In ricordo del V centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila è stata posta nel giardino del Convento delle suore Carmelitane di Nuoro, una statua che raffigura “l’andariega”, maestra di preghiera. Realizzata dall’artista Gabriele Loi di Sestu in trachite di Ittiri, l’opera domina la città dal colle di Cuccullio. Il Vescovo ha benedetto l’immagine lo scorso 15 ottobre, memoria liturgica della Santa spagnola.
Pubblichiamo, per l’occasione, una riflessione scritta dalle monache.
Teresa, ritratto di donna
Parlare di femminilità, oggi, in un contesto culturale che di questo termine è abituato a cogliere solo gli aspetti negativi, può essere rischioso e se, poi, accostiamo questo concetto alla parola “santità”, si finisce per insinuare quasi un senso di disagio. Il conflitto fra i due termini è, però, solo apparente, in realtà è possibile una loro armoniosa e reciproca compenetrazione. La grazia, si dice, presuppone la natura e la eleva poiché ne evidenzia tutte le potenzialità e le porta alloro completo sviluppo. Guardando alla Vergine Maria e contemplando il suo mistero ci viene svelata pienamente la figura e la vocazione della donna, il fascino e l’incanto della sua femminilità. Maria è l’archetipo perfetto di ogni donna desiderosa di vivere con consapevolezza e nel solco della volontà di Dio, la sua vocazione e la sua missione, senza svilirla o tradirla nella ricerca di falsi valori e di false libertà. Ciò assume un’ evidenza plastica, se dopo aver guardato a Maria, ci fermiamo su alcune figure femminili che nella Chiesa hanno ricevuto una particolare missione o sono state portatrici di un particolare carisma: Chiara, Caterina, Giovanna d’Arco, Teresa di Gesù, Giovanna di Chantal e ai nostri giorni, Teresa di Calcutta… Pochi nomi, ma significativi di tante altre figure femminili.
Ci fermiamo in particolare sulla figura di Teresa di Gesù di cui abbiamo celebrato il 15 ottobre la chiusura del V° centenario della nascita. Ella è stata chiamata, ed a ragione, la più donna fra le sante e la più santa fra le donne! Ed è la stessa Teresa a documentarci come fin dall’infanzia alla vecchiaia, sia stata una creatura fatta per amare e per essere amata; di un amore, però, che non ha niente di egoistico e si realizza nel far piacere agli altri e nell’essere la loro gioia. Il suo affetto saprà dimenticarsi per donarsi intero alla persona amata. Teresa ha avuto in sorte un temperamento meravigliosamente affettivo, ricco di doni di natura, e non si potrebbe comprendere la sua esperienza d’orazione, se non si si tenesse presente questa realtà dell’amore che, trasferito dall’umano al divino, afferra e trasfigura tutta la sua vita di donna e di santa. Il suo aspetto esteriore, e qui ci richiamiamo al Papasogli, era piacevole; vi era in lei un’armonia tra i lineamenti, la persona ed i gesti, atta a renderla quasi perfetta. La figura di altezza un po’ superiore alla media era sempre accurata e colpivano i suoi occhi neri, luminosissimi e ridenti. «Il Signore mi ha concesso la grazia di piacere a chiunque» dice lei stessa nella Vita (2,8).
Teresa è suscettibile di emozioni ed impressioni che incidono fortemente in lei, spronando la all’azione. È donna perfettamente inserita nelle vicende storiche del suo tempo e ne vive le gioie i dolori, le conquiste. La nostra conoscenza della sua personalità ed il nostro contatto con lei avvengono attraverso la bellezza singolare dei suoi scritti, che essendo di una schiettezza totale, finiscono sempre per essere autobiografici, rivelandoci così tutti gli aspetti della sua femminilità: dalla sua vivace intelligenza al suo intuito chiaroveggente ed al raro spirito d’osservazione; dalla sua vivacità al suo dinamismo, il tutto unito ad un umorismo fine e sereno. La lucidità delle sue autoanalisi, a distanza di cinque secoli, ci rendono testimoni di queste sue qualità sulle quali emerge sovrana il suo amore alla verità. Manifestare la verità era per lei d’importanza vitale e di fronte a questa realtà anche il problema dell’umiltà veniva risolto, poiché la vera umiltà è sempre intelligente e non rinnega i doni di Dio. Umiltà è per Teresa camminare nella verità. Si capisce così come questa realtà trasposta nella vita sia il fondamento della sua sofferta coerenza e interezza nel rapporto con Dio ed abbia fatto di Teresa una donna di una sincerità totale con se stessa e con gli altri. Dalla verità e dall’umiltà nascono in lei il distacco, la libertà di spirito, la magnanimità e dalla contemplazione delle divine grandezze la generosità, i grandi desideri, la riconoscenza. Tutto ciò esige un grande dominio di se stessi e una forte disciplina della volontà e di conseguenza un coraggio indomito. La misura di questo coraggio e della grandezza di Teresa l’abbiamo nell’opera da lei intrapresa della rifondazione del Carmelo e ne mette in evidenza le sue qualità di donna forte, affabile, aperta, abile, prudente, di volta in volta tenere e coraggiosa, appassionata e piena di equilibrio, con tanta carica di buon senso umano. Tuttavia a prevalere in lei è l’amore, anche se si parla di doti “virili” di Teresa, ma sarebbe più esatto parlare di doti genuinamente femminili, proprie di chi vive in Dio le qualità insite nella sua natura di donna. Dio ha pensato e voluto la donna così come si esprime nella santità cristiana, non l’ha pensata come un’esplosione di vanità o un concentrato d’insipienza, né come un oggetto. Dio ha voluto e reso simile a Sé la donna nella sua capacità d’amare, nell’essere segno di quelle viscere di misericordia che fanno di lei la compagna, l’amica, la sorella, la sposa, la madre dell’uomo nella dimensione della tenerezza, della dedizione e dell’uguaglianza. Teresa di tutto ciò è stata uno splendido esempio, un vero capolavoro della grazia.
Le Carmelitane scalze di Nuoro
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