dei cieli, queste due realtà convivono nel mio cuore».
Lo Spirito che i ragazzi ricevono nella Cresima – ha proseguito – «non fa violenza nella nostra libertà, se sbagliamo abbiamo voluto sbagliare nella nostra libertà. Con questa logica comprendiamo il Vangelo di oggi». Le beatitudini sembrano fare a pugni con la realtà, “Beati i poveri”… «Ce la prendiamo con i grandi e i potenti – ha affermato monsignor Marcìa – ma nel mio cuore? nella comunità? in questo Regno ci sono vizi e virtù».
Allora «dobbiamo noi cambiare atteggiamento, è la presenza del Cristo risorto in mezzo a noi. Se dubito non ci sono. Se osservate le otto beatitudini dicono che c’è un Dio fra di noi, Lui in mezzo a noi rende beati. Lui mi rende me stesso, realizzato, felice. Quella è la felicità più grande, al di là che il portafoglio sia fine o spesso».
Poi ancora una richiesta agli adulti: «Questi ragazzi si stanno affacciando alla vita, sono inseriti da tempo in questo Regno dei Cieli, però trovano noi adulti che forse li stiamo un po’ sballottando, forse dobbiamo essere più coerenti».
L’ultima parola sulle due letture. «Considerate la vostra chiamata» – ha scritto Paolo. «Ciascuno è chiamato al Regno dei cieli, a vivere questo Regno, per favore non tradiamo la nostra chiamata» – ha detto il Vescovo, e infine, con le parole della prima lettura l’invito a «cercare il Signore».
Al termine della celebrazione il parroco Totoni Cossu ha voluto esprimere a nome della comunità al Vescovo «un grazie sincero, di cuore per il dono del suo essere stato con noi in questi giorni, per tutto quello che ci ha donato nella preghiera, nella celebrazione, nella parola, nell’affetto, nel condividere con noi questo breve tratto di strada».
Ha poi richiamato una immagine, dal primo giorno della Visita pastorale: «Domenica scorsa – ha ricordato il parroco – abbiamo chiesto al Vescovo di guidarci anche fisicamente dalla chiesetta del Santissimo Salvatore a qui, è la strada che vogliamo seguire. Vogliamo camminare con lei, che lei attraverso la parola, la dottrina, la preghiera, ci guidi e ci porti a incontrare e vivere con il Signore ». Grazie infine ai ragazzi, alle famiglie, alle catechiste, «la bellezza di una assemblea come questa vogliamo viverla sempre».
Prima della benedizione l’ultimo pensiero di monsignor Marcìa. «A volte – ha detto – pensiamo “Dio si sarà dimenticato di me? Dio avrà perso fiducia?” Forse quello è il momento in cui noi stiamo perdendo fiducia in lui, in cui dubitiamo di Lui. La cosa più bella è che Lui non dubita mai di noi, Lui sa come siamo fatti e lui non dubita mai, crede in noi. Dobbiamo avere la certezza – ha concluso – che per lui siamo qualcuno, che per lui siamo talmente importanti che ha sacrificato il suo Figlio».
Fuori dalla chiesa già ardeva il fuoco di Sant’Antonio rimandato per il maltempo della settimana precedente, l’ha benedetto il Vescovo, perché fosse simbolo di una fede che arde e non si spegne. (fra.co.)
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