Natale, fondamento della nostra fede, che immette nella nostra vita un calore umano capace di commuovere anche l’animo più duro. Natale, la tenerezza di Dio che si fa piccolo e inerme per amore dell’uomo, Dio si “svuota” e si “abbassa” per incontrare me Sua creatura. Natale, qualcuno mi ama, non può non amarmi e mi spinge ad amare. Perché diluire e dissolvere il senso profondo del Natale? Sembrerebbe che oggi odiamo amare e amiamo odiare: non vogliamo perdonare e rifiutiamo la Misericordia di Dio. Da società parassita, con straordinaria pubblicità, approfittiamo dei sentimenti e del calore umano per colmare con beni materiali il vuoto che ci distrugge. Per tacitare e alleviare la nostra coscienza siamo anche capaci di condividere qualcosa con qualcheduno. Lui però non ha condiviso “qualcosa” ha dato tutto se stesso. Perché allora non condividere davvero la mia vita? Francesco d’Assisi pregava: «Dove c’è guerra, che io porti pace; dove c’è odio, che io porti amore; dove c’è oscurità, che io porti luce; dove c’è tristezza, che io porti gioia; dove ci sono dubbi, che io porti la fede; dove c’è disperazione, che io porti speranza». Non può essere questo un impegno di condivisione della propria vita? Perché boicottare Dio che vuole con la mia vita, fatta di amore e di perdono, incarnarsi quotidianamente nella mia società? Il Vangelo parla dei magi arrivati dall’oriente per adorare il Bimbo che ci è stato donato. La tradizione cristiana, osservando i loro doni ne ha contato tre. Una bella narrazione popolare individua un quarto saggio, di nome Artaban, arrivato molto in ritardo quando gli altri tre re erano già ripartiti e giunse a mani vuote senza alcun regalo: si era attardato nel suo cammino perché incontrò tante persone che lo supplicavano di dare loro una mano. Così ad uno lasciò delle monete, ad una altro prestò aiuto accompagnandolo fuori dal bosco dove si era smarrito, ad un terzo diede il proprio mantello. Un altro, malato, gli rallentò terribilmente il viaggio; fermatosi gli diede tutte le cure necessarie e si allontanò da lui solo quando poteva stare da solo. Infine dette anche il proprio cammello ad un uomo che era stato appena derubato. Quando Artaban arrivò da Gesù, a piedi, senza scorta né cavalcatura, non avendo più doni, si vergognò terribilmente e pensava di aver solo perso tempo. Ma Gesù lo consolò: «Tu non hai fallito. Nel cammino della tua vita mi hai già adorato e servito quando hai portato aiuto e conforto, serenità e pace in tutti coloro che hai incontrato sul tuo cammino. Non dimenticare che qualsiasi cosa tu fai e farai a uno solo di questi più piccoli e bisognosi, l’hai fatto a me». Così felice riprese il cammino del ritorno. Buon Natale a tutti. L’esempio del Dio incarnato, tenerezza e fragilità somma, ci aiuti a condividere non qualcosa di nostro, ma tutto noi stessi. Buon Natale.
+ Mosè Marcia
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