Domenica 13 novembre in Cattedrale, alla conclusione del Giubileo della Misericordia e del Convegno pastorale diocesano, il Vescovo ha ordinato diaconi Roberto Biancu, Giovanni Cossu ed Emanuele Martini. Proponiamo di seguito il testo dell’omelia di monsignor Mosè Marcia e il saluto rivolto ai presenti al termine della celebrazione.
Ordinazione Diaconale di Emanuele, Giovanni e Roberto
Cattedrale 13 novembre 2016
Chiusura dell’Anno Giubilare della Misericordia
di + Mosè Marcia
Tre motivi ci spingono a dare gloria a Dio e vivere questo momento rendendo grazie al Signore! La chiusura del giubileo della Misericordia che la Chiesa ci ha regalato; La chiusura del Convegno Pastorale Diocesano che ci ha visti impegnati in un percorso di stile sinodale e come tale molto arricchente. Il dono dell’Ordine Sacro nel grado del Diaconato che verrà tra poco conferito a tre nostri giovani che decidono Cristo per tutta la vita.
Oggi la nostra Chiesa diocesana è in festa: Emanuele, Giovanni e Roberto vengono annoverati tra i Leviti nel terzo grado dell’Ordine Sacro. Il ministro sacro, è un uomo di Dio non se è inscritto in uno dei tre gradi dell’Ordine Sacro, ma se Dio è con lui e lui con il Signore, ogni giorno, nelle prove della vita e nella festa della salvezza ritrovata
Papa Francesco, continuamente ci ricorda che dobbiamo tornare alle periferie della nostra società per ridire Gesù a tutti, portare quello che abbiamo veduto e udito agli altri, attraverso quel processo interiore che il grande sant’Agostino esprime con una forte sintesi: “Meditata aliis tradere”. Cioè insegnare e proclamare quanto abbiamo sperimentato. Saremo credibili nella misura in cui diamo agli altri ciò che noi per primi abbiamo sperimentato nella nostra interiorità.
Si può essere facilitati in questo se saremo capaci come Pietro e Giovanni, a correre insieme verso la tomba vuota, Giovanni, più giovane, arriva prima, vede il sudario e i teli ma non entra: lascia che sia Pietro per primo a entrare vedere e testimoniare. La Chiesa di Cristo si vive insieme, ciascuno nel suo ruolo all’interno della comunità. “Nella Chiesa la comunione è per la missione”. (SanGiovanni Paolo II)
Imparate subito a lavorare in fraternità, senza fughe, senza andare a cercare di meglio, senza presumere di trovare il vostro comodo. Chi si isola non ha capito che Gesù stesso ne chiamò dodici, perché stessero con Lui e con ciò stesso annunziassero che il Regno di Dio è vicino e possibile. Questo è il senso dell’obbedienza che voi, Emanuele, Giovanni e Roberto, stasera promettete al successore degli Apostoli, il vostro vescovo, chiunque esso sia, comunque egli si chiami.
Richiamiamo il testo degli Atti, quando gli Apostoli subito dopo l’Ascensione, ritornarono a Gerusalemme dal monte degli Ulivi e “Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi” (At 1, 13).
Entrati in città… salirono nella stanza al piano superiore…:
La vita della Chiesa, di ogni ministro del vangelo, ma anche di ogni cristiano, sta tutta qui, su questi due fuochi: la città e la stanza al piano superiore, la strada e il cenacolo.
Entrarono in città! Cioè là dove il Signore li inviava; videro quello che sarebbe stato il loro campo d’azione, il luogo dove essi erano stati chiamati a recarsi per portare l’annuncio del Risorto
…Salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: dove, in qualche modo, abitavano…: quella stanza era diventata la loro casa, la casa della Chiesa…. Lì gli undici “erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui” (At 1, 14).
Oggi viene chiesto a voi tre e a ciascuno di noi questa bilocazione, che è propria sia della vita cristiana sia del ministero ordinato, sempre che l’una e l’altro siano autentici!
“Entrare in città”, ritrovare la ragione d’essere del nostra vita cristiana. «Essere evangelizzatori autentici … sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore. La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo» (EG 269)
Carissimi, Emanuele, Giovanni e Roberto, attenti, corriamo tutti il rischio di crearci zone di fuga, anche se a volte hanno il pretesto della spiritualità. Essere però fedeli a Dio significa saper restare dentro la storia, dentro la realtà, dentro l’umanità, abbracciando questo mondo, dove il Verbo si è incarnato.
