Gli eredi della Curatoria di Dore
di Matteo Marteddu
Ti affacci appena alle pendici del monte sacro di Gonare. Discesa, dalla ex miniera di Istellai, sulla destra e appare il paese, compatto, raccolto in quella conca protetta dai venti e intriso di calura in questo agosto che precede la visita pastorale di monsignor Mosè Marcìa in programma dall’11 al 17 settembre. Arrivano ancora le folate di cenere dai costoni di Santu Franziscu. Violati da un incendio devastante, come tanta parte di Sardegna in quest’estate di roghi e maestrale. Ad aggiungersi, appena dietro le miniere di Sa Matta, alle colline di Illorai e Bolotana, di Sedilo, Borore, Sagama e Suni. Il nero ha cancellato il verde dei lecci e dei lentischi a protezione della chiesetta, dava asilo spirituale ai minatori nelle cave di San Francesco.
Ha una struttura urbana non dispersiva Orani, come si addice al ruolo che la storia spesso gli ha assegnato. Mentre si scende verso Istolo, sono chiare le vie di accesso al paese, raggi che penetrano in tutte le direzioni della Barbagia: Sarule, Nuoro, Oniferi, Ottana-Orotelli. L’antica Curatoria di “Dore” e l’attuale sede della Forania. Capannoni, movimento frenetico di mezzi e persone, nella zona artigianale e industriale. Granito, ferro, siderurgia, lattonieri. Spinta all’esportazione. Forse le stagioni non sono più quelle della crescita esponenziale, dice Tomasino Fadda, dalla sua postazione privilegiata come dipendente storico del Comune.
Certo, Orani non è aduso alla resa. Anche nelle macerie industriali di Ottana, quelle economiche, fisiche e drammaticamente sanitarie. Non si è arreso alle alterne vicende delle sue cave di talco e di feldspato e di quello che ancora, tra polemiche di questi giorni, ne rimane a Su Venosu. Perché ha radici profonde nell’artigianato, tra mantici, martelli e incudini, per citarne alcuni, dei Ziranu, con le officine nel rione nuovo di Orogheri e di quell’arte antica, rivisitata, anche nelle sfilate a Gonare, della sartoria di Gianni Mura e Paolo Modolo. E non è andata dispersa l’energia creativa di Mario Delitala e Costantino Nivola. Il museo Nivola ha ormai dimensione internazionale, ha varcato l’oceano, da quegli angoli che parevano periferici persino ai rioni storici del paese. Ed è qui che ha respirato aria di alta cultura, il giovane architetto Angelo Ziranu, unico professionista italiano, chiamato a “dare una mano” a Barcellona per il completamento della Sagrada Familia: da Nivola e Delitala a Gaudì, da Garzone di bottega che ferrava buoi e cavalli, al tempio della capitale catalana.
Oggi sotto i tremila abitanti, Orani vive le contraddizioni dei paesi di Barbagia. Ancora allevamento che resiste al ballo annuale del prezzo del latte, un minicaseificio, un refrigeratore e gli industriali che, anche qui, impongono dinamiche di economia senza certezze. E il centro si impoverisce, si squama nelle sue memorie tra Gusei, Su Patiu, Istolo, Urreddu, Sa’e Mastio. Qualcosa ancora cui aggrapparsi, il Geoparco sulle ceneri della miniera, il cantiere forestale, la casa di accoglienza per anziani, ricercata ed efficiente. Fascino di nobiltà antica, lambendo chiese e architetture, tra i graffiti di Nivola. Sì, perché qui la Storia è passata ed ha lasciato segni incisi e profondi. È dai secoli della Sardegna giudicale che Orani assume un ruolo centrale nel cuore della Sardegna interna. Incrocia la grande storia quando nel 1338 viene firmato l’atto di pace tra Eleonora d’Arborea e gli aragonesi. La chiesa parrocchiale era quella di Santa Croce, prima del trasferimento a Sant’Andrea di Campusantu Ezzu.
Quel documento di pace ha molti padri. E ci sono i rappresentanti delle ville di Orane, Garuli (Sarule), Oniferi, Orteddi (Orotelli), Oddini, Otzana, Orgosolo, Nuor, Doliana. La vasta area della Curatoria di Dore con a capo Orani (tesi di laurea di Giovanni Belloi- 1997). Si trascinò, cosi, tra le alterne vicende dell’Isola occupata e sconvolta nelle sue radici identitarie, sino al costituendo marchesato del 1617 a alla abolizione dei feudi nel 1839, da parte del governo piemontese. Al suo ruolo di guida istituzionale contribuirono le numerose opere religiose, con le chiese , Sant’Andrea, San Pietro, San Sisto, il Carmine, Sant’Isidoro e il santuario della Madonna di Gonare, centro spirituale dell’intera Sardegna centrale oggi già affollato per la novena e la festa. Di tante non c’è più traccia. In particolare un popolo che ha saputo amalgamare tanti villaggi sparsi nella media valle del Tirso. Da Costarvine, a Biddas De Tale, Oddini, Loray, Liscoi, Nurdole. Genti che trovarono spazi e accoglienza nella valle a piedi di Gonare, costruendo un crogiolo di intensità economiche e religiose. D’altronde l’origine viene fatta risalire a popolazioni greche: «Antiquissimos pueblos de Grecia que la habitaron y fabricarò en ella un pueblo que se llamò Dore…» (F. De Vico, Historia general de la isla..). Leggende e pseudostoria.
