Dorgali, nuove frontiere oltre la barriera dei monti
Storie e geografie del paese che si prepara ad accogliere il Vescovo
di Matteo Marteddu
Attraverserà il Cedrino monsignor Mosè Marcia. Direzione Dorgali. Visite pastorali ad Oriente, dal 23 di ottobre. Dalla Barbagia di pastori, alla cultura dei mari. Nuova frontiera dell’economia di Sardegna. Potrà osservare, dal nuovo ponte sul Cedrino, il livello della pericolosa siccità. Mette in ginocchio le fragili realtà dell’agricoltura. E lo sguardo andrà a scenari e paesaggi degradanti da Monte Omene, Mudrecarvu e Gutturgios. Luoghi dell’economia e delle fatiche secolari dei caprai dorgalesi. Anche nella buia e lunga notte del medioevo delle Baronie. I signori dei feudi animati dal sacro furore dello sfruttamento. Forse, secondo lo studioso Ottorino Alberti, il barone Guiso, «amministrò non con dispotismo, ma con alto senso di responsabilità, essendo nativo del luogo, tra persone con le quali aveva condiviso non poche sofferenze». Anche se carestie e pestilenze, soprusi baronali e invasioni barbaresche non lasciavano scampo tra contadini e allevatori poveri e asserviti.
Oggi le due parrocchie, Dorgali e Gonone, hanno la certezza del loro Vescovo. Non sempre è stato così. Dal 1400 in poi il paese, anche dal punto di visto religioso, si è visto sballottare da un capo all’altro della Sardegna. E c’è da pensare che, soppressa la diocesi di Galtelli, non fosse facile riconoscersi nella lontana guida spirituale di Cagliari. Ma tant’è. «Il suo accorpamento all’archidiocesi di Cagliari fu decisa dal Papa Alessandro VI, d’accordo con il sovrano spagnolo in ossequio a interessi politici della corona e a quelli economici dell’alto clero sardo» (G. Zirottu – G. Manca, Dorgali). «I redditi delle nostre popolazioni erano divenuti talmente esigui da non consentire al Vescovo una vita decorosa», o per dirla col Canonico P.M. Marcello «la dissennata pressione fiscale dissanguava senza scampo le popolazioni della Baronia e della Gallura». Tracce di storie, sotto la riconosciuta operosità dorgalese di questi decenni. Non abbandonarono l’agricoltura, anche nei momenti sanguinosi nelle lotte per il controllo dei feudi. Scattava la solidarietà tra poveri. Non possedendo la terra, rimasta nelle mani dei discendenti del feudatario o del vescovo di Cagliari. Le prime cooperative, incoraggiate dalla chiesa locale. Come il Monte Granatico, fondo comune di cereali, per sottrarre i contadini al cappio dell’usura, pratica violentemente diffusa. Una sorta di “Caritas” di metà settecento voluta con forza dai vescovi, coinvolgendo il clero locale. Aiutare i contadini, piegati dalle avversità, anche climatiche, con offerte di cereali, rinunciando alle decime e partecipando alle Roadias, giornate di prestazioni agrarie gratuite. È la tenacia che animò la montagna. Con i cuiles, luoghi di produzioni familiari, di vita vissuta, sconfiggendo le solitudini. Comitati spontanei li hanno, questi anni, con pazienza, rivitalizzati. Così oggi, attrattori ambientali unici, da Cucuttos, Su Peichinu, Sos Moios, Sas Traes, Su Praicarzu. Tanti altri. Si ergono nei costoni dei rocciai, sorretti dai ginepri, testimoni muti ed eloquenti di sudore e dignità. Ma il mare, quella barriera che li separava dal mondo, era da abbattere. Non da averne paura. Da li arrivavano le scorribande dei saraceni. Anche se