La chiusura della Visita a Orosei e Sos Alinos

«Possiamo essere una sola Chiesa»

Presenti tutti i sacerdoti della Forania Madonna del Rimedio

 

Nello splendido scenario del Santuario di Nostra Signora del Rimedio, alle porte di Orosei, si è chiusa la Visita pastorale di monsignor Mosè Marcia alle parrocchie di San Giacomo Apostolo e sant’Antonio Abate. Con la celebrazione eucaristica si è chiusa anche la visita alla Forania, intitolata proprio alla Madonna del Rimedio, presenti tutti i sacerdoti delle parrocchie che la compongono. Una occasione, questa, per il Vescovo per ribadire l’invito all’unità e alla collaborazione: «Sono partito da Dorgali, abbiamo aperto la Visita in Forania con la Beata per l’Unità e chiudiamo in questo Santuario, sia la Madonna a porre rimedio alle cose che non vanno bene».
Nella sua omelia, il Vescovo ha voluto lasciare tre concetti, tratti dalla liturgia del giorno. «ti esalterò Signore perché mi hai risollevato», si è cantato nel ritornello del Salmo. Ebbene, si è domandato, ci sono delle cose che non vanno bene? “Ti esalterò perché mi hai risollevato”. Presentando l’icona dell’incredulità di Tommaso – di cui ha fatto dono a tutte le parrocchie durante la Visita – abbiamo sottolineato che Cristo è risorto anche se ha le piaghe, e allora non guardiamo quelle piaghe, non stiamo a guardare i limiti e le ombre delle nostre comunità, guardiamo che il Signore è vivo in mezzo a noi, con le sue piaghe certo, gliele abbiamo messe noi, ma è vivo, perciò ecco il canto, ti esalterò perché le tue piaghe mi hanno risollevato. Qualche momento – ha proseguito – forse facciamo fatica a vivere la comunità, qualche momento l’individualismo ci prende la mano, altri momenti ci guardiamo un po’ in cagnesco, però il Signore è vivo e risorto in mezzo a noi» – ha ripetuto. È così ritornato alla mente un episodio del Vangelo di Giovanni, Gesù sulla spiaggia che aspetta i discepoli che sono in mare a pescare e prepara loro un po’ di pesce arrostito. I discepoli non avevano pescato nulla, Gesù disse loro di provare ancora. «Ecco – ha riflettuto il Vescovo – il Signore è li, ci prepara il cibo, noi magari ci diamo da fare ma non sempre riusciamo nell’intento, tante volte anche un intento positivo, bello, ma magari dimentichiamo di imbarcare anche Lui nella nostra fatica, nel nostro camminare. E Lui ci aspetta, Lui è fedele, prepara il fuoco per arrostire un po’ di pesce, quello che gli portiamo noi, la pesca che facciamo noi, la facciamo dietro sua indicazione, dietro il suo intervento ma tutto sommato le reti le abbiamo buttate noi». Ancora, «Ti esalterò perché ci hai fatto gustare la tua presenza in mezzo a noi». davvero «facciamo fatica a vivere la fede, ma tu Signore sei sempre in mezzo a noi. Come Tommaso qualche volta ci scoraggiamo, qualche volta non riusciamo a proclamarti ma tu sei sempre in mezzo a noi, tu sei fedele». Questo il primo messaggio.
Nel tempo di Avvento che giunge al termine un invito all’attesa, «ci stiamo preparando al Natale – ha detto il Vescovo – Natale è tutti i giorni quando noi lo accogliamo nel nostro cuore, bisogna avere la capacità di attendere, di vivere l’atteggiamento gioioso dell’attesa di qualcuno che ci interessa. Dipende da che cosa attendiamo per essere felici oppure no, per darci da fare. Il Signore viene e viene Lui fedele. Noi tante volte sbagliamo, ci scoraggiamo, Lui è fedele». La fedeltà del Signore è anche il messaggio della Prima lettura proclamata poco prima e si intreccia a quanto ascoltato nel Vangelo: «Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro» – ha scritto l’evangelista Luca.
«Tutto il popolo lo ascoltava, anche i pubblicani, cioè quelli che sono più deboli, più semplici, più facili agli errori, ai peccati, quelli lo ascoltano – ha sottolineato il Vescovo. E dovrebbe essere il nostro atteggiamento, riconoscendo i nostri errori, la nostra pochezza, la nostra piccolezza ma nella sua fedeltà noi giochiamo tutto ci mettiamo in ascolto. Facendoci battezzare, cioè ripartendo, senza avere l’atteggiamento dei farisei o dei dottori, l’atteggiamento di gente arrivata. Ci interessa il fatto che Lui è fedele».
In tutte le comunità – ha poi proseguito – «ci sono e abbiamo condiviso momenti belli, positivi, penso ai ragazzi, ai giovani nelle scuole, non dovremo perdere quei momenti.
È vero – ha riconosciuto -, siamo un po’ divisi e forse dobbiamo darci da fare. Già la presenza di tutti i sacerdoti della forania fa ben sperare, possiamo essere una Chiesa, un solo Signore, un solo Battesimo, una sola fede, proviamo a metterla insieme a farci coraggio nella nostra fede mettendo insieme la nostra fatica nel credere».
La sintesi massima è in una frase, ancora una volta: «Il Signore è fedele». È bella l’espressione di Paolo ai Romani – ha ricordato iancora monsignor Marcia – “Chi ci potrà separare dall’amore di Dio?”. Non ha detto mi potrò mai separare ma chi ci potrà separare dall’amore che Dio ha per me, Dio è con noi, non scoraggiamoci, ripartiamo».
Infine una preghiera: «Signore dell’universo, nostro Redentore – ha scandito – nel tuo amore eterno tu hai avuto pietà di noi e sei venuto in mezzo a noi peccatori, facci ritrovare i gesti della tua giustizia perché non rifiutiamo il disegno che tu hai su ciascuno di noi».
«Penso – ha concluso – che questo possa essere un pensiero che ci possa accompagnare al Natale, al nuovo anno che si avvicina, a un nuovo momento della vita comunitaria. Potenziate il vostro camminare insieme e la beata Maria Gabriella ci aiuti in questa nostra unità».
Al termine della celebrazione, nel saluto prima della benedizione, il Vescovo ha voluto lasciare un impegno. Ho incontrato i giovani di una Leva – ha raccontato – e il giorno il Vangelo diceva che bisogna invitare non quelli che ti restituiscono l’invito ma coloro che non sono in grado di restituirti l’invito. Una ragazza mi ha detto “sappiamo che lei non può restituirci l’invito, venga a cena da noi”. Siete capaci e avete fatto tanto, provate – questo l’invito rivolto a ciascuno – in quest’anno, a invitare a casa qualcuno che non sia Vescovo, non sia il parroco, non sia nessuno, però è figlio di Dio, e che non sia in grado di restituirvi l’invito. Fatelo in modo che vi dica di sì, perché sono quelle le persone che dicono di no. Inventate qualcosa, così serviamo gli altri costruendo Chiesa. Non è che la fetta di salame costruisca la chiesa ma il cuore ha un atteggiamento diverso. Il Signore ci aiuti di essere capaci di impegnarci per chi per noi non farà mai nulla». (fra.co.)

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