Chiusura della Visita pastorale a Lodine

«Fate della casa la vostra piccola chiesa»

 

Nella meravigliosa chiesetta di San Giorgio il clima è raccolto e familiare, il saluto del Vescovo alla comunità di Lodine durante la Messa conclusiva della Visita pastorale ha il tono della confidenza, di una prossimità realmente vissuta nei giorni precedenti, tanto che veramente monsignor Mosè può rivolgersi con franchezza e semplicità ai presenti senza timore di essere frainteso.
«Siamo arrivati alla fine, ma è la fine di un momento – dice all’inizio – perché poi voi dovete continuare a vivere la fede che in questa settimana mi avete dimostrato di avere». La piccola aula della chiesa è gremita di donne, a loro si rivolge: «Ho imparato diverse cose: la prima è che non siete vedove. Mentre all’inizio dubitavo, non vedevo uomini, giovedì ne ho avuto la conferma vedendo questa chiesetta piena dei vostri uomini, dei vostri mariti. E questo vi deve consolare. Detto così può sembrare scherzoso ma non lo è del tutto – prosegue. Certo sarebbe bello se anche gli uomini avessero una vita più partecipe della liturgia, dei momenti di fede che come comunità viviamo, però anche loro hanno una fede, non sarebbero venuti qui in chiesa giovedì. E quello che mi ha colpito – racconta – è che non abbiamo parlato di alta teologia, di alta catechesi, erano uomini che in chiesa davanti a Dio erano preoccupati della vita di ogni giorno, quella vita che insieme nelle famiglie condividete e sacrificate. Questo è bello perché vuol dire che in fondo il buon Dio c’è e mi piace allora andando via lasciarvi con Lui. Certo, potete fare molto di più anche come donne, figlie, mogli, con i vostri mariti, ma la prima cosa che vi direi di fare per i vostri mariti è questa: non mandateli in chiesa, arriveranno loro come hanno fatto giovedì, ve lo lascio come un impegno, incominciate a fare in casa la vostra piccola chiesa, incominciate in casa con vostro marito a pregare poco poco insieme. Non penso sia molto difficile, all’inizio forse un po’ ostico, ma credo che voi abbiate tutte le manovre per poterci arrivare: pregare insieme».
Quella di Lodine è una comunità piccola, cosa che comporta vantaggi e svantaggi: «Non siete molti, 347 contando le suore, una comunità piccola che ha per voi grandi problemi, è vero, ma posso dire una cosa? Nelle piccole comunità tutti sanno tutto di tutti e questo è un bene e anche un male. Sappiate usare questa conoscenza per il bene, per venire incontro, perché avete capito le necessità degli altri». Visitando insieme al parroco don Michele le famiglie il Vescovo si è reso conto di come ritornino gli stessi cognomi, «siete un po’ tutti parenti – sottolinea –, quindi siete anche un po’ famiglia: e allora come vi comportate in famiglia e vi difendete e aiutate l’un l’altro, anche come comunità ecclesiale, come comunità di Lodine aiutatevi e difendetevi l’un l’altro. Questo è un impegno che vi lascio, non da soli, no, con Lui: Lui è vivo in mezzo a noi».
Il dono che il Vescovo lascia alla parrocchia, lo farà anche per le altre comunità, è una riproduzione del dipinto di Cima da Conegliano, intitolato Incredulità di Tommaso con il vescovo Magno, indicandolo riconosce le difficoltà, che a volte rendono dubbiosi come Tommaso, «siamo un po’ duri» – afferma – però Lui è lì, è vivo in mezzo a noi e quel vescovo che sta li a guardare a curiosare l’incredulità di Tommaso è pronto a dirvi sì è vero, anche se lui può essere in qualche modo titubante».
