La chiusura della Visita a Budoni e Brunella

«Sappiate portare Cristo all’umanità sofferente»

 

Fare in modo che tutti possano incontrare Cristo, è questo il compito che il Vescovo ha voluto lasciare alle comunità di Budoni e Brunella al termine della Visita pastorale. Si sono conclusi con una Celebrazione della Parola i dieci giorni di permanenza di monsignor Marcia nell’estrema periferia della diocesi, quel lembo di Gallura affacciato sul mare e punteggiato di piccoli borghi «immersi in una natura che – come ha affermato il Vescovo – non può che portare a lodare Dio».
Proprio da questo concetto è voluto partire nella sua riflessione: «Se anche avessimo dei dubbi, delle perplessità sulla presenza di Dio dati dalla fatica di un dolore, dalla malattia, dalla vecchiaia che ci toglie le forze – ha detto – la natura vi porta a Dio, un Dio che vi ricorda “Io sono in mezzo a voi”. Ma Cristo è presente anche al di là della natura – ha proseguito – nella vita di ciascuno». Se all’inizio della Visita pastorale il Vescovo ha detto di essere qui per condividere la fatica della fede, al termine del suo itinerario invita a «confessare la presenza misteriosa ma reale di Dio nella storia di ciascuno». E lo ha sottolineato con forza monsignor Marcìa, di fronte a una comunità nella quale due estremi paiono non incontrarsi, nella quale non tutto ciò che luccica è oro, perché «accanto alle bellezze e alle ricchezze convivono sacche di sofferenza nelle quali – ha detto rivolgendosi ai fedeli – vi invito a cogliere Cristo vivo, piagato, e a vederlo nei vicini, in chi sta male». Per esprimere ancor meglio il concetto si è servito della lettura degli Atti degli Apostoli, l’incontro tra Filippo e l’eunuco. «L’eunuco – ha spiegato il Vescovo – è un povero che non conosce Dio, che fa fatica a leggere la parola di Dio perché non la coglie, non la sa penetrare, anche se lo interroga. Lo Spirito prende Filippo e lo mette sulla strada dell’eunuco. Filippo, che nel gruppo dei Dodici è l’intellettuale, gli si accosta, gli fa cogliere il senso della Parola, lo battezza cioè lo porta alla comunione con Dio e poi sparisce, non c’è più, va altrove lontano dove deve ancora annunciare la Parola». Tutti siamo allora chiamati ad essere come Filippo, «servire perché l’altro si incontri con Cristo e poi farsi da parte: ciascuno deve allora portare la gioia di Cristo risorto in quelle strade della nostra comunità in cui è maggiormente visibile il suo corpo piagato, sofferente».
Un altro pensiero monsignor Marcìa lo ha tratto dalla lettura del Vangelo, un passo di Marco nel quale Gesù scaccia uno spirito muto da un fanciullo. Anche noi siamo spesso muti – ha detto il Vescovo – perché presi da tante tensioni altre, da tanti demoni, i nostri interessi, le nostre chiusure e piccolezze, il nostro guadarci in cagnesco. E ci rendono muti davanti al prossimo sofferente che sta accanto a noi. Se volete fare del bene non dovete fare chilometri, lo avete affianco». Il modo per uscire dal mutismo lo indica il Signore stesso quando dice: “Questa specie di demoni non si può schiacciare se non con la preghiera”. «Il modo per uscire è pregare, “ma se non so pregare?” “Prega”. Come se voglio imparare a nuotare l’unica cosa da fare è buttarsi così è per la preghiera».
In ciascuno è presente un po’ di Filippo ma anche un po’ dell’eunuco, «abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro e se vogliamo essere così dobbiamo imparare a smettere di essere muti, imparando a pregare personalmente e come comunità» – ha sottolineato ancora il Vescovo.
Un’ultima parola ha voluto spendere per i giovani che ha incontrato al campo sportivo: investite su quei ragazzi, ne vale la pena – ha detto –. Ho trovato dei ragazzi puliti, trasparenti, belli, ecco siate dei Filippo con loro aiutandoli a non sporcarsi, aiutandoli a crescere, ad incontrarsi con il Signore».
Infine, insieme alla commozione per il saluto al parroco don Giovanni Maria Chessa che lascia definitivamente la comunità per servire a Nuoro le parrocchie della Cattedrale e del Rosario, la richiesta di una preghiera.
E con una preghiera ha dato voce ai suoi parrocchiani don Chessa: «Dio – ha detto rivolgendosi al Vescovo – la ricompensi di ogni passo che ha messo nella nostra comunità parrocchiale. E se questi passi noi li ricorderemo in benedizione per la sollecitudine con cui ha visitato gli estremi e la periferia della nostra diocesi, Budoni e Brunella, chiediamo al Signore che la ricompensi raccogliendo frutti spirituali, soprattutto nella comunione tra i sacerdoti e tra i fedeli, gruppi e associazioni. Come piccola comunità – ha proseguito – sappiamo come sia duro e difficile camminare insieme proprio per la situazione delle nostre parrocchie, le assicuriamo la nostra preghiera perché il Signore le dia la gioia di scomparire dal nostro cuore perché possa davvero risplendere solo lui e dopo che ha predicato e seminato il Signore le riservi quella parte di riposo spirituale nel godere e nel vedere che la sua fatica ha prodotto frutti». Una preghiera alla quale – si spera –, dopo averlo avuto accanto nella Visita pastorale in questi ultimi due anni, possano unirsi i fedeli di tutte le comunità della diocesi. (fra. co.)

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