Natale, un tempo per ritrovare la propria anima
Angelo Casati in “I giorni dello stupore” ricorda come degli Indios, un gruppo, ingaggiati per una spedizione archeologica in America Latina, vengono trovati un giorno accoccolati, in cerchio, in silenzio. A chi tentava inutilmente di smuoverli risposero: “Correvamo troppo. Abbiamo dovuto aspettare che le nostre anime ci raggiungessero!”
Natale. Tempo di sosta per ritrovare se stessi, la propria anima!
Presepe. Lo componiamo a nostra immagine. Vi poniamo tanto movimento, il nostro. Animali al pascolo, pastori a lavoro, l’artigiano nella sua bottega, una donna con la brocca e tanto altro movimento, magari meccanico o elettrico…. poi una grotta … una capanna, statica! Giuseppe e Maria in adorazione, chini sulla fragilità somma: un bimbo appena nato!
Natale! Ma, chi è l’uomo? Quella fragilità?
Pilato, lo mostrò, legato, una corona di spine, sanguinante, uno straccio rosso sulle spalle, tra le mani una canna: “Ecce Homo”! Ecco l’uomo! Contempla la tua fragilità!
Sei preoccupato, e fai bene a esserlo, per le spese e non hai soldi! Non sai come chiudere il mese! Tuo figlio vuole affrontare la vita e non sei in grado di dargli una mano! Nel giornale, che non puoi comprare, lo sbirci dal tuo vicino occasionale o al bar, nessuna bella novità! Meridiana non ti fa volare, Clivati-polimeri non ti fa lavorare, Abbanoa non ti disseta, Equitalia ti disidrata!
Forse indaffarati come i personaggi del presepe stiamo correndo troppo.
Fermiamoci un attimo davanti alla fragilità di quel bimbo che è in noi, davanti alla nostra fragilità.
Natale. Momento di riscoperta di noi stessi, momento di contemplazione di chi siamo: fragilità somma, ma amata da Dio, il vero, l’unico Dio, che per me si è fatto con me fragilità!
Fermiamoci, aspettiamo che le nostre anime ci raggiungano!
Buon Natale!
+ Mosè, vescovo