Una donna del paese è in attesa di un bimbo che nascerà a breve, sarà un evento per tutta la comunità, un altro impegno che il Vescovo chiede a tutti. «Passando in mezzo a voi ho visitato anziani, malati, famiglie giovani, bambini piccolissimi, anche una mamma che partorirà la settimana prossima, diventeremo 348. Tutti sappiamo tutto, anche che sta arrivando un’altra vita in mezzo a voi, prendetelo come impegno: sforzatevi di accogliere quella nuova vita. Voi direte “ci penserà la sua famiglia”, certo, ma provate ad accoglierla come comunità, una vita nuova in mezzo a noi, la novità della vita, con tutto quello che comporta la novità. Provate a rendervi responsabili come comunità di questa vita nuova che il Signore vi dà. In mezzo a tanti problemi, problemi che comportano anche riflessioni sulla morte, abbiamo aperto con la visita al cimitero ricordando i nostri defunti, chiudiamo con una nuova vita».
Non manca nella riflessione il riferimento all’attualità, nello stesso giorno infatti il Papa è in visita all’isola greca di Lesbo per farsi prossimo ai rifugiati. «Oggi il Papa è in mezzo ai diseredati e lì c’è un Cristo vivo. Noi pensiamo ai nostri grandi problemi della nostra piccola Lodine, Lesbo è una piccola isola con grandissimi problemi e son problemi dell’uomo, gli stessi nostri. Questa vicinanza ci fa pensare che la giornata di oggi ci ricorda che Cristo è il mio pastore, nostro, di Lodine, di Lesbo, di quelli che non hanno accoglienza, di quelli che scappano dalla morte e vogliono vita. Questo è il mondo in cui dobbiamo professare la nostra fede, ma questa fede parte dal Vangelo di oggi e vorrei rileggerlo con voi: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. Stavamo parlando con i ragazzi e le ragazze del rapporto con gli animali, alcuni con cui entriamo in simbiosi. Guardate che con Gesù si crea un rapporto molto ma molto più stretto, “le mie pecore ascoltano la mia voce”. Durante tutta questa settimana c’era nella chiesa il Vangelo, l’Evangelario aperto a voi, all’assemblea. Dobbiamo passare tutti, io per primo, attraverso quella Parola, ed è quella Parola che fa sì che Dio, Gesù conosca me e io conosca la sua voce. E questo l’impegno che vi lascio».
La terza domenica di Pasqua è anche tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni, ma cosa significa? Chiedere l’arrivo di sacerdoti, certo, ma non solo, «significa – chiarisce il Vescovo – pregare anche perché ciascuno di noi trovi il proprio posto, è rispondere a Dio che mi chiama ad essere padre, madre, genitore, ad essere sposo, sposa, prete, vescovo. Ciascuno di noi ha una chiamata da parte di Dio e allora preghiamo perché il Signore ci aiuti a scoprire qual è la mia, per ciascuno, vocazione. Quello che è bello è che Dio ha per ciascuno di noi un progetto, Signore aiutami, ecco la vocazione, a scoprire e a vivere quel progetto che tu hai per me, perché lì troverò la felicità».
Le pecore ascoltano la voce del pastore, allo stesso modo di una madre che riconosce il proprio figlio da lontano pur senza vederlo, «ed è vero, Gesù ci conosce così, noi conosciamo Gesù da dire è Lui, vivo, risorto in mezzo a noi? Ecco io vi lascio con questa fede che voi già possedete, crescete in questa fede, andate avanti in questa fede. Con questo intendimento alla fine della Messa vi darò la benedizione».
In conclusione una richiesta: «Dopo questa settimana trascorsa con voi vado da un’altra comunità, voi però per favore continuate a vivere le stesse tensioni di questa settimana, continuate a pregare perché anche nelle altre comunità della nostra diocesi possiamo vivere la nostra fede» e ancora, rivolgendosi alle donne e ricordando un episodio personale dice: «non dubitate dei vostri mariti, chissà quante avemarie i vostri mariti dicono di nascosto a voi, chissà quante volte a loro modo, nella campagna o nel lavoro si rivolgono a Dio…. Pregate con loro, in casa, provateci. Sarà bello riscoprire insieme la vostra fede».
Il saluto commosso e il grazie del parroco don Michele a nome di tutta la comunità chiudono la celebrazione dopo la novena e il canto dell’inno a San Giorgio. Rivestita di quella stessa forza e confermata nella fede la comunità riprende il cammino, con fiducia e speranza nel futuro. (fra.co.)

condividi su