L’arcipelago-Budoni tra borghi, stazzi e frazioni
di Matteo Marteddu
Divide due mondi, la Galleria di San Simone, lasci la Baronia e la Barbagia, ti compare la sagoma di Tavolara: sei nella Gallura o almeno ai confini di altre terre, altre storie. Una mattina qualsiasi di questo ottobre estivo, il mare blu sulla destra, è arcipelago, Budoni. Sarà quella di Monsignor Marcìa, inizio il 29 ottobre, la visita dei borghi, delle frazioni, degli stazzi. Ogni pietra, ogni strada, ogni grumo di case, piccoli e grandi racconti. Non vengono neanche da lontano, anticipando, come spesso accade, le istituzioni statuali, il 1° ottobre 1948 Monsignor Giuseppe Melas istituì, staccandola da Posada, la parrocchia di San Giovanni Battista a Budoni. Comprendeva 26 frazioni, ne cedette quattro a San Teodoro, come tra buoni fratelli. Alternanza di parroci e ciascuno lasciò il suo segno; da don Mario Soletta a don Angelino Fancello, che portò a termine la costruzione della nuova chiesa. A fare i conti col boom turistico degli anni settanta, don Tonino Licheri, Nunzio Calaresu, ben temprato per le missioni, e dal 2007, don Giovanni Maria Chessa. A lui, questi giorni, fare da apripista per la visita del Vescovo, deve poi correre in città, per occuparsi della cattedrale e non solo.
Decretato Comune, dal ministro dell’Interno, nel 1959, Budoni si legge con le sue 22 frazioni. Occupano le colline, degradano verso le spiagge, differiscono anche nella lingua, alcune il logudorese, altre il gallurese, ciascuna rivendica la sua identità, Budoni è unicità amministrativa, molto giovane, anche se solo da alcuni decenni ha smesso di essere comune di Posada. E di Posada, quel grumo di stazzi sparsi nelle campagne, ne subì le vicende alterne, tra gli Aragonesi, Spagnoli, maestri nel dare indipendenza ai propri territori e lo Stato sabaudo. Separatisi dalla villa del castello, si tennero in dote 200 ettari di terra, in agro di Posada ma di proprietà ancora di Budoni – forse piccola vendetta! – e negli stazzi si creò quella contaminazione di architetture e di antropologie tra pastori provenienti dagli altipiani di Bitti e Buddusò, con le famiglie autoctone della Gallura del Sud. Case rurali per uomini e rifugio per l’insostituibile bestiame, lavoro sui campi, solitudini e isolamento. Ancora sopravvivono qua e là case ad unica camera, stanzino per il forno, magazzino per utensili del lavoro e del legnatico. Sotto il tetto, a doppio spiovente o a falda unica, il focolare, simbolo concreto di condivisione di vita, fatiche, sogni e speranze.
Mare, turismo, piani regolatori hanno inferto il colpo mortale al romanticismo delle origini. Il Vescovo incontrerà una situazione che, in pochi anni, è esplosa. Spiagge e cale, da Sant’Anna, a Ottiolu, da Portu Ainu a Li Cucutti e Mata ’e Peru, brulichio e masse indistinte. Oltre 5000 abitanti, raddoppiati in qualche decennio, 7000, stima per difetto, di seconde case. Le frazioni, dalla sagoma urbana indistinta anni Ottanta e Novanta ne hanno raso al suolo i centri storici classici, sono lì sulle colline a raddoppiare, triplicare zone di espansione e zone F turistiche. Hanno conservato il nome, dal fascino antico e struggente. Spesso legate al santo e alla chiesetta rurale, San Lorenzo, San Gavino, San Pietro, o alle origini del tempo indefinito: Tamarispa, storia cancellata, se non quella che, come scrive il sito del Comune, si legge sui volti dei suoi abitanti, mitezza e disponibilità all’accoglienza. O Solità, per quella che parrebbe sorta sulla collina del tempio dedicato al sole. O Limpiddu, in gallurese pascoli autunnali, per la sua collocazione feconda di prodotti di campagna. O Ludduì, toponimo di origine semita, luogo panoramico sotto punta Ultia, salubre, ventilato, ricco di acque che forniva alle navi di passaggio. O Tanaunella, S’Iscala, Muriscuvò, centri diventati capolavori di quello sviluppo indistinto sulle coste, al centro di valutazioni critiche – non è mai troppo tardi – di intellettuali, amministratori e legislatori.
Budoni è a metà del guado. Forse vorrebbe ripensare la sua fisionomia, anche se tutti sanno che al punto di partenza non si può tornare. Perché c’è prodotto interno lordo, c’è edilizia, lavoro, attività portuale come quella di Ottiolu e imprenditori locali e non con migliaia di posti letto disponibili. Lontano il tempo in cui i locali artigiani della pietra costruivano la Costa Smeralda. Col loro gruzzolo sono tornati nei loro stazzi, hanno messo su piccole imprese, case una dietro l’altra.
