La Chiesa di Nuoro è in lutto per la morte di don Salvatore Fancello, parroco di Nostra Signora di Bonaria a Cala Gonone. Nato a Dorgali l’11 settembre del 1955 avrebbe tra pochi giorni compiuto 59 anni. Ordinato sacerdote il 30 dicembre del 1979 da Monsignor Giovanni Melis ha servito le parrocchie di Orosei e della Cattedrale di Nuoro come vice parroco prima di essere nominato parroco di Oliena. Dal 2007 era parroco di Cala Gonone.
Il funerale sarà celebrato domenica 7 settembre alle ore 16.30 nella piazza antistante la parrocchia a Cala Gonone.
(5 settembre 2014)
Il saluto di Cala Gonone a don Salvatore
CALA GONONE – I fedeli sfilano davanti alla bara poggiata sul sagrato della parrocchia Nostra Signora di Bonaria. Si inginocchiamo e pregano. Tanti si chinano sino a baciare il legno o farvi scivolare una carezza. È il saluto finale a don Salvatore Fancello, il parroco di Cala Gonone, morto il 5 settembre d’infarto nella marina di Sorso, dove aveva condotto i ragazzi per una gita. Il decesso subito dopo pranzo, a metà di una giornata che prevedeva anche la visita al santuario benedettino di San Pietro di Sorres. Un infarto cardio-circolatorio che non gli ha lasciato scampo, nonostante i tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari arrivati immediatamente nel centro balneare. Cinquantanove anni, dorgalese, da sette era rientrato a casa per prendere la guida spirituale della frazione marina, dopo gli anni di ministero da parroco a Oliena, e quelli iniziali a Orosei e nella cattedrale di Nuoro, come vice-parroco di don Pietro Puggioni.
Comunità che si danno appuntamento per le esequie, in piazza Madonna del Mare. Un paio di migliaia di fedeli sulla spianata e tanti che assistono dai balconi, come una corona intorno al feretro che porta sopra il Vangelo, la stola e il calice, per l’ultimo omaggio terreno a Dio, al quale don Fancello aveva deciso sin da ragazzino di spendere la sua vita. Trentacinque anni di ministero, ricordati nell’omelia dal vescovo Mosè Marcìa, che concelebra insieme a un centinaio di sacerdoti, alcuni arrivati da fuori diocesi. Il presule cita quanto andava scrivendo il parroco nelle pagine del giornale Cala Gonone Notizie: «Sogno una parrocchia dove non si delegano le iniziative, ma ci si rimbocca le maniche per operare direttamente». E poi ancora, in un crescendo di desideri spirituali, le speranze per una comunità più matura nella fede e una Chiesa in grado di superare le divisioni. Sino a quell’ultimo appello, sempre nel notiziario parrocchiale, ad aprile, «per scendere tutti in campo e aiutarsi in maniera vicendevole». In queste dichiarazioni programmatiche c’era anche il progetto per la nuova parrocchia, ricordata ancora da monsignor Marcìa, «per il quale aveva cercato i migliori professionisti affinché anche la struttura rispondesse alla sua visione di comunità e alla partecipazione dei fedeli».
I parrocchiani hanno capito tutto ciò e lo testimoniano nei pensieri durante la celebrazione, a iniziare da quelli dei ragazzi dell’oratorio: «Don Salvatore grazie a te abbiamo capito la bellezza di Gesù e l’amore che ha per noi». «In quell’ultima giornata vissuta insieme in gita, spero che i tuoi occhi abbiano letto il nostro affetto e la nostra riconoscenza». Con loro la testimonianza di amministratore e amico del sindaco di Dorgali, Angelo Carta, e i messaggi che arrivano da fuori dall’isola, sin dal Brasile, da Curtiba, con le parole del missionario dorgalese, padre Giovanni Erittu. Il Consiglio pastorale, rappresentato da Salvatore Monni: «È stato per noi un campione del Vangelo, con la pratica e l’insegnamento della carità, solidarietà e pace».
Un testamento spirituale che rimane nella piccola chiesa di Cala Gonone, dove nel giorno del commiato terreno tutto parla della figure e delle opere di don Fancello: il suo viso sorridente nella foto stampata sulla facciata, i manifesti scritti con affetto alle pareti delle case vicine, che sino a due giorni prima hanno visto l’andirivieni consueto di giornate ancora dedicate alla stagione turistica. Prima della brutta notizia e di quel necrologio proprio all’ingresso del tempio: «Cala Gonone ha perso il suo pastore», che ha trasformato la gioia in mestizia. Un dolore che sale di intensità nello sguardo del fratello Nanni, che assiste senza più parole e lacrime, e dei familiari: «Siamo come degli uccellini che hanno perso il loro nido», dice la cugina Nennedda Fancello. «Aveva una grande carica di allegria e un rapporto speciale con i bambini».
Don Salvatore Fancello da domenica riposa nella tomba di famiglia, nel cimitero di Dorgali.
Francesco Pirisi
(aggiornato l’8 settembre 2014)
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