Alcune prospettive pastorali
Nel sesto capitolo di Amoris Lætitia Papa Francesco ci sollecita a «elaborare proposte più pratiche ed efficaci che tengano conto sia degli insegnamenti della Chiesa sia dei bisogni e delle sfide locali». Si ribadisce che le famiglie sono soggetto e non solamente oggetto di evangelizzazione. Siamo noi famiglie chiamate a comunicare al mondo il Vangelo del matrimonio e della famiglia come risposta al profondo bisogno di familiarità iscritto nel cuore della persona umana e della società. Il Papa sottolinea la responsabilità di sacerdoti, diaconi e religiosi, «ai quali manca spesso una formazione adeguata per trattare i complessi problemi attuali delle famiglie». Non basta inserire nei nostri progetti pastorali una generica preoccupazione per la famiglia ma «si richiede uno sforzo evangelizzatore e catechetico». Perciò il Papa chiede una rinnovata attenzione anche alla formazione dei seminaristi «che dovrebbero accedere a una formazione interdisciplinare più ampia sul fidanzamento e sul matrimonio e non solo alla dottrina». Se da una parte bisogna migliorare la formazione psico-affettiva dei seminaristi e coinvolgere di più la famiglia nella formazione al ministero, «è salutare la combinazione di tempi di vita in seminario con altri di vita in parrocchia».
Il nostro Vescovo aveva già avvertito questa esigenza. Infatti, due seminaristi che sono al sesto anno di studi, per tre giorni la settimana stanno in seminario a Cagliari e gli altri tre giorni fanno vita di parrocchia a Nuoro. Dal n. 205 al n. 215 dell’esortazione, il Papa suggerisce come guidare i fidanzati, «risorsa preziosa per le parrocchie», nel cammino di preparazione al matrimonio, aiutandoli a scoprire la bellezza e la ricchezza della scelta matrimoniale con nuovi itinerari che siano «vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare… per iniziare con una certa solidità la vita familiare». Come indicato nel Progetto pastorale diocesano, è essenziale che ogni parrocchia abbia una coppia referente per la pastorale familiare che, adeguatamente preparata, accompagni altre coppie di sposi insieme al sacerdote. Dal n.217 il Papa sottolinea la necessità, o meglio, l’urgenza di accompagnare gli sposi nei primi anni della vita matrimoniale, «avvicinando le coppie attraverso il Battesimo, la Comunione dei figli, la benedizione delle case». «Desidero insistere – continua il Papa – sul fatto che una sfida della pastorale familiare è aiutare a scoprire che il matrimonio non può intendersi come qualcosa di concluso ma c’è un progetto da realizzare insieme con pazienza, comprensione, tolleranza, generosità…» anche in alcune situazioni complesse e in particolare nelle crisi, sapendo che «ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore».
Si analizzano alcune cause di crisi: la mancanza di comunicazione, l’arrivo di un figlio, il nido vuoto, i genitori anziani da accudire, una maturazione affettiva ritardata. Non dimentichiamo le persone abbandonate, separate o divorziate prestando attenzione alla recente riforma dei procedimenti per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. C’è ancora troppa solitudine alle spalle di tanti fallimenti matrimoniali ed è evidente che chi si trova accanto relazioni umane ed ecclesiali feconde è maggiormente sostenuto nell’attraversare le crisi. La famiglia, «piccola chiesa domestica», può sorgere e sostenersi solo attraverso una vera esperienza di Chiesa. Questo è il compito affidato a tutti noi e questa è la «casa comune» da costruire insieme per le famiglie del mondo, con la consapevolezza che la famiglia è «fabbrica di speranza» anche in situazioni di matrimoni misti e di quelli con disparità di culto, o in famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale. A questo proposito si ribadisce il rispetto nei loro confronti e il rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e di ogni forma di aggressione o violenza. Pastoralmente preziosa è la parte finale del capitolo: «Quando la morte pianta il suo pungiglione», sul tema della perdita delle persone care e della vedovanza.
La comunità cristiana deve saper accompagnare anche nel lutto e nella sua elaborazione, insegnare a pregare per i defunti e a crescere nell’amore tutta la vita per prepararsi alla morte.
Maria Antonietta e Sandro Pintore