Allo stesso tempo: “Salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi”
“Salire alla stanza superiore”, alla “sala dell’amore”, per non perdere la voglia di amare, per non cedere alla stanchezza e non vedere più il Suo Amore. Per credere sempre più che Lui ci ama e che vale la pena amare, nonostante tutto.
A tutti noi è chiesto di ritornare alla “sala dell’amore”! là riascoltare le sue Parole d’amore, poggiare il capo sul suo petto come Giovanni, ritornando alla sua vita, ai suoi gesti e alle sue parole: Perché non si spenga il fuoco che Lui ha messo in noi.
Il Signore ci dia di perseverare in quella sala; perseverare nella preghiera e nella comunione, gustando la bellezza di essere con Lui e con i fratelli e vivere la gioia di essere Chiesa!
Emanuele, Giovanni e Roberto, voi dovete rimanere sempre diaconi! I preti e i vescovi devono rimanere diaconi, altrimenti non saranno né buoni preti né buoni vescovi…
La gente vedendo voi, ciò che sarete, ciò che farete e direte, possa sentire la voglia di domandarvi: perché spendere la propria vita per gli altri?
Stiamo chiudendo la Porta Santa del Giubileo!
Dice Paolo nella seconda ai Corinti: Affidandomi questo ministero, Dio mi ha accordato la misericordia…: A tutti in questo anno giubilare è stato offerto un tempo prezioso di misericordia e di conversione.
Riconosciamoci sempre così … oggetto della misericordia di Dio: Dio, chiamandoci al ministero ordinato ci mostra misericordia, perciò non ci perdiamo d’animo. «La Misericordia è il secondo nome dell’Amore»; cioè, il modo in cui si è reso visibile, in Gesù Cristo, il volto misericordioso di Dio Padre, perché non c’è prova d’amore più grande che dare la vita per i fratelli. Proprio ciò che ha fatto Nostro Signore sul legno della Croce, e noi dobbiamo seguire le sue orme. (Papa Francesco, Allocuzione nell’Angelus, 6-IX-2015.).A voi prossimi diaconi dico richiamando me stesso e tutti noi allo stesso messaggio: cercate di compiere i vostri doveri con abbondanza di misericordia; trattando con delicatezza soprannaturale e umana le persone che troverete sulla vostra strada, guardate l’umanità come un’eredità che il Signore deposita nelle vostre mani.
Per questo con le parole di Paolo agli Efesini vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità (Ef 4, 2). Ossia in ognuno di voi la carità acquisti la forma di carità pastorale, ministeriale. I vostri compiti specifici — la predicazione della parola di Dio, l’amministrazione dell’Eucaristia e la partecipazione nelle cerimonie liturgiche, il servizio agli altri — siano sempre una dedizione generosa e felice a tutti nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. Fatelo con gioia! e conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace (Ef 4, 3).
“Entrati in città”! Con Papa Francesco che a Firenze invitava: “Sognate anche voi questa Chiesa” abbiamo riflettuto nel Convegno Ecclesiale, in modo sinodale: “Sogniamo anche noi questa Chiesa”. Nel Convegno, specialmente nella 1° fase, è stata ricchezza già il semplice incontrarsi dei consigli pastorali parrocchiali nelle diverse foranie, e il desiderio di farlo ancora!
Consegno oggi alla nostra Chiesa di Nuoro il frutto del Convegno, che ci deve trovare tutti uniti nell’adempierlo:
– lo stile sinodale nell’essere Chiesa e nell’attuare gli obiettivi del Progetto pastorale diocesano
– Una Scuola della Parola con un mini percorso biblico.
– Illuminare con l’Evangelii Gaudium, le nostre scelte pastorali
– Iniziare una Pastorale Giovanile con due giovani per parrocchia
– Dare formazione ai componenti dei Consigli Pastorali Parrocchiali.
Dalla GMG di Cracovia è giunto un messaggio: Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani…, che non vogliono vivere la propria vita “a metà”, pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per noi. Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo.
Carissimi tutti e in particolare voi Emanuele, Giovanni e Roberto, mi pare un ottimo messaggio per attuare con la nostra diaconia quanto il Convegno Sinodale Diocesano ci ha voluto indicare.
Ogni diacono – in un certo modo tutti noi – è insieme apostolo e servitore, mai “schiavo” dell’agenda e sempre capace di “trascurare gli orari” per aprire spazi ai fratelli, secondo lo stile di Dio, improntato alla “mitezza”, alla “misericordia”.
