Domenica 18 settembre in tutte le parrocchie d’Italia si terrà la colletta promossa dalla Conferenza episcopale Italiana in favore delle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto.
Pubblichiamo di seguito l’editoriale apparso sull’ultimo numero del settimanale diocesano.
La generosità dei nuoresi
di Michele Tatti
Un calice eucaristico ammaccato ma integro, recuperato e deposto sulle macerie vicino al casco rosso griffato con il simbolo dei Quattro Mori. Quell’immagine scattata da un vigile del fuoco nuorese, Luca Usai, il 26 agosto nel convento di Amatrice dove sono morte tre suore e alcuni ospiti, ci accompagnerà nella nostra diocesi domenica 18 settembre, giorno della colletta nazionale a favore delle popolazioni terremotate, indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana all’indomani del sisma che lo scorso 24 agosto ha devastato l’area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. La scelta della data non è stata casuale perché coincide con il 26° Congresso eucaristico nazionale che inizierà a Genova giovedì 15 per concludersi proprio il 18 settembre. Una concomitanza esplicitamente voluta, perché «l’esito della raccolta dovrà essere segno tangibile della carità che l’intera Chiesa italiana, chiamata a raccolta nella preghiera e nella riflessione, dovrà saper esprimere».
Per la prima emergenza la Cei ha subito stanziato un milione di euro dai fondi dell’otto per mille, mentre la Caritas nazionale ha messo a disposizione centomila euro per ogni diocesi coinvolta nella catastrofe. Ora nelle zone terremotate arriva il difficile. La stessa Caritas spiega il senso di un impegno che va oltre l’emotività: «Accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale, della ritessitura delle comunità, del riassorbimento dei più evidenti traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali». Quando i riflettori si saranno spenti molti dimenticheranno toponimi oggi familiari come Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto. Pregando anche per Filippo Sanna, il giovane originario di Nuoro vittima del terremoto, riguardiamo allora con occhi diversi, solidali e speranzosi la fotografia riproposta in questa pagina: quel calice ammaccato, deposto nuovamente sull’altare per il Sacrifico eucaristico oggi più che mai è simbolo di Resurrezione.
© riproduzione riservata