È storia invece la presenza dei Francescani sin dagli inizi del ‘600, quando i Padri si insediarono «nei luoghi loro assegnati, la chiesa di San Sisto ed alcuni terreni circostanti». Rito con grande solennità, canti del Veni Creator e Vexilla Regis prodeunt, gran concorso di popolo, narrano le cronache, e presenza delle autorità della Curatoria di Dore. La partecipazione popolare si traduce, ancora oggi, in numerose associazioni, dallo sport, alla cultura, al folk. Ed è sempre robusta l’Azione Cattolica oranese. Anche perché vanta radici lontane, innervate nella storia ostile dell’Italia del primo ‘900. Lo testimonia il quaderno-diario della Gioventù Femminile, che si presentava con l’acronimo C.I.A.R.T: (Cor Jesu, adeveniat regnum tuum). Giornate del 1936, piena era fascista, profondamente ostile alle organizzazioni cattoliche: «Convegno di dirigenti a Macomer, 29 novembre. In sette, con aria da clandestine. Stazione di Oniferi, insieme a tre signorine di Olzai. Stazione di Orotelli, salgono alcune venute a piedi dal paese. Bolotana, Bortigali. 8.15 Macomer. Conferenza con i dirigenti regionali, grande giornata di preghiera e discussione. Al pranzo non potete immaginare con quanta avidità abbiamo mangiato. Stomaco vuoto e la fame si faceva sentire. Terminata la giornata con la benedizione del Santissimo Sacramento. Lungo viaggio di rientro».
Fogli di diario, di donne di coraggio, sfidavano difficoltà, gerarchi e regime. Porterà parole di nuova speranza, monsignor Marcia, in questa settimana di fine estate. Quando il sole allenterà la sua morsa tra Dorgodori, Ispaduleddas e Sedda Calavrighe.
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Il programma
- Domenica 11 settembre
Ore 7.30: Lodi in Parrocchia
Ore 11.30: Messa per le Cresime Ore 17.00: Santa Messa nella chiesa Nostra Signora di Gonare per l’apertura della Visita Pastorale in Forania
Ore 20.00: Serata Culturale Itinerante, con partenza dal Museo Nivola - Lunedì 12 settembre
Ore 7.30: Lodi
Ore 8.15: Buongiorno Gesù (chiesa del Convento)
Dalle ore 9.00 alle ore 12.00: Visita dei Malati e Sofferenti
Ore 15.00: Preghiera in Cimitero Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.00: Incontro con il Sindaco e Giunta Comunale
Ore 19.30: Incontro con il Consiglio Pastorale - Martedì 13 settembre
Ore 7.30: Lodi
Ore 8.15: Buongiorno Gesù
Dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00: Esposizione del Santissimo e confessioni
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.30: Incontro con il Mondo del Lavoro e Associazioni di Volontariato e Laicali - Mercoledì 14 settembre
Ore 7.30: Lodi
Ore 8.15: Buongiorno Gesù
Ore 9.00: Visita Forze dell’Ordine
Dalle ore 9.30 alle ore 12.00: Visita ai Malati e Sofferenti
Ore 15.00: Pomeriggio dell’Ascolto Ore 18.00: Santa Messa (chiesa Santa Croce)
Ore 19.00: Incontro con le Associazioni Ecclesiali
Ore 20.00: Incontro con le Famiglie - Venerdì 16 settembre
Ore 7.30: Lodi
Ore 8.15: Buongiorno Gesù
Ore 9.00: Visita alle Scuole
Dalle ore 15.00 alle ore 18.00: Incontro con Malati e Sofferenti
Ore 18.00: Santa Messa
Ore 19.00: Incontro con i Giovani - Sabato 17 settembre
Ore 7.30: Lodi
Ore 8.15: Buongiorno Gesù
Ore 9.00: Visita alla Casa di Riposo con celebrazione Santa Messa
Ore 11.30: Visita Casa Famiglia
Dalle ore 15.00 alle ore 18.00: Incontro con i Malati e Sofferenti
Ore 18.00: Santa Messa, chiusura Visita Pastorale