Quattro azioni per cercare di affrontare il tema dei migranti e dei rifugiati salvaguardando – sempre e in primo luogo – la dignità della persona. Un testo ricco di proposte e azioni concrete, il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che la Chiesa cattolica celebra il 14 gennaio. Francesco offre all’analisi e allo studio della comunità cristiana e di quella internazionale. Del resto, ricorda lo stesso Pontefice «nei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati». Una preoccupazione che lo ha portato a tenere sotto la propria guida quella sezione dedicata ai migranti istituita con la creazione del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano e integrale.
Ecco allora i quattro verbi-azione che il Papa propone: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Per ognuno di loro il Messaggio offre anche indicazioni pratiche su come attuare questo invito. L’accogliere diventa «innanzitutto offrire a migranti e rifugiati ingresso sicuro e legale nei Paesi di destinazione» in modo che si sfugga al traffico di esseri umani. Sì, dunque, a visti umanitari, ai ricongiungimenti familiari, alla creazione di corridoi umanitari, alla formazione del personale di frontiera perché sappia operare nel rispetto della dignità umana. Forte chiaro il no a «espulsioni collettive e arbitrarie».
Anche il proteggere viene declinato dal Papa con alcune proposte operative concrete. In primo luogo l’informazione, sia in Patria sia nei luoghi in cui si recheranno, per evitare «pratiche di reclutamento illegale». Ma anche con il riconoscimento e la valorizzazione delle «capacità e delle competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati», che rappresentano «una vera risorsa per le comunità che li accolgono». Dunque integrazione passando dal mondo del lavoro, perché in esso vi è anche la dignità dell’uomo. Un pensiero il Papa lo rivolge anche ai minori, specialmente quelli non accompagnati, affinché, in assenza di documenti reali, diventino apolidi. Il Papa chiede che nel rispetto del diritto universale a una nazionalità «questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita».
Promuovere è il terzo verbo-azione indicato dal Messaggio. In questo punto il Papa invita la comunità che accoglie di «mettere queste persone in condizione di realizzarsi come persone in tutte le loro dimensioni», compresa quella religiosa, garantendo «a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professioni e pratica religiosa». E ancora una volta l’integrazione lavorativa è una azione da promuovere con sempre maggior efficacia.
Non meno importante la quarta pista di lavoro: integrare. Questo non vuole dire affatto assimilare, precisa papa Francesco nel suo messaggio, ma «aprirsi a una maggior conoscenza reciproca per accogliere gli aspetti validi» di cui ogni cultura è portatrice. Ecco allora l’invito ad accelerare questo processo anche «attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel Paese».
Non manca infine un chiaro e diretto richiamo alla responsabilità degli Stati di tutto il mondo che, ricorda il Papa, «durante il vertice all’Onu nel settembre 2016 hanno espresso chiaramente la loro volontà di prodigarsi a favore di migranti e dei rifugiati». Forte anche l’invito alla comunità cristiana «ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti al processo che porterà all’approvazione dei patti globali, così come si sono impegnati a fare entro la fine del 2018».
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