Nelle prime ore della mattinata di oggi è tornato alla casa del Padre don Giuseppe Ruiu.
Nato a Siniscola il 20 marzo del 1933, don Ruiu è stato ordinato sacerdote a Roma da monsignor Giovanni Canestri il 19 marzo del 1963.
Le esequie saranno celebrate nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Nuoro domani 25 agosto alle ore 11.
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A RICORDO DI DON GIUSEPPE RUJU
“O Gesù che io sia tuo sacerdote nel portare la tua Croce, nel diffondere la tua Grazia, il tuo perdono, la tua Carità, facendomi tutto a tutti”.
Con queste parole il 19 Marzo 1963 cominciava il ministero sacerdotale di un giovane religioso degli Oblati di San Giuseppe, proveniente da Siniscola; queste espressione, scritte nell’immaginetta ricordo della sua Ordinazione, celebrata a Roma per l’imposizione delle mani di Mons. Giovanni Canestri, non sono solo le pie aspirazioni di un sacerdote all’inizio del suo cammino, ma sono soprattutto la sintesi della sua esistenza e il testamento che lascia a ognuno di noi, in particolare a noi, suoi confratelli.
È proprio a partire da ognuna di queste espressioni che possiamo fare nostra la testimonianza che lui, nella sua semplicità di uomo e di prete, ci ha lasciato nei suoi 82 anni di vita e 52 di sacerdozio.
“O Gesù”. Tutti ricordiamo la sua energica predicazione e la sua fede incentrata su Cristo e sul mistero eucaristico, e la sua insistenza nel ricordare ai suoi parrocchiani l’importanza di una sana devozione, che non termina di fronte ad un simulacro o un santino, ma ha come vertice l’incontro con una persona vera, che si fa compagno di strada. Aveva una devozione particolare verso Maria, che tanto ha pregato fin dalla sua giovinezza e che lo ha accompagnato nel suo itinerario sacerdotale, soprattutto con il titolo di Nostra Signora di Fatima, nella Parrocchia per la quale ha speso anni di instancabile ministero;
“che io sia tuo sacerdote”. Questa seconda espressione riassume il profondo legame del suo essere e della sua scelta vocazionale a Cristo, incarnandola nelle comunità nelle quali ha operato: come religioso soprattutto nel Santuario delle Grazie a Nuoro e, nei primi tempi, come missionario in Brasile; come presbitero incardinato nella nostra diocesi soprattutto nei 21 anni di servizio come parroco a La Caletta, dove si è dimostrato padre attento, guida forte e saggia, figura tenace, schietta nei rapporti, a volte anche con il rischio di sembrare impopolare, ma con la convinzione di voler difendere non le sue prerogative bensì la Chiesa che egli serviva.
“nel portare la tua Croce”. La sofferenza fa parte della vita di ogni uomo, e ha fatto parte anche della sua: non solo quella fisica, vissuta soprattutto negli ultimi anni, ma anche quella recatagli da tanti, anche fra i membri del clero, che non hanno mai voluto accogliere il suo stile un po’ severo, ma in fondo pieno di umana comprensione.
“nel diffondere la tua Grazia, il tuo perdono, la tua Carità”. Ogni buon sacerdote sa diffondere attorno a sé la carità pastorale, come ha insegnato Cristo con la sua vita e missione. Per me e per mio fratello Roberto è stato un maestro nel farci comprendere qual’era e qual è la strada che dobbiamo percorrere: quella verso il sacerdozio. Le sue premure nei nostri confronti (prima come chierichetti e poi come seminaristi) sono state ricambiate con la nostra scelta di intraprendere il suo stesso cammino, che per me è giunto a compimento il 30 Aprile 2011, giorno in cui, dopo il Vescovo, è stato tra i primi ad impormi le mani. Ora attendeva di vedere sacerdote anche Roberto, che lui stesso aveva battezzato e seguito nel percorso iniziale del seminario: sicuramente parteciperà alla gioia di quel giorno dal cielo.
“Facendomi tutto a tutti”. Quest’ultima espressione, tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi, esprime la sua dedizione e il suo impegno profuso in modo speciale nella Parrocchia de La Caletta, nella quale si è impegnato per creare anzitutto un clima di comunità, entrando nelle case e soprattutto nelle famiglie, tenendo i contatti con i suoi parrocchiani, offrendo la sua ospitalità a chiunque si presentasse per parlargli. A testimonianza visibile del suo operato restano il tanto sognato prolungamento della chiesa, la realizzazione della casa parrocchiale e del saloncino, il progetto e il finanziamento per il rifacimento del cortile antistante la chiesa.
A noi, insieme ai familiari e in particolare alla sua amata nipote Rolly, che lo ha seguito per tanti anni, ed è stata il suo sostegno nell’ultimo periodo della sua esistenza, non resta che pregare per lui, ringraziare il Signore per averci donato un pastore consapevole dei suoi limiti, ma che non aveva paura di stare con le sue pecore, indirizzandole verso l’incontro con quel Cristo a cui ha dedicato tutto sé stesso.
Don Andrea Biancu – Nuoro, 25 agosto 2015