In volo per Milano-Linate, mi illudo poter dormire un po’. Nella fila otto, alle mie spalle, due coniugi col tono alto di voce mi rendono partecipe, in diretta e pur non volendo, di un loro litigio dai toni inconciliabili.
Natale. Dov’è? Cos’è?
Nello stesso volo due miei amici, marito e moglie, sono diretti a Domodossola: vanno per il funerale della sorella della signora, suicida. Non ha accettato di convivere, per qualche mese ancora, col male incurabile che l’aveva aggredita al pancreas.
Cos’è Natale? Dov’è?
La strada principale di Budoni, l’ho appena percorsa diretto all’aeroporto, è coperta di luminarie che, abbagliandoti, non ti lasciano vedere il cielo.
Cos’è Natale?
Nella parrocchiale di Budoni un presepe. Tante piccole luci, a intermittenza, attirano l’attenzione. Diversi personaggi, di diversi stili e fogge ti incantano, ti riempiono, ti distraggono. Poi scopri: sì, c’è anche il Bambino nella grotta.
È questo, Natale?
Fuori, nel piazzale antistante la chiesa, un altro presepe, essenziale: un asino e un bue, san Giuseppe e Maria in adorazione. Un bimbo nudo (o quasi) deposto sulla ruvida paglia.
Natale!
Nascita che, come ogni nascita, porta con sé fragilità. È il mistero della fragilità. Quella che abita ogni vita che nasce. Maria e Giuseppe si chinano su quella fragilità.
Mistero di una scarsa consistenza umana sposata dall’onnipotenza di Dio. Da quella notte Dio dà appuntamento agli uomini nelle loro fragilità. Nella cagionevolezza della coppia dell’ottava fila del volo per Milano. Dio amore si è poggiato sulla ruvida paglia di quel fragile amore umano che, a orecchio indiscreto pare irreparabile. Nella debole e corruttibile vita toccata dalla ruvida paglia della malattia Dio ha posto il Suo misterioso incontro d’amore.
Natale, festa di condivisione della povertà incontrata e abbracciata dall’Onnipotenza.
Non cogliere Dio in questa nostra fragilità umana è perdere l’appuntamento con Lui, nascosto nella debolezza.
Dio non ci ha assistito, ma ha condiviso con noi le nostre piccolezze e debolezze. Natale è condivisione, non assistenzialismo. Natale non è un bel pranzo per i poveri, pranzo di poche ore, quasi irreali che poi ti ripiombano nel buio di ogni ora nella ruvida paglia della povertà.
Natale è luce non su un evento, ma è un evento perpetuo di luce. Luce che non ti proibisce di vedere il cielo, che narra il mistero della vicinanza, che invita a fare altrettanto.
Natale, evento di luce, invita a prendersi a cuore l’altro, sprona a assumerci la nostra responsabilità, piccola o grande che sia.
Natale, Dio che condividendo tutto con noi eccetto il peccato, vuole che pur ruvida paglia, condividiamo con Lui tutta la nostra debolezza, chinandoci su quella umana, qualunque sia il suo nome.
Un augurio? Possa ognuno di noi, nella propria fragilità, accogliere, chinarsi su quelle altrui, accogliendole e illuminandole con una reale condivisione.
Buon Santo Natale.
+ Mosè Marcia