«Il miglior modo di vivere il Vangelo, per una famiglia, è di esserne testimone per gli altri. Donare agli altri la gioia di imitarti». Ce lo dice la figlia Stella Josiane della famiglia Dobo della Repubblica Democratica del Congo, che ci accompagna in questo 7° video. Dalla esperienza di questa famiglia emerge subito il desiderio di comunicare la gioia perché solo condividendo la gioia di essere famiglia si può dare una vera testimonianza.
Ci chiediamo se, frequentando le nostre comunità, veramente emerge questa gioia o piuttosto diamo la sensazione di essere tristi e privi di entusiasmo. Come famiglie dobbiamo sentirci protagonisti nella società e nella Chiesa e comunicare intorno a noi lo stile della famiglia. Ce lo dice il Papa: «Le famiglie cristiane sono i principali soggetti della pastorale familiare, grazie al sacramento del matrimonio. Tutte le famiglie possono essere le prime testimoni della gioia del Vangelo!». Anche nell’Amoris Laetitia, al capitolo sesto dedicato a Alcune prospettive pastorali, il Papa insiste ancora: «Le famiglie cristiane, per la grazia del sacramento nuziale, sono i principali soggetti della pastorale familiare, soprattutto offrendo la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche. (…) Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che riempie il cuore e la vita intera, perché in Cristo siamo liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento » (AL 200). Proseguendo con la testimonianza della famiglia Dobo anche la mamma Josée Christiane afferma che «Annunciare il Vangelo significa che il messaggio ricevuto deve riempire di gioia il cuore e tutta la vita», e la figlia Giorgiana aggiunge: «Vivere il Vangelo è anche trovare il tempo di vivere effettivamente insieme, nell’amore, nella condivisione e nell’unità».
L’esperienza di fede di questa famiglia è collegata anche alla preparazione dei giovani alla vita matrimoniale. Dice il Papa: «Non basta una generica preoccupazione per la famiglia nei grandi progetti pastorali. Abbiamo bisogno di un nuovo slancio missionario: non possiamo fermarci alle teorie, ma dobbiamo agganciarci ai problemi concreti delle persone. La preparazione dei giovani al matrimonio è un pilastro per evangelizzare attraverso le famiglie». E più avanti riprende: «Per questo servono percorsi catecumenali che preparino non solo alla celebrazione del matrimonio, ma alla vita matrimoniale. Dobbiamo rivedere la preparazione al matrimonio per aiutare i giovani, fin da bambini, a scoprire che il matrimonio è una vera vocazione». Infatti nell’Esortazione troviamo: «È inoltre opportuno trovare i modi, attraverso le famiglie (…) e varie risorse pastorali, per offrire una preparazione remota che faccia maturare il loro amore con un accompagnamento ricco di vicinanza e testimonianza. (…) Imparare ad amare qualcuno non è qualcosa che si improvvisa, né può essere l’obiettivo di un breve corso previo alla celebrazione del matrimonio. In realtà, ogni persona si prepara per il matrimonio fin dalla nascita. Tutto quanto la sua famiglia gli ha dato dovrebbe permettergli di imparare dalla propria storia e renderlo capace di un impegno pieno e definitivo» (AL 208).
Ma le famiglie per affrontare questo compito hanno bisogno, soprattutto durante i primi anni di matrimonio, di essere accompagnate da operatori formati che facciano sentire la vicinanza della Chiesa. Ce lo ricorda papà Jule Josè: «Per questo è auspicabile che gli operatori pastorali siano formati rispetto ai grandi cambiamenti e alle grandi domande che riguardano la famiglia di oggi; una formazione che risponda in maniera concreta a queste domande e a questi cambiamenti. Oggi le coppie hanno bisogno di sentire la prossimità della Chiesa attraverso i suoi operatori pastorali: una prossimità che rassicuri, una prossimità che sappia dare risposte alle loro preoccupazioni».
E nell’Esortazione: «I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie crescono nella consapevolezza delle sfide e del significato del matrimonio. Di qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che continui dopo la celebrazione del sacramento (…) La parrocchia è considerata come il luogo dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani» (AL 223).
Il Santo Padre conclude: «Come Chiesa vogliamo raggiungere tutte le famiglie e accompagnarle alla scoperta della via migliore per superare le difficoltà che incontrano».
Loredana e Tore Marcìa