Sabato 4 maggio presso la Sala don Cabiddu della chiesa Cattedrale si è tenuta la solenne inaugurazione dell’Anno Gudiziario del Tribunale interdiocesano delle diocesi di Nuoro e Lanusei alla presenza dei due Vescovi monsignor Mosè Marcìa e monsignor Antonello Mura, i rappresentanti dei tribunali ecclesiastici Mons. Gianfranco Zuncheddu, Vicario Giudiziale aggiunto del Tribunale Ecclesiastico di Appello di Cagliari, e a Don Mauro Buccero, vicario giudiziale del Tribunale Interdiocesano Sardo, i presidenti degli Ordini degli avvocati di Nuoro e Lanusei, Angelo Mocci e Luigi Cardia, e diverse autorità civili e militari cittadine.
A Monsignor Filippo Iannone, Presidente del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, è toccato tenere la prolusione, un lungo e articolato intervento che ha toccato i principali punti del Motu proprio di Papa Francesco Mitis iudex dominus Iesus dell’8 settembre 2015 che ha riformato i processi per le nullità matrimoniali, snellendo e velocizzando le procedure e attribuendo nuove e dirette responsabilità ai singoli Vescovi. Ricordando che il potere e dovere di giudicare da parte dei pastori affondi nella Tradizione della Chiesa, monsignor Iannone ha sottolineato come la riforma delle strutture debba procedere di pari passo con una conversione pastorale, così come espresso dal Papa nella Evangelii Gadium. Lo stesso tema hanno sottolineato i due Vescovi nel loro indirizzo di saluto mentre a don Ernest Justin Beroby è toccato illustrare l’attività svolta nell’anno 2018 dal Tribunale Interdiocesano di cui è Vicario Giudiziale.
«L’impegno – ha esordito – è stato unanime e fattivo, e lo sarà ancora di più per il futuro, proprio per rispondere al meglio alle attese dei nostri pastori e dei fedeli che si avvicinano al nostro ministero per cercare consolazione, verità e giustizia».
Al primo gennaio 2018 risultavano pendenti 4 cause che erano state accolte alla fine del mese di dicembre 2017. Nel corso del 2018 sono stati introdotti 20 libelli di cui 15 per il processo ordinario e 5 per il processo più breve. Pertanto, le cause trattate nell’anno 2018 sono state 24, di cui sono state concluse le 5 cause brevi, terminate con sentenze affermative per la nullità. Al 31 dicembre 2018 le cause pendenti sono dunque 19, «ma la maggior parte di queste ultime – ha assicurato don Beroby – è ormai pronta per la decisione, mentre le altre cause sono in fase avanzata di trattazione».
Riguardo alle tipologie di cause presentate nel nostro Tribunale il capo di nullità dominante è il difetto di discrezione di giudizio, seguono il difetto di libertà interna, l’esclusione della sacramentalità, l’esclusione della prole, l’esclusione della fedeltà e il dolo.
Volendo fare alcune «riflessioni e considerazioni pratiche sui questi capi di nullità, in particolare riguardo il capo che si riferisce al canone 1095, mancanza di discrezione di giudizio e di libertà interna, incapacità ad assumere gli obblighi del matrimonio, mi viene spontaneo dire – ha sottolineato il Vicario Giudiziale – che molti si sposano senza essere consapevoli degli impegni che assumono nel matrimonio. Comunque la verifica della maturità psico-affettiva delle parti in causa, tranne nei casi di evidente patologia, è garantita dall’accertamento medico forense, dalla perizia, che è un elemento probante di cui il Giudice si serve per la valutazione della validità o meno di un matrimonio. Al riguardo i periti che collaborano con noi sono tecnicamente e canonicamente molto validi e celeri». Di fronte a questi dati don Beroby ha voluto richiamare i pastori in cura d’anime «a verificare con più attenzione e competenza, specialmente nella fase prematrimoniale, le convinzioni dei fidanzati circa gli impegni irrinunciabili che devono assumersi per la validità del loro matrimonio ». A tale proposito, il Vicario Giudiziale ha voluto ricordare il discorso tenuto dal Papa in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2019 al Tribunale della Rota Romana, quando Francesco ha affermato che unità e fedeltà sono per i «due beni irrinunciabili e costitutivi del matrimonio, richiedono di essere non solo adeguatamente illustrati ai futuri sposi, ma sollecitano l’azione pastorale della Chiesa, specialmente dei vescovi e dei sacerdoti, per accompagnare la famiglia nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo. Tale azione pastorale naturalmente non può limitarsi all’espletamento delle pratiche, pur necessarie e da svolgere con cura. Occorre una triplice preparazione al matrimonio: remota, prossima e permanente. Quest’ultima è bene che comprenda in modo serio e strutturale le diverse tappe della vita coniugale, mediante una formazione accurata, volta ad accrescere negli sposi la consapevolezza dei valori e degli impegni propri della loro vocazione » (Papa Francesco, Discorso al Tribunale della Rota Romana per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, 29 gennaio 2019).
In conclusione, «occorre, da parte di tutti, un serio discernimento – ha esortato don Beroby – per evitare che i nostri fidanzati arrivino al matrimonio con superficialità, per convenienze sociali o per impulsi emotivi, senza la capacità e la responsabilità di onorare gli impegni del matrimonio che celebrano». (fra. co.)
© riproduzione riservata