La chiusura della Visita a Loculi

Una semina in attesa di buoni frutti

Ai ragazzi che hanno ricevuto la Cresima: «Siate testimoni nel vostro ambiente»

 

«Per vivere nell’amore la pienezza della legge del Signore, lasciamoci tritare come i chicchi di grano, separiamo la crusca: diventiamo buona farina per fare ostie consacrate». Con questa efficace sintesi finale sabato 19 novembre monsignor Mosè Marcìa ha impartito la benedizione che ha concluso la visita pastorale a Loculi. Sette giorni a contatto con una realtà composita, scoprendo una vivacità per certi versi inaspettata in questo piccolo borgo di 500 abitanti a otto chilometri dal mare, incastonato tra le spiagge di Orosei e i primi contrafforti del Montalbo, con una sua economia legata alla terra e a un turismo le cui potenzialità sono in gran parte ancora da sfruttare, come evidenziato anche dal sindaco Alessandro Luche e dagli amministratori comunali, riprendendo quanto sintetizzato nel sito internet istituzionale: «L’Amministrazione ha programmato una serie di interventi per valorizzare le tradizioni e le bellezze naturalistiche e archeologiche del territorio al fine di creare nuove opportunità economiche per la propria comunità. Fra le iniziative promosse, la realizzazione di un parco urbano, la promozione de “Sa domo de sas artes e de sos mestieris”, il percorso itinerante dei murales, il centro sportivo comunale, il progetto Area, percorsi di trekking, ripristino della viabilità rurale».
In questa realtà il vescovo si è ritrovato anche ad alzare la voce quando, incontrando allevatori e imprenditori agricoli, ha messo in guardia dall’adagiarsi sull’assistenzialismo, spiegando che non tutto può essere chiesto agli altri, che le colpe non sono solo esterne, che una realtà si modifica in positivo anche e soprattutto con l’impegno personale, partendo dalla propria azienda. Un messaggio che monsignor Mosè ha voluto rafforzare nell’omelia conclusiva rivolgendosi ai dodici ragazzi in procinto di ricevere la cresima per ricordare che «Gesù con 12 apostoli ha cambiato il mondo: voi dovete cambiare Loculi». Ragionamento basato sulle letture e in particolare sulla lettera di san Paolo agli Efisini: «Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace». E se Paolo parla di «un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati», i giovani – sapendo che ogni arto ha un ruolo nell’armonia dell’unità – hanno un diritto e un dovere: «Cambiate la testa di questa gente, guardate che avete la possibilità di cambiare la nostra testa», ha detto il vescovo sottolineando che «parlando con voi trovo che tutti volete la stessa cosa. E allora non facciamo come quando in oratorio si gioca al tiro alla fune, tirando uno da una parte uno dall’altra, tiriamo, tirate, tutti dalla stessa parte e smuoverete, smuoveremo, un carro carico di pietre. Vi do la cresima, vi do lo Spirito Santo perché possiate davvero testimoniare nel vostro ambiente, qui, la vostra vocazione. Dovete essere autentici, capaci, forti».
E gli adulti? «Siete qui per qualcosa di importante e se siamo qui per una cosa di più importate siamo, come comunità, impegnati affinché questi ragazzi crescendo ci diano delle lezioni di unità, ci diano lezioni di coerenza. Siamo tutti responsabili di questi giovani. Essere qui oggi, davanti a loro, davanti alla cresima che ricevono, davanti alla chiusura della visita pastorale, proviamo a prendere un impegno: camminare accanto all’altro, costruendo con l’altro, aiutando l’altro ad essere se stesso. Aiutandoci tutti – ha sottolineato il vescovo dall’altare – davvero trasformiamo tutto e riusciamo a fare cose migliori di quelle che pensiamo di riuscire a fare, perché tra l’altro non siamo soli. Non siamo soli. Questi ragazzi che con la loro adolescenza vi creano anche problemi e preoccupazioni, portano oggi in famiglia un grande dono: lo Spirito d’amore, lo Spirito Santo che è Dio Amore. Ci fanno un regalo e allora, con Dio Amore in casa, noi adulti riusciamo a impegnarci per rispettare questa nostra vocazione?».
Ognuno, insomma, ha il dovere di seminare, nonostante la parabola del Vangelo di Luca si sia appena soffermata sulle sementi destinate a non dare frutto quando cadono nella strada, nelle rocce o tra i rovi. Anche a Loculi, come in tutte le tappe della sua visita pastorale, monsignor Mosè ha trovato «un terreno fertile ma un po’ arido». Metafora perfetta in un periodo dove la siccità di questi mesi aggiunge problemi a problemi. «Provate in un pezzo di terra asciutta a buttare tre-quattro secchi d’acqua e pochi giorni dopo vedrete che nasce qualcosa», ha detto tra l’altro il vescovo nella sua omelia, «se non lo innaffiate si secca di nuovo, ma se continuate a dare acqua l’erba cresce alta. Infatti, sono bastate poche gocce, come quelle cadute in questi giorni nelle nostre campagne, non è che abbia piovuto, eppure venendo da Nuoro qui a Loculi trovi quell’erbetta che inizia a crescere. C’era sete prima, c’è tuttora siccità, ma sono bastate poche gocce per far venir fuori quella peluria verde». Inoltre «Luca ci fa capire brutalmente che terreno siamo. Noi ce la prendiamo perché non piove, ce la prendiamo per tante altre cose che vanno male, ma siamo abbastanza chiusi in noi stessi e non riusciamo a cogliere tutto: vedete, il Signore non gioca al ribasso, non risparmia. Perché se uno di noi va a seminare, non semina come il Vangelo ci descrive oggi. Eppure è parola di Dio, ma il Signore non ci sta insegnando a seminare: Gesù ci sta dicendo che il seme della parola di Dio cade anche dove quasi certamente non attecchirà, nella strada, in mezzo alle spine, nelle rocce. Questa è la parola di Dio che ci viene data in abbondanza. Ecco, il seminatore sparge seme dovunque, anche nel mio terreno, a casa mia, nella mi testa, nel mio cuore, butta anche lì: la responsabilità non è del seme che non germoglia, ma del mio cuore che non accoglie, non accetta. Andando via da questa comunità porto con me una sensazione che vorrei lasciare a voi: non siamo terreno da buttare, forse un po’ terreno arido spaccato dalla siccità, però basta che ci alimentiamo con un sorso d’acqua e siamo capaci di germogliare».
«Veramente convinto» che la semina della visita pastorale «darà buoni frutti» si è detto il parroco di Loculi don Carlo Sedda nel ringraziare il vescovo «per la sua semplicità e la sua concretezza, attenta a ognuno di noi: si è calato nel nostro vissuto di ogni giorno con il suo portare speranza, il suo dare fiducia, il suo confidare sempre nel Signore ma nel contempo dando quella testimonianza preziosa che ci incoraggia a riprendere il nostro cammino veramente con nuovo slancio, con nuova speranza. Grazie di cuore monsignor Mosè – ha concluso don Sedda – per la sua presenza in questi giorni, per la sua vicinanza. Ringraziamo il Signore che ci ha dato la possibilità di vivere con gioia questa settimana. Il Signore la ricompensi per il bene che ci ha dato, per le belle parole, per i consigli che ci ha elargito. Buon proseguimento nella sua visita pastorale, il Signore la ricolmi di ogni grazia e di ogni bene».

m.t.

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