Anni fa, per il Giubileo della Redenzione, fummo sollecitati ad “aprire le porte a Cristo”, e nuovamente ci troviamo sulla porta di una casa, invitati ad entrare, non soltanto per conoscere una famiglia che vi abita, ma la famiglia, non una qualsiasi, ma la nostra, con luci ed ombre, gioie e speranze, difficoltà e problematiche.
È quello che vuol fare l’Esortazione sulla Gioia dell’amore che ha già cinque anni, da quando Papa Francesco – dopo i due sinodi sulla famiglia che avevano posto sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale ed avevano permesso di allargare lo sguardo sull’importanza del matrimonio e della famiglia – ce l’ha donata ravvivando la nostra consapevolezza.
Fino a qualche tempo fa, parlando della nostra Sardegna e delle sue qualità, forse avremmo parlato dell’ospitalità, del valore della parola data, della famiglia, eppure tanti segnali ci indicavano che stavamo soffrendo l’impoverimento della “nostra” famiglia tradizionale e l’individualismo stava facendo breccia nelle nostre sicurezze ed i nostri “luoghi comuni”.
Ma ecco il documento Amoris Laetitia che ci vuole richiamare su tante cose forse date troppo per scontate, mentre ci troviamo in un momento di crisi, di ripensamento, di rafforzamento delle nostre convinzioni, di una “rifondazione” su Dio, anche Onnipotente, ma prima di tutto Padre e Tenerezza.
È bene che riprendiamo il documento e lo teniamo sempre a disposizione, come dovremmo fare con la Bibbia, o almeno il Nuovo Testamento, nelle nostre case, come libro di sapienza, come libro della nostra storia, una storia che supera cognomi o regionalismi, ma che ci viene presentata come la storia di Dio che da sempre si muove nella nostra storia di uomini. Per confrontarci con quella storia sua, che dovrebbe essere anche nostra, nella quale possono esserci infedeltà e grandi dimenticanze da parte nostra, ma anche la sicurezza e la stabilità di Dio verso ciascuno di noi. Non diamo per scontata, né per saputo nella nostra vita personale e comunitaria, come persone, o come credenti o come comunità, la gioia dell’amore. Ed allora, accettando l’invito del Papa siamo noi a bussare alla porta per entrare, con rispetto, nelle diverse case.
Ci capiterà di entrare in casa di Abramo o di Davide, o di Giuseppe, ed in ciascuna di esse troveremo la vita che si sviluppa, con caratteristiche diverse: l’abbandono fiducioso alla volontà e alla chiamata di Dio; oppure infedeltà e contese interne ma anche capacità di riconoscersi fragili e peccatori ma anche amati, comunque, da Dio misericordioso; l’attenzione verso l’altro, riconosciuto misterioso “luogo d’incontro” con Dio.
Che bello poter ricuperare la dimensione “artigianale” della famiglia, quando i genitori diventano i primi maestri della fede per i loro figli, nel loro lavoro, ministero, missione, realizzato da persona a persona, senza accettare la tentazione della massificazione, riconoscendo la diversità di ciascuno e la loro esistenza aperta alle vocazioni personali.
Dinamica artigianale che si preoccupa anche del dettaglio, della particolarità di ciascuno pur nelle difficoltà che si possono incontrare nella vita: a volte mancanza di lavoro, insicurezze che assalgono la famiglia ma riscoprendo la grande forza della tenerezza dell’abbraccio in cui, purtroppo, tante notizie ci parlano della tragedia che in tante famiglie si vivono per la violenza assurda di persone che in qualche momento hanno anche parlato di amore e di futuro ed invece hanno ucciso per non voler riconoscere che in quel lavoro artigianale era mancato qualcosa.
Forse l’apprezzamento sincero per l’altro, forse quell’attenzione delicata che è rispetto ed affetto insieme, alla fine l’amore, quello semplice, capace di dire tre parole importanti: grazie, scusa e per favore.
Con la capacità quotidiana della scoperta della novità di ogni giorno, senza cadere nella routine che appassisce anche le cose più belle riconoscendo che ogni casa è un candelabro / nel quale le vite degli uomini divampano / come candele isolate / ed ogni nostro passo / cammina sopra dei Golgota (Jorge Luis Borges, Calle desconocida).
Giampaolo Muresu