Il segno. Il Vescovo apre la Porta Santa della Cattedrale: «Non sprechiamo l’anno di Grazia che il Signore ci dona»
Ecco il tuo popolo che cerca Misericordia
La Porta è aperta, la Chiesa di Nuoro e il suo popolo, accorso da ogni parte, iniziano il loro Giubileo. La Cattedrale ha la sua Porta Santa, è l’ingresso centrale, chissà quante volte varcato con leggerezza, sovrappensiero, in occasioni tristi o liete, e ora soglia che apre alla Misericordia di Dio, segno per eccellenza dell’Anno Santo. Il Vescovo la apre dopo aver acclamato «Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore». A quel punto una lama di luce squarcia l’oscurità dell’aula, i battenti si muovono, con il Pastore è tutto il gregge che, letteralmente, spinge per entrare. «È questa la porta del Signore: per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono» – conclude il Vescovo, dirigendosi verso il presbiterio con il Libro dei Vangeli e la croce.
Ci vuole un po’ prima che la celebrazione possa proseguire, si attende che tutti possano entrare, ma la Cattedrale per una volta è troppo piccola per accogliere tutti, in molti seguiranno il rito dal sagrato. Raramente si è vista una tale folla, il colpo d’occhio era impressionante fin dalla processione iniziata dal Santuario di Nostra Signora delle Grazie dove si erano svolti i riti di introduzione. Lungo il Corso era risuonato il canto delle Litanie dei Santi, le invocazioni e le suppliche, quindi in Cattedrale dove, aperta la Porta, è proseguita la celebrazione eucaristica.
Ricordarsi di essere amati da Gesù e perdonare sempre. Possono sembrare raccomandazioni a misura di bambino, e infatti proprio rivolgendosi ai ragazzi assiepati ai piedi dell’altare il Vescovo ha lasciato questo compito, ma a pensarci bene sono le due chiavi che aprono la porta del cuore a vivere in pienezza il Giubileo della Misericordia.
Monsignor Marcia, quasi assediato dai ragazzi, sceglie di parlare prima di tutto a loro, lasciando da parte il testo scritto e proseguendo la sua omelia a braccio. Parla loro, e a tutti, di un Dio pazzo d’amore per l’uomo e che «regalandoci l’apertura di questa porta vuole che tutti possano essere raggiunti dalla sua misericordia». È un Dio che come il seminatore non bada a dove il seme cada, lui getta il suo amore dovunque e dice – con le parole di Isaia – «Non temere, perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni…perché io sono il Signore tuo Dio…il tuo Salvatore. Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo. Non temere io sono con te». Ecco il messaggio di oggi – prosegue il Vescovo – «come possiamo essere tristi se siamo amati da Dio?».
Il Vangelo, quello della terza domenica d’Avvento, suggerisce per bocca di Giovanni Battista tre atteggiamenti che così sono riassunti: «aprire gli occhi al bisogno di chi ci è accanto, c’è gente che ha bisogno di me; ancora, essere consapevoli che la vita vale più del portafoglio e pensare a salvare la propria anima essendo onesti; infine l’invito a non usare violenza, a non opprimere il prossimo». Questi sono tre modi per essere felici. Ultime raccomandazioni, ricordare le opere di misericordia corporale e spirituale, due in particolare: perdonare le offese e sopportare pazientemente le persone moleste. A chiusura dell’omelia le parole della preghiera per il Giubileo scritta da papa Francesco, mentre il Vescovo le pronuncia i fedeli le scorrono con gli occhi sui due grandi pannelli posti nei pilastri centrali della Cattedrale. Immagini di misericordia e parole per il Giubileo ornano l’edificio sacro sia all’esterno che all’interno, l’impressione è di essere accolti e accompagnati. In fondo alla chiesa, vicino al fonte battesimale, si aggrappano ai loto bastoni i pellegrini che hanno raggiunto Nuoro a piedi, partiti da Orosei al mattino, mentre per tutta la durata della Messa, il vicino confessionale accoglie i penitenti uno dopo l’altro. Tutti assetati di Misericordia.
«Tutti e sempre abbiamo bisogno di Misericordia – ha scritto il Vescovo nell’omelia che non ha letto –: ne ho bisogno io, che nella Sua imperscrutabile volontà ha voluto, nonostante i limiti, vostro Vescovo. Ne abbiamo bisogno noi presbiteri che con le nostre incoerenze siamo causa di divisione nella Sua Chiesa. Ne abbiamo bisogno noi, Chiesa nuorese, sofferente di divisioni, rancori, odi da cui fatichiamo ad affrancarci!».
Di fronte a questo non resta che tornare a Dio, «volgere decisamente le nostre esistenze verso di Lui. È necessario varcare la soglia – ha scritto ancora il vescovo Mosè. È tempo di grazia! Lasciamoci riconciliare con Dio, riprendiamo il cammino con Lui, varchiamo la soglia Santa, non sprechiamo un anno di grazia che il Signore ci dà!».
La Porta è aperta, in attesa. Chi non vorrà varcarla?
f.c.
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