Si sta rivelando sviluppo effimero? Accompagna questo viaggio nella fantasia o nella realtà dura Luciano Pittorra, 50 anni, amministratore locale di lungo corso, testimone e protagonista di quello che Budoni è. Lo sorregge la militanza, nel passato, in Comunione e Liberazione: «Mi ha aperto la via della fede. Sono sempre vicino». Sente forte il bisogno di allargare gli orizzonti, se due dei tre figli sono già nelle loro esperienze all’estero: «Siamo scappati da Nuoro – dice – per stare con la provincia Gallura. Nuoro matrigna e ne eravamo talmente convinti da coltivare il complesso di essere periferici. Mentre il nord della costa spruzzava ricchezza. Sappiamo come è andata. Oggi la nostra scelta sarà per Nuoro, non Sassari che è oltre la “Cortina di ferro”». Pullulano i cantieri, ancora. L’estate qui è lunga. Monsignor Marcìa non farà in tempo a inaugurare la nuova ala della casa parrocchiale, cantiere aperto, progettista di prestigio, Angelo Ziranu, dalla Sagrada Familia al più modesto San Giovanni Battista di Budoni. Parrocchiale costruita sui ruderi della vecchia chiesetta campestre, dove si davano appuntamento agricoltori e pastori, due categorie scomparse in una generazione: «Questo è il punto – sostiene Luciano Pittorra –, se il turismo non diventa sostenibile e coinvolge nel suo complesso l’intero territorio, se è mordi e fuggi, ferragostano o giù di lì, seconde case e basta, si manifesta fragile ed effimero. Abbiamo consumato suolo, occorrono produzioni locali, cultura imprenditoriale locale, ambiente, sostenibilità, spazi nuovi per le generazioni che non consumeranno più solo spezzoni di territorio».
Qualcosa tra i giovani si muove, credono nel “Brand Identity”, marchi di destinazione turistica. « Budoni Welcome è progettato per descrivere il territorio, un paese affascinante, ancora misterioso, sulla costa est, bagnata dal colore azzurro del mare che cambia colore con onde mosse dalla brezza che accarezza le dune di sabbia bianca». Ambizione e speranza di spostare l’orizzonte, magari dall’informe Tanaunella. Imprenditore turistico, Pittorra non ha abbandonato il mestiere del padre: «Tengo l’azienda agricola, 15 vacche da carne e prodotti orticoli. Me ne occupo personalmente ». Le frazioni, oggi, sono un problema o una risorsa? «Risorsa, certo, ma occorre un piano per riqualificarle, per sottrarle al destino di grumo informe di case, espropriate della loro storia». Se potesse, l’ex sindaco Pittorra darebbe qualche consiglio per la visita pastorale: «Porterei Monsignor Marcìa nel cuore della storia di Budoni. Frazione per frazione, vie e piazze, quel che è rimasto d’antico e le sconnesse vie di fuga verso il nuovo. Ascoltare, lì dove tanto passato convive con angosce del presente e del futuro incerto, dare parole di speranza. Vorrei che se ne andasse non avendo negli occhi solo il lucicchio del centro commerciale-Budoni».
E il Vescovo ascolterà, nell’arcipelago Budoni, ultimo paese di frontiera della diocesi. Là dove l’attrazione verso il nord delle ricchezze si è lentamente consumata.
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Il programma
- Martedì 31 ottobre
Ore 17.00: Apertura della Visita pastorale
Ore 18.00: Cresime - Mercoledì 1° novembre
Ore 15.30: Santa Messa a San Lorenzo. Visita al Cimitero
Ore 17.00-19.00: Visita alle famiglie, San Lorenzo - Giovedì 2 novembre
Ore 9.00: Santa Messa al cimitero di Talavà
Ore 10.00-11.30: Visita alle famiglie, Talavà
Ore 11.30: Santa Messa a San Pietro e visita al cimitero
Ore 15.30: Santa Messa in cimitero a Budoni
Ore 17.00-19.00: Visita alle famiglie, Budoni - Venerdì 3 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-11.00: Visita alle famiglie, Budoni
Ore 10.30: Visita alla Caserma
Ore 11.00: Preghiera per i caduti in guerra
Ore 12.00: Visita al Comune
Ore 15.30: Santa Messa in cimitero a Budoni
Ore 17.00-19.00: Visita alle famiglie, Berruiles, Maiorca, Nuditta - Sabato 4 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-11.00: Visita alle famiglie, Agrustos, San Gavino
Ore 11.00: Incontro col mondo dell’imprenditoria - Domenica 5 novembre
Ore 15.30: Ingresso di Totoni Cosseddu a Lula
Ore 17.00: Ingresso di Totoni Cosseddu a Onanì - Lunedì 6 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-12.00: Visita alle scuole
Ore 15.30: Santa Messa in cimitero a Budoni
Ore 17.00: Santa Messa a Brunella
Ore 18.00-20.00: Visita alle famiglie, Brunella - Martedì 7 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-11.00: Visita alle famiglie, Su Cossu, Tamarispa
Ore 12.00: colloquio con i sacerdoti
Ore 15.30: Santa Messa in cimitero a Budoni
Ore 16.30-19.00: Visita alle famiglie, Limpiddu, S’iscala, Muriscuvò
Ore 19.00: Incontro con i catechisti - Mercoledì 8 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-11.00: Visita alle famiglie, Tanaunella
Ore 12.00: Visita a Ottiolu
Ore 15.30: Santa Messa in cimitero a Budoni
Ore 16.30: Incontro con i bambini e i ragazzi del catechismo
Ore 18.00: Incontro delle volontarie della Caritas - Giovedì 9 novembre
Ore 17.00: Santa Messa a Budoni
Ore 18.00: Incontro col mondo sportivo - Venerdì 10 novembre
Ore 8.30-9.00: Colloqui personali, Budoni
Ore 9.00-11.00: Visita alle famiglie, Solità
Ore 17.00: Santa Messa a Budoni
Ore 18.00: Incontro con i Cursillisti - Sabato 11 novembre
Ore 10.00: Chiusura della Visita pastorale