Chiusura della Visita pastorale a Fonni

«Siate un gregge unito, accogliente e sempre capace di perdonare»

 

Perdono e accoglienza, queste le parole chiave dell’omelia di monsignor Marcia alla celebrazione di chiusura della Visita pastorale a Fonni: parole risuonate con forza, come consiglio, come esortazione, come augurio. «Cara Fonni hai tante possibilità, – ha detto il Vescovo – non isolarti, non sprecare le tue energie. Ama il tuo Signore che dal suo cuore ha fatto sgorgare te sua sposa. Affidati a Maria, è lei la madre, e non vuole divisioni. Camminate insieme e andate avanti, è questo l’augurio, siamo figli dello stesso Padre e della stessa Chiesa».
La Parola di Dio, con la ricorrente immagine del gregge sia nel brano di Ezechiele che nel Vangelo, ha confortato il pensiero del Vescovo: «Alla chiusura della Visita pastorale non potevano esserci letture più belle di queste che la liturgia ci ha presentato – ha affermato. Ho trovato passando per le vostre strade, in questa comunità, una ricchezza umana ma anche una povertà umana: dobbiamo essere capaci di perdonare! Dobbiamo essere capaci di essere il gregge amato da Dio. Non possiamo essere le novantanove pecore rinchiuse nel recinto per sbranarci tra noi quando lui è andato a cercare quella smarrita. Dobbiamo avere la capacità di essere davvero la famiglia di Dio. La famiglia di Dio parte con l’accoglienza l’uno dell’altro, con il perdono l’uno dell’altro, con lo sforzo di non offenderci più in la di quanto la nostra debolezza umana ci spinga. E una volta trovato il nostro limite, il nostro difetto, ancora accoglierci e perdonarci: questo è essere famiglia di Dio, questo è essere nati da quel costato, da quel cuore trafitto».
Mentre il paese si prepara a vivere la festa di Nostra Signora dei Martiri si festeggia, in questo venerdì 3 giugno, anche la solennità del Sacro Cuore di Gesù. La figura di Maria, il dono supremo di Cristo. Ecco allora il rimando a un altro brano evangelico: Gesù sulla croce, «il momento in cui noi gustiamo l’amore infinito di Dio – ha commentato il Vescovo – ma anche quello in cui Gesù rivolgendosi a Maria e al discepolo amato li affida vicendevolmente l’uno all’altra: «Ecco tua madre, ecco tuo figlio».
Questo quadro in cui troviamo Maria e Giovanni «è la sintesi di questa eucarestia» – ha affermato monsignor Marcia.
La figura materna: «Gesù che ci ha amato ci ha donato sua mamma, potremo avere la durezza di cuore di non coglierne la grandezza, Maria ci fa tenerezza, ci consola, è nostra avvocata, è quella che nei momenti di maggiore difficoltà invochiamo, Maria è mamma».
Il dono del Sacro Cuore di Cristo: «Gesù sulla croce ha fatto ancora di più – ha proseguito il Vescovo –, come Giovanni vede. Dal suo cuore trafitto dalla lancia del soldato uscì sangue ed acqua. Siamo usciti noi, noi come Chiesa, il sangue e l’acqua sono l’immagine e la realtà dei sacramenti, la Chiesa è nata da quel cuore, in quel momento, dalla croce».
Che cosa, chi è la Chiesa? L’immagine del costato, in un continuo gioco di rimandi alla Parola di Dio, ci riporta al giardino dell’Eden: Dio ha creato l’uomo, gli ha dato tutto, ma l’uomo non è contento, sente la solitudine. «Da una costola Dio toglie, dona all’uomo la donna, la sposa. Nella croce Dio, dal suo costato, fa nascere la sua sposa, la Chiesa. La Chiesa che nasce da quel cuore che ha dato tutto, anche la mamma ma mancava ancora una cosa, a lui mancava la sposa e alla sposa, noi, mancava lo sposo. E in quella croce ecco che siamo nati noi chiesa. Mi piace vedere la festa del Sacro Cuore in questo quadro, in questa realtà» – ha commentato il Vescovo.
