Dalla pandemia alla guerra. La Quaresima di quest’anno ha tutte le caratteristiche per farci desiderare una vera Pasqua (passaggio) dalla morte alla vita. Dopo la diffusione dei contagi da Covid-19, senza confini né sicurezze, anche i giorni di guerra in Ucraina evidenziano le incertezze e le fragilità di un mondo che sa globalizzare anche le tensioni e le paure.
Con questi scenari come fare Quaresima? Un’immagine mi accompagna: abbiamo bisogno di una penitenza coraggiosa e disciplinata, simile alla pazienza di chi al semaforo aspetta che il rosso diventi verde. Una disciplina che prepari l’incontro con l’amore di Dio, considerando che il nostro amore è sempre imperfetto e anche condizionato.
La Quaresima, inserita nell’anno liturgico, occorre quindi inventarla ogni giorno per ricominciare a convergere verso Cristo, diventando consapevoli del dono ricevuto con la fede. In questo cammino siamo come dei viandanti che aspettano una vita più autentica e l’alba di un nuovo mattino, quello di Pasqua. Accettare pazientemente il “rosso” è come essere coscienti dei propri limiti, evitando visioni individuali, egocentriche e frettolose, senza profondità; atteggiamenti che portano alla superficialità personale e all’impazzimento collettivo. E molti scenari di questo tempo lo dimostrano.
La conversione passa da una certezza: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, parole che Dio rivolge ad Adamo dopo il peccato (Genesi 3,19). Esse, più che attribuire un castigo, esprimono che cosa è l’uomo se guarda se stesso senza una Parola che ne sveli il significato nascosto. Se osserva soltanto la propria esistenza, che altro può essere o dire un uomo?
Ricordare che siamo polvere ci libera da molte arroganze e da mille illusioni e, persino, dalla paura dei potenti, come il profeta Isaia che ha trovato la libertà di sbeffeggiare la prepotenza del re di Tiro di salire in cielo, sopra le stelle, per erigervi il suo trono: “Invece sei caduto dal cielo, sotto di te si stendono le larve, i vermi sono la tua coperta” (14,11-12). È vero: quanto sono ridicole le arroganze dell’uomo!
La liturgia, invitando l’uomo a ricordarsi della sua polvere apre lo spazio all’ascolto della Parola di Dio che gli indica un ben altro destino. Solo chi prende coscienza della propria provvisorietà e debolezza, ha uno sguardo pulito e libero, capace di scorgere la potenza salvifica dell’amore di Dio.
“Che cosa è l’uomo?”, si chiede il salmista (Salmo 8). Sapientemente non pone la domanda a se stesso, né agli altri uomini, ma a Dio. Per conoscersi guarda in alto. Chiedesse soltanto a se stesso la propria identità, concluderebbe semplicemente di essere polvere. Guardando invece verso Dio si accorge di una verità che lo riempie di stupore e di gratitudine.
La Quaresima rende consapevoli di questo cammino e ci impegna perché “ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata” (Isaia 40,4).
Dove porta allora la Quaresima? Dio vuole accompagnarci verso una terra che sia per tutti e per ognuno ricca di armonia e di pace, sul modello di quella che ci attenderà alla fine dei tempi. Anticiparla il più possibile, grazie al semaforo verde, fa sperimentare già da ora il passaggio dalla morte alla vita.
+ Antonello Mura