dalla cima di Monte Bardia (guardia, appunto) erano costantemente sotto osservazione. Finché la festa non distrasse tutti e le bande della mezza luna stavano per invadere il paese. Si affacciarono su, dai costoni di Scala Homines. Quel luccicchio strano, diffuso, che occupava le viuzze del villaggio, li rese insicuri e incerti. Pensarono a riti magici. Rinunciarono all’assalto. Non era che la processione delle donne nei loro vestiti disegnati d’oro, che il sole del mattino, superato lo sperone di roccia, faceva brillare. Austere, consapevoli della loro bellezza e regalità, nei gioielli dorati. Se ne accorse, a fine ottocento, anche il giovane tenente Giulio Bechi, quello di “Caccia Grossa”. Non era certo tenero di cuore o propenso al sentimento facile. Partecipò alla retata che colpì Dorgali. Ventitré cittadini finirono nelle patrie galere, con arresti eccellenti: con il sindaco Raimondo Serra, che morì recluso, l’anno dopo, senza poter manifestare la sua innocenza, finirono in carcere il vicesindaco Ciriaco Musio e il segretario comunale Francesco Mereu. Il consiglio comunale fu sciolto. Ma Giulio Bechi rimase incantato dalle fanciulle dorgalesi: «le donne sono tra le più belle di Sardegna. Forme delicate, tinta ambrata, occhi soavi e sfolgoranti, movimenti graziosi. Belle figliole dal viso di madonna, brune e pallide nelle camicette pallidissime». Per essere un militare del regio esercito, buon occhio!
Sono alla fonda oggi le barche. Vento di scirocco, forte, mareggiate che si schiantano sulle scogliere della costa. Mentre a metà ottobre la stagione non è finita. La nuova frontiera dell’economia dorgalese: il mare, la cala di Gonone. Il sogno di superare la montagna, di graffiarla per allargare orizzonti oltre la carrareccia di scala Homines. Anche Lamarmora, dai primi anni venti dell’ottocento si rese conto e si impegnò per raggiungere quel traguardo. Non fu accolto bene, inizialmente. Grassazione e depredato. «Chiesi ospitalità al parroco del villaggio. Appresi dalla sua bocca che a Isalle, tra quelli che mi avevano assalito, c’erano anche due suoi nipoti ed egli ne restava confuso». Avranno avuto modo di sdebitarsi. Attraverso contributi pubblici e privati, compresi fondi parrocchiali, la galleria viene progettata, conclusa in due anni, inaugurata il 7 febbraio 1860. È la nuova era. Da lì gli attracchi, le opere pubbliche, il turismo iniziale. Non si sono più fermati. Il mare è la risorsa, è qualità che dà efficacia a nuovi modelli produttivi nelle campagne. Dorgali ha eccellenze nel vino e nell’agroalimentare.
Non mancano le difficoltà. Le vedi camminare nei vicoli, stretti, a misura di carro, nel centro storico. Case vuote, ma voglia straordinaria di andare oltre. Santi, poeti e navigatori. Lo sanno quelli del consorzio marittimo. Lo esprime la profonda religiosità. Ha come riferimento Gabriella Sagheddu, umile donna di Dorgali, d’inizio novecento. Suora di clausura, morta giovanissima tra le sofferenze, in una fede infinita. Proclamata beata il 25 gennaio 1983 da Giovanni Paolo II. Ha colto bene, in quei giorni, il fondo sull’Ortobene del direttore Salvatore Bussu: «Di Maria Gabriella non possiamo prescindere dalle sue radici storiche e persino etniche. Nella sua comunità ha conosciuto il senso del dovere, del sacrificio, dell’abnegazione. Caratteristica forte e nobile delle comunità sarde».
