Come coniugare amore e misericordia nell’amore coniugale e familiare? Questa la domanda che il vescovo di Nuoro Mosè Marcia, delegato per la famiglia della Conferenza episcopale sarda, ha voluto lasciare ai partecipanti e in particolare ai relatori del Giubileo regionale delle famiglie celebrato a Cagliari.
Di seguito pubblichiamo la relazione introduttiva proposta dal Vescovo.
di + Mosè Marcia
Mi piace dare un caloroso saluto a tutti, specialmente a chi è venuto da lontano e a tutti dare il benvenuto.
Già da qualche tempo, più di un anno, la Conferenza episcopale sarda pensava a un incontro regionale delle famiglie per dire a noi stessi, Chiesa sarda, e all’intera società isolana: “Noi ci siamo” e “crediamo nella famiglia”. Occasione propizia ci è stata offerta da papa Francesco che ha indetto il Giubileo della Misericordia e al n° 2 della Misericordiae Vultus afferma: «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». In queste espressioni mi pare di cogliere che la Misericordia, autentico dono del Padre, la viviamo soprattutto in famiglia, anzi possiamo anche dire che proprio in famiglia impariamo ad essere misericordiosi.
Ma cosa significa essere misericordiosi come il Padre nel contesto familiare? È un contesto che ha come suo connettivo, come suo tessuto proprio, la relazione. È il tipo di relazione tra i componenti che fa la famiglia: non basta vivere sotto lo stesso tetto e neppure vivere la comunione sessuale per dire c’è famiglia. Ciò che fa la famiglia, e la famiglia cristiana in particolare, è il tipo di relazione che si stabilisce per scelta e per impegno di volontà dei suo membri.
L’amore di cui parliamo nasce, infatti, non dalla spontaneità ma dalla volontà dei suoi componenti. Diceva Paolo VI al numero 9 della Humanae Vitae: l’amore coniugale «è prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana». È proprio questo tipo di relazione familiare che richiede ed esige misericordia. Si può semplicemente dire, e questo vale per ogni relazione, che senza misericordia non si dà amore. La misericordia è tanto più esigita, richiesta necessaria, quanto più si vive gli uni accanto agli altri e tanto più ci si conosce bene. È nella relazione intima che emergono con maggiore luce i limiti e i difetti della persona e, ovviamente, anche i pregi, le doti e le capacità. Nella relazione intima le maschere sociali che inevitabilmente siamo tentati di indossare e indossiamo quando ci presentiamo in pubblico, vengono necessariamente dismesse e se così non fosse non ci sarebbe relazione intima e strettamente personale.
Le maschere che magari a fatica possiamo reggere in pubblico, nel privato crollano e ci mostriamo per quello che siamo. Ma è proprio qui che le fragilità e le debolezze, non più nascoste dietro le maschere, emergono e hanno bisogno di misericordia. La vicinanza, la relazione stretta, l’intimità, esige amore al reale non all’ideale. Ogni relazione d’amore ha bisogno di molta misericordia verso il coniuge se si vuole che duri nel tempo.
Il migliore di noi ha molti difetti e limiti e la forza dell’egoismo non è mai totalmente spenta. Amare l’altro significa anche portare il peso di tutto questo: non si può amare una persona solo per gli aspetti positivi che ha, ma per quello che è. Altrimenti si amano quelli aspetti e non la persona. E qua do il positivo non c’è più (bellezza, salute, intelligenza…) tutto crolla. Chi vuole amare veramente deve avere tanta misericordia e capacità di accoglienza dell’altro per quello che è. Solo così si saprà apprezzare pienamente ciò che si riceve dall’altro e manifestare, averne e portarne gratitudine. “Gesù Cristo è il volto della Misericordia del Padre” che sa amare l’uomo nonostante le sue povertà e il suo peccato.
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