Primule per la vita con le volontarie del Cav di Nuoro
Si celebra il 5 febbraio la 39ma Giornata per la vita, come da tradizione le volontarie del Centro di aiuto alla Vita (Cav) di Nuoro offriranno le primule, “primo fiore che rappresenta la vita”, in tutte le parrocchie della città e dei paesi della diocesi, al Centro commerciale di Prato Sardo e all’ospedale San Francesco nella serata di sabato 4 febbraio e per tutta la giornata di domenica. «Il ricavato – spiega la presidente del Cav di via Alagon 11 a Nuoro, Domenica Capra – servirà a finanziare il Centro che aiuta le mamme in difficoltà per una gravidanza e i loro bimbi. Nell’anno appena trascorso – spiega la presidente – abbiamo aiutato oltre ottanta mamme fornendo loro pannolini, latte, omogeneizzati, pappe, biscotti, corredini e tutto ciò che serve per crescere in serenità i figli accolti. Le assistite sono di Nuoro e provincia senza distinzione di nazionalità e razza. Tutto questo – conclude – è possibile grazie alla generosità dei nuoresi che da anni ci aiutano in questa attività».
“Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta” è il titolo scelto per quest’anno, al centro del messaggio dei Vescovi italiani il tema del sogno. «Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare – ha scritto il Consiglio permanente della Cei. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto».
Per Papa Francesco – prosegue la nota – «il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”. Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale». È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta – scelta come testimone e icona per la giornata di quest’anno – con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila”.
La Santa degli ultimi di Calcutta – scrivono i Vescovi – «ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”».
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