Quando Gesù dice mettetevi all’ultimo posto accanto ai poveri e agli emarginati, non ci vuole dare una lezione di galateo, ma di vita!
Cari fratelli e sorelle, e voi giovani «Gesù è il Signore del rischio, è il Signore del sempre “oltre”. Per seguire Gesù, bisogna avere coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ci aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella che nasce dall’amore di Dio».
Rimettere Dio al primo posto è la “password” che spalanca finestre vere di dialogo con la vita!
Carissimi Emanuele, Giovanni e Roberto, vi affido alla Vergine Maria, Madonna della Neve, nostra patrona, alla Serva del Signore; anzi alla Sposa! Pensando a Lei, per tutti noi, per me, e soprattutto per voi, domando:
Non come un servo, pure se buono e fedele, vorrei servirti Signore, ma come una sposa che vive per lo Sposo, che non vede l’ora che ritorni a casa, che per lui e per i figli e per la casa fa ogni cosa.
Dio ci benedica!
***
Saluti finali al termine della celebrazione
Prima dei Riti di Conclusione del Giubileo Straordinario e della Benedizione, sento di dover dire una parola di ringraziamento per quanto quest’oggi abbiamo potuto celebrare.
Un grazie al Signore, che col Suo Infinito Amore, ha avuto ancora uno sguardo di tenerezza verso questa Sua Chiesa che è in Nuoro, dandoci tre vocazioni al Presbiterato. Lui il Signore chiama sempre, chiama perché ama, e solo chi di noi ama sa percepire la Sua chiamata all’Amore.
Grazie a voi Emanuele, Giovanni e Roberto, perché avete aderito e risposto con generosità alla Sua Chiamata, inizia ora il vostro vero cammino di risposta alla Sua Volontà, sia una risposta che di giorno in giorno cresca nella generosità e nella abnegazione.
Grazie alle vostre famiglie. Vi hanno accolto come dono nella vita, sono state la culla della vostra fede. In seno alla vostra famiglia avete imparato cosa vuol dire amore, dono, abnegazione, gioia, sacrificio.
Care famiglie, grazie! Anche per quei momenti di tensione che lungo il cammino dei vostri figli avete affrontato e vissuto! Anche per voi la vocazione dei vostri figli è un momento di fede, tante volte condiviso nel dubbio, nell’incertezza, ma anche nell’abbandono nel Signore, così come ogni atto di fede comporta. Grazie! autentiche chiese domestiche, per il vostro dono alla Chiesa!
Grazie alle vostre comunità parrocchiali, così ben rappresentate dai vostri parroci e non solo. Sono loro che vi hanno accolto il giorno del vostro Battesimo e in seno a loro vi siete accostati al Sacramento dell’Eucaristia, in loro avete sperimentato la Riconciliazione, atto della Misericordia Infinita di Dio. Ogni volta che ritornate nella vostra parrocchia non dimenticate mai di rinnovare la vostra fede al fonte battesimale dove avete ricevuto l’abbraccio della Chiesa che vi accoglieva. Grazie anche a tutti i sacerdoti che hanno guidato e guidano quella vostra comunità parrocchiale, essi vi hanno incoraggiato nei momenti in cui ha tentennato in voi il tono della risposta al Signore che chiamava.
Grazie ai seminari che vi hanno accolto, accompagnato, guidato, spronato, corretto, incoraggiato! Grazie al seminario minore e ai superiori che volta per volta si sono alternati! Grazie al seminario maggiore, quello Regionale di Cagliari, il cui Rettore Mons. Antonello Mura, non ha potuto essere presente fisicamente per un improvviso disguido, ma con un messaggio assicura la Sua presenza spirituale e la Sua preghiera! Grazie al Seminario di Bergamo, rappresentato qui dal Vice Rettore Don Loran Tomasoni, per quanto ha fatto, come Chiesa sorella, accompagnando Roberto nel tratto finale del percorso seminaristico.
Cari giovani, osservate quante persone vengono coinvolte e con tanta fede generosamente si pongono al servizio della persona che il Signore ama e chiama! La vocazione è veramente una cosa troppo importante e seria se la Chiesa usa tante energie per curarle e accompagnarle.
Ringraziamo tutti insieme questo amore infinito di Dio verso la Sua Chiesa che si è manifestato oggi con il dono del Diaconato a questi tre nostri amici e per tutti i benefici spirituali dell’anno giubilare che ufficialmente chiudiamo ora secondo le disposizioni di Papa Francesco.
+ Mosè Marcia