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Il programma
- 23 ottobre
Ore 18.00: Chiesa Santa Caterina celebrazione di apertura della visita pastorale nel- la forania di N. S. del Rimedio e “mandato” ai nuovi priori. Momento conviviale - 24 ottobre a Dorgali
Ore 7.30: Santa Messa a Santa Lucia
Ore 9.00-11.00: Visita ai malati
Ore 15.00: Incontro con i ragazzi del catechismo
Ore 18.00: Santa Messa per i malati
Ore 19.00: Incontro col Consiglio Pastorale e le commissioni - 25 ottobre a Dorgali
Ore 7.30: Santa Messa a Santa Lucia
Ore 9.30-11.00: Incontro con le scuole materne comunali
Ore 11: Il Vescovo in ascolto delle persone (in sacrestia)
Ore 15.00-17.30: Visita ai malati
Ore 18: Santa Messa per i giovani
Ore 20.30: Incontro con i giovani di Dorgali e Cala Gonone (oratorio “Don B. Meloni”) - 26 ottobre a Dorgali
Ore 7.30: Santa Messa a Santa Lucia
Ore 9.00: In parrocchia esposizione del Santissimo Sacramento e confessioni (per tutto il giorno)
Ore 12.30: Incontro e pranzo con la San Vincenzo
Ore 16.00: Visita ai malati
Ore 18.00: Santa Messa per i gruppi della carità
Ore 19.00: Incontro con i sacerdoti - 28 ottobre a Dorgali
Ore 7.30: Santa Messa a Santa Lucia
Ore 9.00: Incontro con le scuole elementari di via Lamarmora
Ore 10.00: Incontro con le scuole elementari di via Cervi
Ore 11.00: Incontro con la scuola materna di Ferros
Ore 12.00: Incontro con la scuola materna parrocchiale e pranzo con i bambini
Ore 15.00: Visita ai malati
Ore 18.00: Santa Messa per le famiglie di Dorgali e Cala Gonone
Ore 19: Incontro con i gruppi ecclesiali e catechisti (salone parrocchiale) - 29 ottobre a Dorgali
Ore 7.30: Santa Messa a Santa Lucia
Ore 9.00: Incontro con la scuola media di Dorgali e Cala Gonone
Ore 10.00: Visita ai malati. Nel pomeriggio a Nuoro Convegno ecclesiale - 30 ottobre a Cala Gonone
Ore 10.00: Inizio della Visita pastorale a Cala Gonone e celebrazione del sacramento della Cresima
Ore 15.00: Celebrazione alla Madonna dei poveri Dorgali – Cala Gonone - 31 ottobre a Cala Gonone
Ore 8.00: Lodi
Ore 9.00: Visita ai malati
Ore 11.30: Incontro con i giovani e gli insegnanti del Liceo Scientifico a Dorgali
Ore 15.30: Incontro con le scuole elementari di Cala Gonone
Ore 17.30: Santa Messa
Ore 18.30: Incontro con il Consiglio Pastorale - 1° novembre a Cala Gonone
Ore 8.00-10.30: Sante Messe - 2 novembre
Ore 9.00: Il Vescovo dona “su Pedicoccone” ai ragazzi di Cala Gonone e Dorgali (chiesa parrocchiale di Dorgali)
Ore 10.00: Il Vescovo celebra la Santa Messa in cimitero per i defunti di Dorgali e Cala Gonone. Visita alle tombe dei sacerdoti
Ore 17.30: Santa Messa a Cala Gonone. Visita ai malati - 3 novembre
Ore 17.30: Santa Messa a Cala Gonone
Ore 19.00: Il Vescovo incontra il Consiglio Comunale, personale del Comune e Forze dell’Ordine (sala consiliare) - 4 novembre a Cala Gonone
Ore 8.00: Lodi
Ore 9.00: Incontro con la scuola materna di Cala Gonone
Ore 10.30: Santa Messa per i caduti in guerra di Dorgali e Cala Gonone (monumento ai caduti Dorgali)
Ore 15.00: Visita ai malati
ore 17.30: Santa Messa
Ore 20.30: Incontro con il mondo del lavoro e volontariato di Dorgali e Cala Gonone (salone parrocchiale di Dorgali) - 5 novembre a Cala Gonone
Ore 10.00: Esposizione del Santissimo e confessioni
Ore 15.00: Visita ai malati
Ore 17.30: Santa Messa conclusiva della Visita pastorale a Dorgali e Cala Gonone (chiesa Santa Caterina)
Festa e cena comunitaria in piazza