“Ogni casa è un candelabro”. Con linguaggio semplice e concreto Papa Francesco vuole richiamare la nostra attenzione sulla dinamica portante della vita di coppia e di famiglia, cioè sull’amore. Speriamo che chi varca la soglia della nostra casa si senta accolto, amato, trovi calore umano, unione, condivisione di dolori e gioie, di fatiche e speranze. L’impegno alla fedeltà, all’educazione, al rispetto di sé stessi, degli altri e della natura, al «lavoro che sia parte fondamentale della dignità della vita umana» (Amoris Laetitita 23), non è facile e il nostro amore può indebolirsi. Nella nostra quotidianità «possiamo riscontrare… che la Parola di Dio è compagna di viaggio» delle famiglie e «indica loro la meta del cammino» (AL 22).
Tante volte abbiamo sperimentato che quella pagina della Sacra Scrittura letta, ascoltata, meditata, era proprio giusta per noi, ci ha dato la risposta che cercavamo, il coraggio necessario per affrontare una difficoltà o una malattia, la capacità di ringraziare. In questo modo la nostra famiglia si nutre di amore e lo diffonde, diventa feconda, diventa “immagine di Dio”.
Nel secondo video di presentazione dell’Amoris Laetitia, riferito al primo capitolo dell’enciclica, Papa Francesco ci chiede: «Come ci immaginiamo l’amore di Dio? Esiste al mondo una realtà concreta che ci aiuta a vedere con i nostri occhi questo amore? Certo che esiste! È la famiglia! L’immagine di Dio che si riflette nell’uomo e nella donna, nell’amore coniugale: “scultura” vivente che manifesta Dio». Ancora al n. 10 di Amoris Laetitia sottolinea che: Sorprendentemente, l’“immagine di Dio” ha come parallelo esplicativo proprio la coppia “maschio e femmina”. Durante una catechesi sul matrimonio nel 2014 disse che «L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale, l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due». Creando l’uomo e la donna a sua immagine, Dio ci ha creati per amore, ma anche ci ha creati per l’amore e capaci di amare. Per questo Dio ha fatto un segno, un grande segno sulla terra, quasi a voler dire «se vuoi trovarmi, vieni ti faccio vedere un mio segno: la famiglia! Un padre, una madre, i figli, tante vite, una sola vita».
La famiglia è il segno visibile di un Dio invisibile che ama, dona, genera, trasmette vita e gioia. Come accade nella Trinità. E la coppia è l’immagine più forte della Trinità. Una volta ci hanno chiesto perché tanti sposi si separano, si tradiscono, si feriscono. In queste coppie non c’è l’immagine di Dio? Non è facile rispondere.
Ci viene in mente un gioco che facevamo da bambini, scrivevamo delle parole su un foglio con il succo di limone, le parole erano invisibili, ma, se si avvicinava una fonte di calore, si potevano leggere. Nella coppia è come se Gesù avesse impresso la sua immagine sul foglio del loro matrimonio con il succo di limone. La ha impressa, ma è invisibile. Per renderla visibile bisogna avvicinarlo ad una fonte di calore.
Anche ad una semplice candela che genera luce e calore e rappresenta la nostra capacità prenderci cura l’uno dell’altra e di donarci l’uno all’altra. Se il nostro matrimonio è vissuto nel calore del nostro amore umano reciproco ecco che accade il miracolo.
I fogli bianchi della nostra relazione mostrano il volto che Dio aveva scritto fin dal giorno delle nostre nozze in modo non visibile. Il volto di Dio prende forma e colore nella nostra vita e diventiamo davvero immagine di Dio e del suo amore. Come coppia e come famiglia impegniamoci a vedere i segni della presenza di Dio, non solo nelle grandi sfide affrontate, ma anche nella nostra quotidianità.
«Con questo sguardo, fatto di fede e di amore, di grazia e di impegno, di famiglia umana e di Trinità divina, contempliamo la famiglia» (AL 29). «Come Maria, [le famiglie] sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio. Nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente.
Perciò può aiutarci a interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio» (AL 30).
Sandro e Maria Antonietta Pintore