Per capire le letture, Ezechiele che parla del pastore che raduna le pecore disperse, «non possiamo non metterci ai piedi della croce: siamo frutto dell’amore infinito di Dio che ci ha donato tutto e ci ha voluto suo gregge», ha detto ancora, e passando al brano del Vangelo con la parabola della pecora smarrita ha commentato: «Gesù viene a cercarci, ciascuno di noi è come una “pecora matta” ma Gesù ci perseguita con il suo amore, ci vuole sua famiglia, suo popolo, parte di se stesso, ecco il Cuore Sacratissimo di Gesù, un cuore che ha pulsato d’amore per me, per ciascuno di noi. Dio ci vuole sua famiglia».
Il cerchio si chiude: Essere famiglia di Dio. «Gesù raccontando la parabola ci stuzzica – ha commentato monsignor Mosè: «Chi di voi? – chiede Gesù – se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove e va a cercare quella smarrita?». Chi di noi non agirebbe così? – ha domandato. Ma perché se agiamo così con le pecore non agiamo così tra noi che siamo esseri umani?». Questa immagine, come detto, dà forza al pensiero centrale della riflessione e all’invito rivolto al paese: «Siete un popolo attivo, una comunità attiva, avete tante belle iniziative, non perdete questa bellezza, questa capacità, potenziatela, arricchitela, ma il modo per farlo è proprio lavorare insieme, camminare insieme. Provate a camminare insieme, abbiate maggiore fiducia l’uno dell’altro. Siete capaci di fare tante belle cose, non solo nel mondo del lavoro, anche nel cammino della Chiesa ma non abbarbicatevi a situazioni che si possono incancrenire nelle nostre comunità. Avete una madre, ci è stata regalato il giorno in cui Gesù morì, siamo nati lì da quel cuore. Siamo nati tutti però lì, proviamo a fare lo sforzo di stare con il buon pastore e se qualcuno si smarrisce cerchiamolo e rimettiamolo nella nostra famiglia, non chiudiamo il recinto, teniamoli legati a noi. Accogliamo l’invito del Signore che dice “Ricondurrò tutti all’unico gregge”».
La bellissima basilica dei Martiri è un’esplosione di colori, arricchita dai costumi indossati dai bambini, e si scioglie finalmente in un applauso di saluto e ringraziamento come le parole del parroco fra Piergavino che anche a nome di don Antonello, parroco di San Giovanni, e della comunità tutta si è rivolto al Vescovo. «Rivolgiamo il nostro grazie al Signore a nome di tutta la comunità, il Vescovo ha visitato le due parrocchie senza dividerle: quello che ci rimane – ha detto il parroco – è un grande messaggio di unità e di collaborazione e lo vogliamo vivere davvero come dono del Signore. Il Vangelo è stato eloquente, creare unità dentro quell’unico recinto. Siamo grati al Signore per il dono di questi giorni, faticosi, ben due settimane che il vescovo ha dato alla comunità di Fonni. Grazie eccellenza. Al vescovo garantiamo la nostra preghiera soprattutto perché è venuto a visitare la nostra comunità nel periodo di maggio e giugno in cui la comunità celebra la festa dei Martiri e di San Giovanni. A Maria e al precursore di Cristo – ha proseguito – affidiamo la Visita pastorale che continua nelle altre comunità della diocesi.
Al Vescovo – ha concluso – chiediamo di pregare per tutte le situazioni che ha incontrato, per le lacrime che ha asciugato, per tutte le persone che ha consolato, per tutte le gioie che sono state riversate nel cuore da voi, dai piccoli e grandi, da chi è più vicino e da chi è lontano dalla Chiesa. È stato un tempo di grazia, bello anche per noi sacerdoti stare accanto al Vescovo. Grazie di aver visitato la nostra comunità e di averla benedetta con la sua presenza».(fra.co.)

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