Facile dire: Andiamo in vacanza! Più facile da dire che da vivere. Perché in realtà la vacanza per molti è ancora un lusso o un sogno lontano, a causa di problemi di soldi, di lavoro, di famiglia. E anche per quelli che hanno la possibilità di poter andare in ferie non mancano le difficoltà, accentuate non solo dalla pandemia – che continua a non darci tregua – ma anche da scelte vacanziere che nulla a che fare con il riposo e la distensione, ingredienti che rimangono fondamentali per un buon tempo estivo.
Una delle ricette più importanti per una buona vacanza è non sprecare il nostro tempo, imparando a saper prendere le dovute distanze dal lavoro quotidiano. Ci vorrebbe una sorta di “sabato” biblico, nel quale lasciare da parte – distanziandosene davvero – tutto ciò che quotidianamente ci appartiene, per poter utilizzare il tempo in modo diverso. Andare in ferie, ad esempio, cambiando possibilmente luogo, ma soprattutto modificando i ritmi della giornata per ritrovare un senso del vivere che va al di là di ogni attività ritenuta, spesso a torto, essenziale. La vacanza è anche – ma oserei dire soprattutto – il saper riscoprire il gusto del silenzio e, insieme, del contatto con la voce del creato: che sia il rumore del mare o il vento della montagna o il canto degli uccelli tra gli alberi della campagna. Un silenzio che ci manca, e che ci permette tra l’altro di riscoprire la parola come autentico strumento di dialogo con gli altri; la parola ha infatti senso non quando nasce dal rumore, ma dal silenzio. Per un credente la vacanza è anche ritrovare un tempo che diciamo di non avere mai, quello per ascoltare la voce di Dio che ci parla nelle Scritture, ripetendo così l’esperienza del profeta Elia che, dopo il suo viaggio sino al monte Oreb, incontra Dio nella voce del silenzio (cf. 1Re 19).
Solo così, diciamolo, potremo tentare di far pace con noi stessi, con i nostri scompigli interiori e con i nostri problemi mai risolti; un modo anche per far pace con gli altri: amici, parenti e colleghi, quest’ultimi da ritrovare – dopo le vacanze – con un rapporto diverso, meno estenuante.
Non vorrei dimenticare tutti coloro, più di quanti si possa pensare, che dedicano parte del proprio tempo estivo al volontariato, organizzando tutto per mettersi a disposizione degli altri: giovani e adulti che dedicano tempo all’oratorio e ai campi- scuola, fino alle esperienze missionarie nei Paesi lontani, oggi più complicati o impossibili a causa del coronavirus.
C’è quindi una maniera di ricrearsi che rigenera, evitando il rischio di consumarsi, arrivando magari a settembre con il metabolismo sballato e più stanchi di prima. Proviamo allora a dosare bene riposo fisico, gioia di stare con gli amici e bellezza della natura, tutti aspetti che allargano il cuore e l’orizzonte; senza dimenticare le buone letture, la cui compagnia è sorprendentemente gradevole e proficua in ogni tempo.
Di cuore buon tempo estivo a tutti! Aggiungo: anche partecipando alle iniziative della pastorale del turismo delle due Diocesi, le quali continuano a proporre occasioni di incontro, fraternità e riflessione.
+ Antonello Mura
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