Ventisei agosto, otto e sedici settembre: sono le date di un’unica grande celebrazione di ordinazione sacerdotale vissuta in tre momenti per la consacrazione di Emanuele Martini a Siniscola, di Giovanni Cossu a Orgosolo, di Roberto Biancu a La Caletta. È così che si è ripetuta una scena singolare: il vescovo ha sempre voluto di fronte a sé i tre giovani al momento dell’omelia, una grande riflessione – anche questa in tre puntate – dedicata alla figura del sacerdote.
Grande è stata la gioia della Chiesa nuorese, invitata a «elevare un canto di lode, di esultanza e di gratitudine al Signore» per il dono di queste tre vocazioni. E a tutta la comunità diocesana monsignor Marcia ha chiesto un impegno, quello di «condividere la vocazione del nostro prossimo, qualunque essa sia, senza disinteressarci nell’accompagnare chi si pone in ricerca del proprio progetto esistenziale». La figura del sacerdote dunque. Come nella vita può capitare di vivere il passato o proiettarsi verso il futuro perdendo il presente, così può capitare ai sacerdoti – ha affermato il vescovo – di pensare e sognare grandi impegni lontani nello spazio e nel tempo perdendo il presente nel quale si è inseriti. «Dobbiamo prestare attenzione che la preoccupazione pastorale, quella autentica, del sacerdote per la salvezza del mondo comincia con l’attenzione per chi ci è vicino. Si arriva al servizio della Chiesa universale, praticando la cura alla Chiesa particolare. Si ama la “famiglia”, amando la propria famiglia! Si è membri del presbiterio dedicandoci con speciale impegno di carità verso la propria comunità presbiterale». Non si ama il presbiterio di cui si è parte vitale «disinteressandocene o dall’esterno, giudicandolo e isolandoci, quasi fossimo corpi separati». Il sacerdozio di Gesù – ha ancora affermato il vescovo –, vive sull’incarnazione. «Vengono le vertigini, pensando e riflettendo a quali altezze Dio ci chiama! Un po’ di pane e un po’ di vino, nelle mani dell’uomo sacerdote diventano e sono presenza Sua, dono Suo e cibo Suo: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”! cioè: Prendimi, mangiami, bevimi! Ci può essere dichiarazione d’amore che può spingersi oltre? Sì, c’è ancora di più, il Signore Gesù, pur di unire a sé il mondo per offrirlo con sé al Padre, dona il suo stesso donarsi!» È qui che trova spazio il sacerdozio di Roberto, Emanuele, Giovanni, «il Signore ci prende perché dobbiamo essere Sua presenza, Sua volontà di donarsi, ci consegna il Suo “io” nelle nostre labbra».
Alla comunità dei fedeli il richiamo ad «essere buone pecore, e una sola cosa rende tali: la fede»; parafrasando Sant’Agostino, se ci sono buone pecore ci sono anche buoni pastori: «è questo – ha scandito il vescovo – il nocciolo del problema vocazionale!» perché «il Signore chiama sempre ma se la comunità è un gregge sordo le chiamate cadono nel vuoto». (fra. co.)
© riproduzione riservata
Chi sono
Roberto Biancu (20 dicembre 1990, La Caletta), dopo il Seminario minore a Nuoro e maggiore a Cagliari, ha completato la formazione al Seminario maggiore di Bergamo. Prosegue i suoi studi in Scienze dell’educazione.
Giovanni Cossu (27 aprile 1991, Orgosolo), dopo la formazione a Nuoro e Cagliari prosegue gli studi in Diritto canonico a Roma.
Emanuele Martini (12 aprile 1984, Siniscola), completa a Cagliari la sua formazione e collabora nella parrocchia Santa Caterina d’Alessandria di Dorgali.